E’ braccio di ferro sul “Grande Fratello”

Presentato presso il giudice di pace di Ischia il primo ricorso relativo ad una sanzione comminata per il tramite dell’autovelox installato ad Ischia Ponte. Nel corso di una discussione fiume, prodotta anche una sentenza della Cassazione del 6 marzo 2023. Forse già domani l’esito, ecco tutti i possibili scenari…

Signori e signori, siamo arrivati al redde rationem. O meglio, manca davvero l’ultimo passo visto che la storia – in un caso come nell’altro – potrebbe essere scritta già nella giornata di domani, anche se il condizionale rimane d’obbligo. Il riferimento è a una delle battaglie ideologiche che da qualche tempo a questa parte si sta portando avanti con maggiore vigore sulla nostra isola, e parliamo di guelfi e ghibellini divisi sull’installazione degli autovelox della nostra isola. E se in una fase iniziale il rapporto tra favorevoli e contrari era largamente a favore dei primi, l’impressione è che adesso la cosa si stia pian piano bilanciando. Inevitabile, d’altronde, quando si va a toccare la cosa più preziosa (specie di questi tempi) dei cittadini e cioè la tasca. Nei giorni scorsi, dinanzi al giudice di pace di Ischia, è stato discusso il primo ricorso “made in Ischia” contro un verbale di contravvenzione elevato dall’autovelox installato sulla Litoranea di Lacco Ameno. Un ricorso che ha ben 25 punti articolati con i quali si cerca di tutelare le ragioni del ricorrente: si tratta di contestazioni sia di carattere generale (volendo essere sintetici facciamo riferimento a tutto ciò che ha attinenza con installazione, certificazioni ed autorizzazioni) sia nello specifico per motivi che riguardano il singolo verbale nel quale sembra la foto della violazione commessa non sarebbe così chiara ed inequivocabile e dunque non darebbe un punto di vista della valutazione oggettivo e indubitabile.

La discussione è durata un bel po’ ed è chiaro che a questo punto l’esito che arriverà dalla Sezione Distaccata di Tribunale di via Michele Mazzella potrebbe aprire la strada ad una serie di risvolti. Tecnicamente tre sono le ipotesi e gli snodi possibili: il primo prevede che il giudice respinga il ricorso ed in questo caso lo stato dell’arte resta immutato, il che significa che anche discussioni e polemiche sull’installazione del Grande Fratello in salsa isolana si saranno rivelate più o meno vane (in attesa che magari si trovi qualche altro sistema o cavillo giuridico per “espugnare la fortezza”). La seconda opzione prevede che il giudice possa invece optare per l’acoglimento per motivi però particolari e specifici come ad esempio la foto che non si vede o la targa illegittima: questa rappresenterebbe una vittoria giudiziaria, certo, ma che in ogni caso non potrebbe intaccare i rilevatori di velocità. Attenzione però alla terza ed ultima opzione: il giudice accoglie il ricorso su un motivo però generale – e dunque ascrivibile a tutti i verbali – ad esempio perché gli autovelox non risultano omologati, approvati, tarati, oppure ad esempio manca un certificato o si riscontra una qualsivoglia violazione di legge. Inutile dire che in tal caso la “scossa tellurica” sarebbe di quelle terrificanti. Un’ultima annotazione: nel suo ricorso il legale del cittadino sanzionato ha prodotto a supporto anche una sentenza della Cassazione recentissima, dello scorso 6 marzo, che relativamente ad omologazione e approvazione degli autovelox è chiara nello spiegare ad esempio in un passaggio che “è quindi a carico della pubblica amministrazione in presenza di contestazione da parte del soggetto sanzionato, la prova positiva dell’omologazione iniziale e della taratura periodica dello strumento. In presenza di detti elementi, di per sé sufficienti a dimostrare il corretto funzionamento dell’apparato di rilevazione della velocità – circostanza, quest’ultima, che costituisce elemento essenziale costitutivo della fattispecie sanzionatoria – spetta alla parte sanzionata l’onere della prova contraria non massimata, che ha confermato la sufficienza della produzione del certificato di taratura periodica da parte della pubblica amministrazione al fine di dimostrare la corretta verifica del funzionamento dell’apparato”.

Insomma, inutile nascondere che si tratta di un duello davvero tra due blocchi contrapposti. Da una parte coloro che difendono a spada tratta gli autovelox sostenendo che hanno in ogni caso rallentato la circolazione veicolare in determinati punti del territorio isolano limitando al minimo o addirittura azzerando gli incidenti stradali (e questo è un dato di fatto statisticamente oggettivo), dall’altra chi invece non ne vuole sapere di sentirsi costantemente monitorato e ricorda che ad Ischia esistono 13 autovelox in appena 7 chilometri: in proporzione, sostengono i promulgatori di questa tesi, a Napoli dovrebbero essercene almeno 400 ed a Roma quasi 2.000. Senza contare le polemiche che montano sempre più sui social di cittadini esasperati dal fatto che il verbale loro contestato è per aver superato il limite di velocità di 1 o 2 chilometri orari. Da qui la messe di ricorsi, sui quali sono state aperte le danze. Vediamo chi festeggerà… ballando.

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