“Se si mettessero insieme tutte le reliquie attribuite a San Vito, si comporrebbero tre corpi!” Lo sostiene Cristoforo Milone, autore di “ una vita di San Vito”. Più ironicamente invece afferma Don Giuseppe Regine, vegliardo Parroco della parrocchia di San Vito a Forio dal lontano 26 ottobre 1969, “ci troveremmo di fronte ad un dinosauro!”. Tutto ciò sta a testimoniare la grande diffusione, in Italia e all’estero, non va dimenticato, infatti, che i “resti” del Santo sono conservati nella Cattedrale di Praga, del culto del giovane martirizzato. Riferendoci al culto della statua di San Vito, va ricordato che le statue del Santo a Forio, in realtà sono due: una lignea del XVI secolo, posta nella nicchia al lato sinistro dell’altare e un’altra, di argento, che viene custodita all’interno della sagrestia, sotto chiave, dopo alcuni tentativi di furto. Questa statua, ideata dallo scultore Giuseppe Sammartino e realizzata dagli orefici Giuseppe e Gennaro Del Giudice, arrivò a Forio il 21 marzo 1787. La notizia curiosa è che il Sindaco del tempo, al fine di reperire fondi per la realizzazione della statua, fece imporre una tassa su ogni caraffa di vino venduta nelle osterie del borgo. Qualche malalingua ha coniato il detto secondo cui la statua l’hanno fatta gli ubriaconi! Dal 1960 al 1965 la festa fu sospesa per i lavori di ristrutturazione della chiesa di San Vito e fu ripresa solo nel 1966. In quell’occasione fu cambiata la data dei festeggiamenti e fu fissata al 15 giugno di ogni anno.
La venerazione di San Vito, quindi, ha origini antichissime a Forio e già nel medioevo esisteva un tempietto nella plaga di Citara, che fu poi trasferito, per maggior sicurezza a causa delle incursioni saracene ed in seguito ai frequenti eventi sismici cui era sottoposta l’isola, nell’attuale posizione elevata del “Casale di Forio”. La coltura della vite e il suo ruolo fondamentale nell’economia foriana, sono alla base della leggenda secondo cui, verso la meta’ del XIX secolo, mentre imperversava la temibile peronospora sull’isola e i Foriani soffrivano per la scarsità delle vendemmie, una nave siciliana, carica di zolfo approdò a Forio. I Siciliani sostennero di essere stati mandati a Forio, con il compito di distribuire lo zolfo e di curare le viti, da un fanciullo che aveva dato in pegno un anello. La fantasia popolare identificò in quel fanciullo il Nostro San Vito. Certo è che i benefici della “cura” si videro immediatamente. Anche i festeggiamenti in onore del Santo hanno radici secolari e, infatti, sembra che la prima processione per le vie del paese, di cui si ha memoria, risalga al lontano 1664. Già in quella occasione è certo che si stabilì che il percorso del sacro corteo si sarebbe svolto, ad anni alterni, per strade diverse. Un anno sarebbe passata per via San Giovanni e quello successivo per via Casa Di Maio. Tuttora la tradizione viene rispettata. Dal 1968 i festeggiamenti oltre che religiosi, assunsero la caratteristica di “festa di paese” con bancarelle, musiche, fiere, giostre e spettacoli d’intrattenimento come tuttora avviene. Anima della festa è il comitato organizzatore, che ha visto, nel tempo, impegnati personaggi noti del panorama civico foriano, come, ad esempio, per citarne alcuni, Francesco D’Ascia “piere pierillo”: Francesco Capuano, Antimo Sacco, Aniello Ambrosio, Vito Manna, Bartolo Impagliazzo.
Oggi il comitato conta sull’impegno di Emilio Amalfitano, Vito Amalfitano, Ottavio Castellaccio, Vittorio Coppa, Giuseppe Di Maio, Vito Elia. Salvo aggiuta o defezione.
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