Dopo aver ascoltato anche la voce della famiglia Ambrosino, interessata da una sentenza di abbattimento di un immobile in via G. da Procida, nel corso della sua recente visita sull’isola di Graziella, l’Arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia, fa sentire la propria voce lanciando il suo appello per il diritto alla casa.
“Da più quartieri e zone della città metropolitana – dice Battaglia – sale in questi giorni un grido di preoccupazione e di angoscia per il problema abitativo connesso alla questione degli abbattimenti degli edifici abusivi. Seppur da pochi mesi a Napoli, ho già avuto modo di incontrare diverse volte e in svariate occasioni famiglie, persone, preti che mi hanno affidato la loro inquietudine per tale questione che rischia di aggiungere ulteriore povertà e miseria ad un momento storico già delicato e difficile.
Nella provincia di Napoli vi sono migliaia e migliaia di case abusive in attesa di abbattimento e il numero si moltiplica in modo esponenziale se teniamo conto di quelle presenti nell’intera regione. L’abusivismo, in un contesto in cui camorra e corruzione si mescolano alla marginalità culturale e sociale, rappresenta un attacco all’ambiente e al bene comune favorendo il degrado socio-ecologico e consolidando, sia pure indirettamente, il potere speculativo-criminale.
Da quando sono giunto in questa terra partenopea – continua l’Arcivescovo di Napoli – ho già più volte invitato la mia chiesa a denunciare senza ambiguità e tentennamenti ogni forma di illegalità e di ingiustizia e l’abusivismo certamente rientra tra queste per i danni che arreca al patrimonio ambientale e per l’incuranza delle norme. Tuttavia nella consapevolezza che il male si sconfigge solo con il bene e che per arginare le tenebre occorre far splendere la luce, credo che sia giusto affermare con forza che l’abusivismo non può essere sconfitto se non garantendo a tutti e senza distinzioni il diritto alla casa, tra l’altro stabilito dall’art.11 del Patto Internazionale sui Diritti economici sociali e culturali, ratificato dall’Italia (Legge 881/1977).
È urgente agire su più livelli offrendo alle famiglie soluzioni abitative dignitose, sicure e sostenibili, difendendo il diritto alla casa e ridando così un senso concreto alla funzione sociale della proprietà sancito dall’art. 42 della Costituzione italiana che chiede di «assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti». Anche Papa Francesco in Fratelli Tutti afferma: «Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della società. Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica» (120). Mai come in questo campo dell’abitare è così rilevante questa affermazione di Papa Francesco.
È forse inopportuno – sottolinea don Mimmo Battaglia – in un tempo così difficile, attuare demolizioni indiscriminate che rischierebbero di lasciare senza casa un numero altissimo di famiglie, aumentando il disordine sociale e incrementando il disastro ecologico attraverso forme di smaltimento non sempre regolari.
Faccio appello alle autorità politiche e istituzionali affinché si trovi al più presto una soluzione idonea a far sì che il contrasto all’abusivismo non comporti problemi ulteriori e più gravi nonché ferite sociali difficili da sanare! Una legalità senza giustizia è una legalità che necessita di conversione!
Faccio appello alle autorità politiche e istituzionali perché sfratti e demolizioni, in mancanza di alternative soluzioni abitative, non causino in tempo di pandemia ulteriori problemi sanitari, cosa sottolineata anche dalle Linee Guida dell’ONU volte a proteggere il diritto alla casa in tempo di Covid-19, auspicando il divieto di sgomberi per tutto il periodo di pandemia e per un ragionevole successivo periodo.
Faccio appello alle autorità politiche e istituzionali, affinché all’insicurezza sociale di questo tempo non si aggiungano ulteriori elementi di disordine e di ingiustizia che peserebbero soprattutto sui più poveri e marginali”.