Martedì scorso, 27 febbraio 2024, sono stato sottoposto ad una lunghissima intervista (oltre due ore!) sul nostro carcere- palazzo D’Avalos. Non c’è nulla di strano! Direte voi. Ed invece si perché gli intervistatori erano operatori di una grossa azienda internazionale del settore televisivo, Discovery Channel, che opera a livello mondiale. Questi operatori (che io non conoscevo) si sono fatti precedere da telefonate, messaggi, e- mail già da mesi prima. Poi nei giorni precedenti una signora inglese, che parlava benissimo italiano, mi ha fatto due telefonate, di un’ora e mezza l’una, nei due giorni precedenti la venuta dei cineasti a Procida. Il giorno prima dell’intervista, il 23 febbraio 2024, sono venuti a casa mia tre operatori, che parlavano rigorosamente solo inglese, ed il regista bilingue, italiano ed inglese. E per fortuna! perché io non mastico la lingua di Albione. E proprio per questo mi sono sentito una sorta di andicappato perché oggi non aver confidenza con la lingua inglese, equivale ad essere tale. L’intervista vera e propria si è svolta il giorno dopo al piano terra dell’ex- carcere. Come dicevo, è durata tantissimo| Ora dovete sapere che di interviste sul carcere io ne ho fatte tante per il passato. Tedeschi, Italiani, Francesi e tanti altri sono venuti sul carcere ed hanno fatto il pieno di notizie. Ma questi ultimi sono stati diversi| Vuoi per la meticolosità, la durata, degli interventi, la pignoleria nel fare le domande. L’intervista mi è stata rivolta in italiano, poi veniva subito tradotta in inglese per gli altri operatori. Ma quello che mi ha colpito molto è stato l’interesse che mostravano questi personaggi nei riguardi di ciò che io andavo dicendo. Per non portarla per le lunghe mi sono quasi subito reso conto che questi intervistatori erano diversi da tutti gli altri che li avevano preceduti negli anni. E per forza! La Discovery è una multinazionale anglo- americana il cui proprietario è il miliardario Murdoch che fa una sorta di bello e cattivo tempo. Ma quello che mi ha lasciato ancora più perplesso è il fatto che questa trasmissione sul carcere procidano ed il palazzo d’Avalos andrà in onda per tutto il mondo fra quattro, cinque mesi. Quando mi sono reso conto dell’importanza di ciò che stavo facendo una sorta di “ansia da prestazione” si è impossessata di me. E se avessi sbagliato qualcosa? E se mi fosse scappato qualcosa di inesatto? Sarebbe stata una figura meschina a livello planetario.
Per fortuna è andato tutto bene ed il regista e gli operatori si sono anche congratulati con me per la precisione e l’adeguatezza delle mie risposte. E mi viene un’altra considerazione da fare: Procida è veramente uscita fuori dal circuito nostrano per approdare in plaghe internazionali. E chi se lo sarebbe immaginato appena una decina di anni fa! Mi sono reso conto, a contatto di questi cineasti, che essi conoscevano Procida ede anche la mia persona meglio di quato possiamo farlo noi stessi. Segno questo di un forte interesse, a livello internazionale, per Procida, i Procidani, le sue tradizioni ed i suoi riti. Una domanda mi è rimasta impressa: “Dottore – ad un tratto mi ha chiesto il regista – “Cosa ha provato ad entrare di nuovo nel carcere dove ha lavorato tanti anni?” Gli occhi mi si sono inumiditi ed ho risposto: ” Un morso allo stomaco!” Poi mi sono ripreso e, per darmi un contegno, ho aggiunto:”Ma forse è l’effetto del vento freddo che spazza questo corridoio con le porte aperte. Il regista e gli operatori hanno fatto finta di crederci…