Una località turistica centrale per il Mezzogiorno d’Italia. Perché le isole minori saranno anche centinaia, ma nessuna ha una capacità ricettiva o numeri importanti come quelli dell’isola d’Ischia. Eppure la crisi c’è. Si sente, non si può nasconderla. Siamo in piena parabola discendente, malgrado qualche piccolo segnale incoraggiante dopo anni neri e prima del sisma del 2017.
Nei fiumi di parole che versiamo per tentare di capire come uscirne, si legge spesso di turismo di qualità, sostenibile e responsabile. Senza mai decidere quale direzione prendere. Eppure la crisi economica degli ultimi anni ha reso ancora più macroscopiche tutte le contraddizioni di un turismo di massa che non bada alla qualità, si riduce spesso a fulminei “mordi e fuggi”, portando con sé molti oneri e pochi vantaggi. Esiste davvero una divisione tra due turismi opposti, uno verde, sostenibile, rispettoso delle comunità, dell’ambiente, dell’identità dei luoghi, e l’altro, un turismo di massa, “cattivo” o da guardare con diffidenza? In realtà, una crescita di qualità dovrebbe attraversare tutti i segmenti dell’offerta turistica, dagli hotel a cinque stelle fino all’ultimo ostello, provando a mettere nuovamente al centro dell’attenzione le emozioni (quindi la soddisfazione) dell’ospite. Qualunque ospite. Perché se la sfida da affrontare (e possibilmente vincere) è quella della qualità, non si tratta di scegliere tra un turismo d’elite contro un turismo di massa, ma di innalzare la qualità di tutta l’offerta turistica dell’isola d’Ischia e dell’intera regione Campania.
Occorre perciò puntare a migliorare i servizi per un turismo ecocompatibile, qualificato e destagionalizzato, capace di garantire, oltre al settore turistico, anche il rilancio di attività produttive come l’agricoltura, la pesca, l’artigianato e la trasformazione dei prodotti della terra e del mare.
Una serio coordinamento tra programmazione, competizione e cooperazione. Strategie che fermino il caos, riducano le inefficienze dei servizi, promuovano adeguatamente un patrimonio di bellezze e opportunità che non tutti conoscono (come dovrebbero). Lavorare (di più e meglio) sulla comunicazione, sull’omogeneità delle decisioni, sulla diversificazione dei mercati, sulla destagionalizzazione, su professionalità all’altezza delle sfide (non solo interne, ma soprattutto internazionali) su un fatale, inevitabile ammodernamento delle strutture.
Noi
isolani, la nostra classe politica e imprenditoriale, siamo davvero all’altezza
di questi orizzonti? Sappiamo vincere i personalismi e le code di
paglia dei singoli campanili? Come potenziare i benefici di un turismo di
qualità e contenere gli eccessi di un turismo di massa?
Di questo e altro ancora si è discusso al convegno “Turismo e territorio:
destinazione Ischia”, tenutosi presso la sala congressi dell’IPS “Vincenzo
Telese” di Ischia a cura del Centro Studi sul turismo della scuola di
Fondobosso con collaborazione del Comune di Ischia e dell’Università Federico
II di Napoli.
«Il Centro – ha spiegato coordinatrice prof.ssa Maria Messina – nasce l’anno scorso come obiettivo prioritario di potenziare la crescita culturale professionale degli alunni che frequentano questo istituto, che già sono diplomati, che provengono da altre scuole del territorio, studenti universitari e operatori coinvolti nel settore turistico. In questo primo anno di attività si è puntato soprattutto sulla formazione, stabilendo rapporti di fattiva collaborazione con il mondo accademico, nello specifico con l’Università Federico II di Napoli.» «Il turismo – ha continuato la docente – rappresenta il fattore trainante della nostra economia, dal quale non si può prescindere. Per questi motivi il Centro studi, anche grazie alla tenacia e alla volontà del nostro Dirigente scolastico prof. Mario Sironi, ha come obiettivo di medio termine di andare oltre l’istituto stesso e attestarsi, nel contesto isolano, come luogo privilegiato di formazione e ricerca in ambito turistico stabilendo rapporti sinergici con l’imprenditoria locale, le associazioni di settore, e con quanti hanno interesse a potenziare e migliorare la nostra offerta turistica.»
«Per noi del ‘V.Telese’ fare turismo significa fare cultura.» ha ricordato il preside Prof. Mario Sironi. «In questo istituto si formano professionalità colte. Quello che c’è fuori ci chiede cambiamento, innovazione, saper superare i confini tradizionali, guardare oltre e di certo la sola manualità non basta. Attraverso le iniziative del nostro Centro si fa cultura, impariamo ad avere uno sguardo più ampio avvalendoci della collaborazione di professionalità anche accademiche che ci aiutano a tenere le antenne sempre accese su quello che accade attorno a noi. La rete che abbiamo è importante, ma vorremmo che gli albergatori e soprattutto gli amministratori si adoperassero di più per valorizzare una scuola in grado di offrire una formazione che poi serve a tutto il territorio. Abbiamo un disperato bisogno di spazi, ad esempio. Forse non tutti se ne sono resi conto.»
Sul rapporto tra turismo e territorio si è soffermato anche Luigi Di Vaia, vicesindaco di Ischia con delega a Turismo e grandi eventi. L’economia tradizionale basata per molto tempo sull’agricoltura, la pesca e le attività ad esse collegate, il turismo diventato volano principale allo sviluppo economico del territorio e della comunità isolana, sono elementi che, nel corso dei decenni, hanno generato al tempo stesso cambiamenti e pressioni su aree spesso molto fragili dal punto di vista dell’equilibrio ambientale, alterando l’identità naturale e soprattutto lo stile di vita dei residenti. «Eppure – ha osservato Di Vaia – il nostro territorio continua ad offrire una serie ampissima di risorse che, in rapporto alle dimensioni dell’isola, non ha eguali al mondo: mare, terme, enogastronomia, sentieristica, archeologia, tradizioni. Lo sforzo che dobbiamo fare per uscire dalla crisi, per quanto di competenza di amministratori del governo locale, è rinunciare a una serie di concetti demagogici ai quali ognuno di noi è legato. E superare i personalismi. Ischia deve tornare a riscoprirsi isola, e non una città. Partire dalle piccole cose per costruire un progetto d’insieme, anche a costo di iniziative impopolari. Vogliamo le auto fuori dal centro. Stiamo pensando a una pista ciclabile dall’inizio della ZTL di Ischia Ponte fino all’attuale sede del Comune. Non è semplice, perché bisognerebbe istituire sensi unici permanenti, ma vogliamo provarci. Sono piccoli passi, ma la direzione è quella.»
L’approccio più “tecnico” ai molteplici campanelli d’allarme che da tempo risuonano sulla nostra destinazione turistica sono arrivati dalla Prof.ssa Valentina Della Corte e dal Prof. Mauro Sciarelli (UNINA Federico II di Napoli). Anzitutto una diagnosi lucida degli errori commessi in passato: un mono mercato straniero (quello tedesco) troppo preponderante, assenza di autocritica, nessun tentativo serio di destagionalizzazione, immagine mediatica con molte ombre, strutture in troppi case vetuste, servizi non all’altezza, alcune potenzialità (quale quella termale, ad esempio) rimaste inespresse. Il terremoto? Evento imprevedibile, che però aggrava una crisi preesistente. Ma anche transitorio, perché la paura passa e il turista torna (quando la ricostruzione, anche sociale, è tempestiva ed efficace).
«I segnali che arrivano da qualche anno – ha avvertito la Della Corte – ci dicono che Ischia si trova a un bivio: o lasciamo che peggiorino fino a diventare irreversibili oppure affrontiamo la situazione per superare la crisi. L’atteggiamento dei singoli soggetti, siano essi pubblici o privati, condiziona il ciclo di vita della “destination”. Un comportamento reattivo, orientato al riconoscimento e alla prevenzione della crisi, può consentire alla Destinazione Ischia di evitare il collasso, se accompagnato da scelte attivate a livello sistemico. Di fronte a una crisi manifesta un riposizionamento orientato alla riqualificazione dell’offerta e quindi alla differenziazione può condurre a una ripresa sotto il profilo turistico». Le sfide del turismo ischitano, secondo la docente, devono ripartire dall’unicità del patrimonio storico e ambientale; da una tradizione termale con notorietà a livello internazionale e dalla qualità di questo patrimonio (fermo restando che, senza riqualificazione delle infrastrutture e dei servizi, non c’è ipotesi di rilancio di un settore che necessita di costante e forte innovazione, «basterebbe andare in Slovenia per rendersi conto di cosa sta accadendo», ha suggerito la Della Corte). E ancora: diversificazione dei mercati, abbassamento del livello di traffico e del conseguente inquinamento acustico non più sostenibile; campagne mediatiche positive, investimenti sulla qualità e la formazione. «Soprattutto un’organizzazione strutturata in rete dove tutti gli attori devono avere ben presente la logica di fondo: “coopetition”. Imprese, comuni, istituzioni, operatori del settore, scuola: soggetti che possono trovarsi anche in competizione ma che all’occasione collaborino insieme. Troppi individualismi territoriali? Basta l’esempio virtuoso di uno e gli altri, prima o poi, lo seguiranno. C’è poco da fare, i dati parlano chiaro: le destinazioni dove abbiamo registrato i migliori risultati in termini di ripresa dalla crisi sono quelli che hanno i più alti livelli di “coopetition” competizione e collaborazione. Tanto più importante in un territorio fatto di più enti locali, oltre che di piccole e medie imprese». La crisi come opportunità, in altri termini.
Sciarelli e Della Corte hanno poi presentato agli studenti dell’Indirizzo di Accoglienza turistica e del Grafico pubblicitario che hanno partecipato all’incontro, il corso di Laurea sperimentale ad orientamento professionale in Hospitality Management, presso la sede dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Un percorso di studio che si propone di formare specialisti della cultura dell’Hospitality, con particolare riferimento all’hotel management ed al food and beverage management in ambito alberghiero. «E’ a numero chiuso, ma vorremmo che ci fosso almeno qualche ischitano. Ve lo meritate.»
E agli studenti del “V.Telese” si è rivolto infine anche Luca D’Ambra, neo presidente Federalberghi Ischia. «Sono appena tornato da tre appuntamenti fieristici internazionali: New York, Berlino Mosca. Il mondo va avanti, corre, investe, rischia. Dobbiamo osare, misurarci con un mercato globalizzato. C’è bisogno di ammodernamento, innovazione, coraggio perché molti sono rimasti indietro. E poi c’è un problema di passaggio generazionale da affrontare. Federalberghi c’è, invito il mondo della scuola a collaborare sempre di più. Stiamo cercando di creare modelli nuovi per formare questo personale, migliorare il rapporto datore di lavoro e dipendente che oggi è totalmente insoddisfacente, arricchire la formazione classica con moduli di affiancamento all’interno delle aziende turistiche per una maggiore coesione d’equipe, incentivare il team building e una migliore comunicazione tra reparti.»