CRONACAPRIMO PIANO

Demolizione al Maio, c’è chi dice no

Arrivano le prime note che contestano i cosiddetti abbattimenti volontari che fin qui riguarda 11 fabbricati. Tanti i dubbi, le perplessità, le osservazioni e gli interrogativi che vengono sollevati da chi si oppone alle disposizioni commissariali

Demolizioni al Maio, ieri scadevano i termini per decidere sulla “Manifestazione di volontà alla demolizione e rimozione delle macerie”.  La dead line entro la quale i proprietari degli immobili avrebbero dovuto presentare la domanda di contributo limitatamente agli oneri necessari per la demolizione degli 11 edifici del borgo dichiarati “rischio e minaccia” per la ricostruzione di Casamicciola Terme, così come deciso dal commissario Legnini e raccontato con dovizia di particolari (anche) nell’edizione di ieri del nostro giornale. Per adesso l’unica certezza è che se a provvedere non ci saranno i proprietari degli immobili, dovrà farlo il sindaco. Al momento il dispositivo che riguarda il borgo del Majo a Casamicciola Terme, ed 11 sui fabbricati, ha prodotto le prime note ed opposizioni. In particolare, la maggioranza dei proprietari, in attesa che si parli di un provvedimento congiunto, ha prodotto ieri ha predisposto una nota per il Commissario Giovanni Legnini, il sindaco Giosi Ferrandino e il capo dell’UTC Ing.Mimmo Baldino.  Eccone il contenuto:

“In riferimento alla nota della struttura commissariale del 12 settembre 2023, rileva che in questo momento non è in grado di poter fornire al consenso né per la demolizione del fabbricato su iniziativa del privato proprietario né alla demolizione sulla base di un programma di iniziativa pubblica, essendo sfornito di tutti gli elementi giuridici e tecnici che hanno comportato l’adozione delle motivazioni addotte nella lettera nella quale si asserisce che: “Come si evince dalla relazione rimessa dal geom. Luca De Scisciolo e dall’ing. Michele Maria Baldino in data 24/08/2023, è emerso che l’edifico danneggiato dal sisma di vostra proprietà… concorre a determinare una diffusa situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità oltre che ostacolo all’avvio del processo di ricostruzione al ritorno alle condizioni di normalità nell’area interessata concorre a determinare una diffusa situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità oltre che ostacolo all’avvio del processo di ricostruzione al ritorno alle condizioni di normalità nell’area interessata”.

Spiegano i cittadini terremotati esponendo le seguenti osservazioni: “Quali norme stabiliscono che in caso di diffusione di pericolo per la pubblica e privata incolumità il proprietario, in assenza di una pratica di delocalizzazione o di ricostruzione, deve demolire l’immobile su iniziativa del privato? Il programma pubblico di demolizione, secondo lo scrivente, deve seguire e portato a compimento dopo l’adozione del piano di ricostruzione ai sensi dell’art. 24 bis della Legge 130 del 2018”.

Insomma, il concetto è che il Piano di Ricostruzione stabilisce che la riparazione e la ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017 nonche’ la riqualificazione ambientale e urbanistica dei territori interessati sono regolate da un piano di ricostruzione redatto dalla Regione Campania.  Per le procedure di approvazione del piano di ricostruzione si applica la disciplina di legge e giù un excursus normativo u chi e come redige il PdRi,  le funzioni dell’ufficio speciale svolte dalla Regione Campania, il parere reso dal Commissario straordinario ed il parere della Conferenza permanente presieduta dal rappresentante della Regione Campania, con la partecipazione del Commissario straordinario, del rappresentante del Ministero per i beni e le attività’ culturali e per il turismo, il cui parere e’ obbligatorio e vincolante, e dei sindaci dei Comuni di Casamicciola, Forio e Lacco Ameno. Tutto questo secondo i ricorrenti non ci sarebbe, anzi gli ordini impartiti alla gente del Majo cozzerebbero con le procedure intessute sin qui. Infatti, si legge nella nota che: “Il piano di ricostruzione di cui al presente articolo assolve alle finalita’ dei piani attuativi e dei piani di delocalizzazione e trasformazione urbana. Il piano di ricostruzione per i beni paesaggistici, se conforme alle previsioni e alle prescrizioni di legge è approvato previo accordo con il Ministero per i beni e le attivita’ culturali e per il turismo, ha anche valore di piano paesaggistico per i territori interessati; in tale caso gli interventi conformi al piano di ricostruzione sono comunque sottoposti al parere obbligatorio e vincolante del Ministero per i beni e le attivita’ culturali e per il turismo”.

È sulle aree di sedime spiegano: “Le aree di sedime degli immobili non ricostruibili in sito, a seguito della concessione del contributo di ricostruzione, sono acquisite di diritto al patrimonio comunale con vincolo di destinazione ad uso pubblico per la dotazione di spazi pubblici in base agli standard urbanistici e per interventi di riqualificazione urbana in conformita’ alle previsioni del piano di ricostruzione”.

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La legge che dovrebbe regolare questo caos chiamato ricostruzioni di Ischia prevede che la riqualificazione ambientale e urbanistica dei territori interessati sono regolate da un piano di ricostruzione redatto dalla Regione Campania. Pertanto, il programma pubblico di demolizione deve essere previsto e adottato a seguito di un piano di ricostruzione della Regione Campania essendo il piano pubblico di demolizione un’attività di riqualificazione ambientale e urbanistica dei territori colpiti dal sisma del 21 agosto 2017. Non a caso si legge ancora: “Inoltre, il cittadino “terremotato” allo stato attuale non conosce ancora se gli immobili richiamati nella nota non sono ricostruibili in sito, poichè in tal caso le aree di sedime degli immobili sono acquisite di diritto al patrimonio comunale e, quindi, non avrebbe senso sottoporre al Sindaco del Comune di Casamicciola la necessità di emanare ordinanze contingibili ed urgenti di sua competenza disponendo altresì l’occupazione d’urgenza delle aree che potrebbero già diventare di patrimonio comunale dopo l’adozione del piano di ricostruzione.Inoltre, si rileva che lo scrivente, allo stato attuale sta verificando se aderire alla delocalizzazione volontaria che ha una scadenza entro il 31 dicembre ed in tal caso (di volontà di aderire alla delocalizzazione volontaria) si potrebbe sapere già il destino degli immobili in oggetto che seguirebbero la procedura di delocalizzazione volontaria”. Poi l’ultimo interrogativo: “​La relazione rimessa dal geom. Luca De Scisciolo e dall’ing. Michele Maria Baldino non E’ STATA NOTIFICATA NE’ COMUNICATA non consentendo di poter valutare un eventuale consenso. I sopralluoghi effettuati al fine di valutare la demolizione, propedeutici alla relazione suindicata adottata senza contraddittorio delle parti, dovevano essere effettuati unitamente alle parti ed ai tecnici delle parti”.

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E se il Majo è stato messo in sicurezza con tubolari è tornati di che si parla, tentando di capirlo anche i proletari degli immobili evidenziando che”​Fino ad adesso lo scrivente ha assistito all’esecuzione di interventi di messa di tubazioni sull’immobile che garantivano la privata e pubblica incolumità, tanto è che la zona è diventata verde e gli enti preposti hanno consentito il passaggio di persone e veicoli lungo quella strada.Ora si scopre ad un certo punto con questa nota, basandoci su una relazione che non è a conoscenza lo scrivente, che gli immobili sono un pericolo per la pubblica e privata incolumità. Quindi gli interventi adottati non sono stati adeguati per preservare la pubblica e privata incolumità? Con questa relazione si chiede espressamente è tale il pericolo da dover chiudere la strada?”.

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