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Decreto illegittimo, a Procida vigili urbani contro il sindaco Ambrosino

PROCIDA. E’ guerra aperta sull’isola di Arturo tra alcuni operatori di polizia municipale e il “palazzo”. Lo si evince in maniera chiara ed inequivocabile da un atto di rimostranza protocollato al Comune di Procida avverso la delibera di giunta municipale n. 216/18 e il decreto sindacale n. 40/18. La faccenda in realtà è molto più delicata di quanto si possa credere perché tanto per dirne una relativamente al predetto decreto si contesta la violazione e falsa applicazione della legislazione nazionale, regionale e contrattuale e del regolamento del corpo dell locale pm, con la violazione del giusto procedimento di legge e di conseguenza il classico abuso d’ufficio. Per comprendere l’oggetto del contendere, basti pensare che i firmatari dell’esposto citano la legge 65/86 en in particolare l’articolo nel quale viene sancito in maniera inequivocabili che le mansioni dei vari vigili urbani vengono stabilite dal comandante del corpo e non certo dal sindaco. Nel documento si legge anche che “attualmente lo stato maggiore è composto dal comandante Luigi Martino e dal vice, maresciallo maggiore Domenico Ignaro, vincitore di concorso, al quale attualmente con disposizioni sindacali illegittime e/o illecite viene impedito di esercitare le funzioni”. Entrando nello specifico a Dino Ambrosino viene praticamente contestato il fatto di aver disconosciuto tale normativa e di aver provveduto “in modo arbitrario e con proprio decreto ad assegnare compiti, funzioni, mansioni superiori e indennità al vigile urbano Cerase Michele senza il rispetto dei diritti soggettivi e gli interessi legittimi di tutti gli altri operatori ivi compreso il m.llo maggiore Ignaro Domenico”.

Una scelta, quella di premiare Cerase e non un collega più alto in grado, che secondo l’esposto farebbe inevitabilmente configurare l’llegittimità dell’atto di conferimento e manifesterebbero l’assenza di trasparenza da parte della pubblica amministrazione, che dovrebbe procedere normative alla mano sulla base di criteri predeterminati. Ecco perché i firmatari della nota osservano come “il suddetto decreto è sindacabile giudizialmente, oltre per i vizi conseguenti alla violazione delle previsioni legislative, contrattuali e regolamentari, anche in ordine al rispetto degli obblighi di correttezza e buona fede. Viene esplicato chiaramente come la collocazione del maresciallo Ignaro nella piramide organizzativa, come anche di altri operatori con anzianità di servizio superiore a Michele Cerase, “fanno sì che nell’atto si configura anche il reato di abuso d’ufficio ancorché è stata prevista pure una indennità di funzione: quest’ultima non attribuita dal titolare della sezione e/o dal comandante del Corpo che ne ha il diritto-dovere alla luce della sua posizione organizzativa”. E prima di aprire una lunga parentesi con precedenti giuridici, i componenti del comando di polizia municipale rincarano la dose scrivendo che “va da se che la corresponsione di emolumenti gratificanti a soggetto non conferente per il mancato passaggio della questione nella commissione trattante si traduce, altresì, in una mortificazione professionale se considerata sul piano individuale ma costituisce anche una pericolosa incertezza nella catena di comando della sezione se considerata in termini organizzativi. Chiediamoci allora quanto riparo potrà esserci nella funzione di controllo gerarchico laddove l’ordinamento stesso viene sovvertito da un giorno all’altro senza il rispetto di nessuna regola”.

Insomma, alla fine tutto ruota attorno a questo decreto sindacale 40/18 che viene ritenuto palesemente illegittimo in quanto atto di gestione e non certo di indirizzo politico. Tra l’altro un’altra anomalia sarebbe costituita dall’attribuzione delle indennità di funzione, che secondo le normative vigenti non spettano certo al primo cittadino, così come l’attribuzione degli incarichi spetta al sindaco e non certo al sindaco. Ancora si aggiunge che “la figura del vice capo sezione nella dotazione organica del Comune di Procida non esiste e pertanto la sua istituzione extra ordinem rappresenta danno erariale perseguibile dall’autorità contabile. Così si arriva alle conclusioni, quelle in cui gli scriventi “ritengono gli atti oggetto di rimostranza inutiler datum e pertanto si atterranno unicamente alle disposizioni di servizio adottate dal comandante del corpo e dal vicecomandante maresciallo maggiore (luogotenente) Ignaro Domenico. Invitano il comandante della polizia municipale Luigi Martino ad esercitare i poteri conferitogli dalle leggi, dai regolamenti e dai contratti nonché di procedere all’attuazione della normativa di cui alla legge regionale n. 12/03 e del regolamento della regione Campania in materia di polizia locale. Diffidano il ragioniere capo a non apporre alcun parere di regolarità contabile sugli atti scaturenti da quelli impugnati per non incorrere nel reato di abuso d’ufficio e nelle responsabilità per danni erariali”.

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