di Isabella Puca
Ischia – Ancora due giorni per visitare la mostra organizzata dall’Associazione accoglienza il Girasole, legata alla problematica del disturbo alimentare. In tanti, nei giorni scorsi, si sono recati alla Torre di Michelangelo per osservare più da vicino le 18 fotografie che, di certo, non lasciano indifferenti. A organizzare la mostra i partecipanti al laboratorio di fotografia organizzato dall’Associazione, da marzo a giugno scorso, sulla tematica dei disturbi del comportamento alimentare. «Ciascun fotografo, – ha raccontato Agnese Sasso presidente dell’Associazione – pur non essendo preso al 100% da questa problematica, ha dimostrato molta sensibilità, nonostante ne sapessero poco anche loro di questa problematica. Grazie a questo percorso si sono avvicinati alla tematica e le foto confermano quanto si siano immersi nel progetto e in una persona che soffre di un disturbo del comportamento alimentare». C’è chi di foto ne ha fatta una lanciando un messaggio forte più che mai e chi ha sviluppato un progetto di due o più foto; tutti sono stati liberi di poter elaborare la propria idea grazie anche all’aiuto del fotografo Simone De Sanctis tutor del laboratorio. «A noi – ci dice ancora Agnese – non interessava che la foto venisse bene, ci interessava che la foto trasmettesse, comunicasse qualcosa e che, chi partecipasse, dopo aver visto i lavori, uscisse da qui in modo diverso. Si tratta di un progetto di sensibilizzazione e chi si avvicina a questa realtà capisce che questa dei Dca è una problematica che esiste e di cui se ne parla troppo poco. Il disturbo non appartiene a chi è troppo magro o troppo grasso, dietro ai problemi c’è un mondo di emozioni, di sofferenze, il dca è solo la punta dell’iceberg».
Tra i fotografi c’è anche chi, come Giovanna, ha messo al centro del proprio progetto fotografico la sua esperienza personale. La sua è la storia di chi è riuscito, non senza difficoltà, a trovare un sano equilibrio alimentare. Meno “schifezze” e più cibi sani e come risultato uno stile di vita alimentare più equilibrato. «Ho pensato di raccontare la mia storia – ci racconta Giovanna – il mio non era un disturbo del comportamento alimentare, ma uno stile di vita poco sano, una sfaccettatura di questo ambito». Michele ha messo due foto in contrasto; da una parte il cibo come veleno, dall’altro la consapevolezza che il cibo è tuo amico. Nel progetto di Stefania c’è, invece, una donna incatenata dal ricordo di sé bambina, periodo di mancanze che hanno influito sul suo stile di vita; in quello di Mariano l’idea di bellezza ripresa non come dato oggettivo, ma come concetto dove non ci sono né misure da rispettare né centimetri da togliere. Di forte impatto è il progetto fotografico di Antonella, una sola foto che va dritta al centro del problema; una foto buia come buia è la vita di chi si trova a vivere questo disturbo. La donna, presa di spalle, si ritrova bloccata da centimetri e catene che la costringono a un’idea distorta del suo bellissimo corpo. Fiorella ha pesato su di una bilancia lo sguardo dell’anoressico, del bulimico, e di chi invece vive uno stile di vita alimentare più sano. Infine il progetto Maria incentrato sull’idea che ognuno di noi è ciò che mangia. Il progetto della neonata associazione ischitana si arricchisce inoltre di una partnership con un’associazione di Mestre che tratta le stesse tematiche, «anche loro sono impegnati in un progetto fotografico e con loro chiediamo a chi visita la mostra di scrivere su di un foglio cosa significa guarire oppure come si fa a raggiungere questo scopo». La mostra chiuderà i battenti domani 2 settembre, ma l’Associazione è già pronta per lanciare un nuovo laboratorio di fotografia che partirà da ottobre, intanto resta operativo in centro di ascolto, il martedì e il venerdì a Ischia Ponte.