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Covid-19, decolla la scuola digitale? Luci e ombre della didattica on line

Il coronavirus non ferma il mondo dell’istruzione. Le opportunità delle piattaforme on line e i deficit tecnici nelle famiglie, la formazione dei docenti e l’attenzione alle categorie più fragili. A poco meno di due settimane dalla sospensione delle lezioni, un primo bilancio per gli istituti isolani che si occupano degli studenti più piccoli

Le classi saranno anche vuote, ma il mondo della scuola non si è fermato malgrado l’emergenza coronavirus. Sull’isola d’Ischia, come nel resto del Paese, è stata adottata la didattica distanza. Piattaforme digitali, videolezioni, materiali multimediali, dirigenti mobilitati per assicurare in ogni caso la continuità del diritto allo studio. Un importante segnale di attenzione nei confronti delle famiglie e degli studenti. Lontani dai professori, forse isolati, dentro un mondo semisconosciuto, per scarsa esperienza o scarsi mezzi. Perché il digitale rappresenta certo uno straordinario potenziatore della conoscenza (quindi della didattica), a patto di considerarlo alleato strategico e non ricordarsene solo nei momenti di crisi.

Più passano i giorni più si cerca di trasferire online la didattica. Ma è davvero possibile svolgere a casa ciò che, più agevolmente, veniva fatto in classe? Come si supera il fatto che non tutte le famiglie dispongono di un buon pc e un buon collegamento Internet? Insomma, se anche la scuola isolana ha dovuto giocoforza abbracciare la didattica a distanza, oggi, nella seconda settimana di applicazione, anche qui tocchiamo con mano il problema del “digital divide”, il divario digitale: perché non tutti ne hanno le stesse possibilità di accesso e utilizzo. Non tutte le famiglie hanno uno o più computer (se i figli in età scolare sono più di uno), smartphone, abbonamenti flat o stampanti pronte per l’uso. Una soluzione, al di fuori degli schemi, si trova sempre.

Molte scuole del territorio, ad esempio, hanno avviato forme più o meno sperimentali di didattica a distanza già da tempo, quindi per certi versi sono avvantaggiate. I primi a farlo sono stati gli istituti tecnici e professionali; sono attrezzati, hanno personale con formazioni specifiche per l’uso delle tecnologie e a quell’età i ragazzi sono già orientati a utilizzarle.
Se nelle scuole superiori e nelle Università il rapporto relazionale perde via via di centralità e significato, negli ordini di scuola che più si avvicinano all’età dell’infanzia, invece, questo rapporto continua a essere un elemento preponderante. Non solo. Sappiamo bene che la didattica on line con i bambini più piccoli (quelli delle elementari e ancor più dell’infanzia) presuppone la presenza di genitori presenti e con un minimo di alfabetizzazione informatica, perché alla stretta relazione insegnante-alunno deve in parte sostituirsi quella, a supporto, di un altro adulto.
Ecco perché, per un bilancio della prima settimana di didattica on line, “Il Golfo” è partito da alcune scuole primarie o secondarie di primo grado presenti sul territorio.

«Utilizziamo il registro elettronico già da otto anni», racconta Lucia Monti, dirigente scolastico della scuola media “Scotti” di Ischia. «Abbiamo perciò cominciato subito a dialogare con la comunità di studenti. La risposta è stata ed è molto positiva, l’utenza è soddisfatta e i docenti già lavorano al 100%. Ne ho un quotidiano riscontro: li vedo collegati, inviano verifiche e materiale digitale. Sulla disponibilità dei mezzi per la didattica a distanza, abbiamo messo a punto un questionario per avere contezza della situazione nelle famiglie. Al 98% tutti hanno risposto, chi non aveva i libri di testo o cartelline, è venuto a prenderli rispettando tutte le norme di sicurezza. E ho intenzione di passare i nostri tablet, al momento inutilizzati, agli studenti che ne hanno bisogno. Insomma la nostra scuola non si è fatta fermare dal coronavirus. I docenti si collegano secondo il proprio orario, le lezioni vengono assicurate e grazie a G Suite anche la comunicazione risulta rafforzata. Gli insegnanti – continua la Monti – stanno facendo una lavoro straordinario, non faccio mancare la mia voce e la mia vicinanza, e siamo perennemente in contatto con una task force ministeriale a supporto alle scuole. C’è una referente assegnata al nostro ambito territoriale, la dott.ssa Maria Di Benedetto, in contatto continuo con le scuole e che fa un po’ da tramite tra le nostre esigenze e il Ministero della Pubblica Istruzione.»

Insomma, tutto rose e fiori? Non proprio. «La relazione umana è fondamentale, in queste situazioni di emergenza lo è ancora di più. Penso ai ragazzi con disabilità, agli studenti stranieri, a quelle famiglie che non possiedono mezzi tecnici o familiarità col digitale. Questo periodo di stand by rischia di acuire le distanze tra i ragazzi che sono già supportati dall’ambiente sociale di provenienza e gli altri, quelli con più difficoltà e meno aiuti. Vorrei che, di fronte a innegabili difficoltà oggettive, il Patto educativo di corresponsabilità, firmato da genitori e studenti, ne uscisse ancora più rafforzato.»

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In attesa del decreto governativo che dovrebbe rendere il più indolore possibile l’emergenza coronavirus, prosegue l’attività di didattica a distanza anche all’Istituto comprensivo ‘Vincenzo Mennella” di Lacco Ameno. «Prima di tutto, voglio ringraziare di cuore tutto il corpo docente del “Mennella”, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado, per il lavoro splendido che stanno portando avanti malgrado le difficoltà.» premette la preside Assunta Barbieri. «Tutti si stanno dando da fare per implementare la didattica a distanza, sia attraverso il registro elettronico, che ho introdotto in questa scuola con il mio arrivo, sia con le piattaforme on line che ci consentono di mantenere vivo il contatto con i nostri studenti. Esiste una grandissima sinergia tra colleghi: la nostra esperta digitale, la prof.ssa Annalisa Agnese, ci sta supportando in ogni aspetto. Siamo partiti con la piattaforma Google Suite, i risultati sono soddisfacenti: già facciamo lezioni virtuali, anche gli studenti dell’indirizzo musicale si esercitano ogni pomeriggio in collegamento con i loro docenti, tutti i ragazzi della secondaria e in buona parte della primaria sono in possesso delle password per accedere alla piattaforma. Stiamo valutando qualcosa di analogo anche per la scuola dell’infanzia, per quanto si tratti di una categoria di bambini con i quali è più difficile lavorare a distanza, ma le maestre sono fantastiche, si stanno inventando di tutto per coinvolgerli nelle attività educative più disparate. Le risposte sono molto incoraggianti: i bambini, a qualsiasi età, aspettano questo momento. Se in un primo tempo, qualche giorno lontano da scuola poteva renderli felici, in una fase successiva subentra una sorta di smarrimento: si sentono soli, a casa non vedono più loro compagni, aspettano la normalità e noi siamo qui per dargliela. La vera criticità è quella dei diversamente abili». Come attrezzarsi? «Per ora con un collegamento più diretto, provando a superare le questioni delicate delle privacy. Adesso ci aspettiamo dal Ministero le indicazioni su come proseguire nelle prossime settimane. Noi dirigenti, salvo disposizioni specifiche, siamo a scuola con contingente minimo. Se la scorsa settimana è stata una fase più sperimentale, è nostra intenzione, per i prossimi giorni e per quanto possibile, andare a pieno regime. La scuola non chiude, ma continua il suo cammino».

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«L’emergenza non ti avvisa», commenta Giuseppina Blenx, dirigente scolastica del Circolo didattico Ischia 1. «Ti devi organizzare con quello che sai, con quello che hai e andare avanti nel migliore dei modi. In poco tempo anche noi siamo riusciti a organizzarci con l’utilizzo di piattaforme on line, anche per dare un supporto a distanza agli insegnanti che sono meno competenti e poco abituati all’utilizzo di tali modalità digitali. Nei giorni scorsi abbiamo provveduto a informare i genitori dell’utilizzo di queste strumentazioni magari ricorrendo a strumenti come whatsapp o videochiamate: spesso, infatti, le piattaforme risultano sovraccariche, soprattutto di mattina. La parola d’ordine, per gli insegnanti, è quella di essere vicino in ogni modo agli studenti. Noi facciamo la nostra parte – prosegue la Blenx – ma chiaramente, per la piena riuscita di questa modalità, c’è bisogno della collaborazione dei genitori. Bisogna fare in modo che assistano i figli e questo non sempre è facile. La solitudine dei bambini con i genitori che lavorano fuori casa è un problema complesso da gestire. Quando sono a casa in smart working, non sempre riescono a conciliare il loro lavoro con l’affiancamento ai figli che, soprattutto i più piccoli, hanno bisogno di aiuto nell’accedere alle varie piattaforme. Poi ci sono le famiglie che non hanno accesso alle nuove tecnologie, senza pc, tablet o stampanti; chi ha più figli, ad esempio, non sempre possiede un congro numero di computer. Per non parlare dei bambini diversamente abili, per i quali il rapporto diretto con l’insegnante, oggi non consentito, è fondamentale per farlo sentire comunque parte di una comunità e di un progetto formativo ed educativo. Sono tutti casi in cui si rischia di marginalizzare proprio quei ragazzi che si trovano in situazioni socio – culturali più fragili. Sono loro, come purtroppo spesso accade, a rimanere indietro. Quanto andrà avanti questa situazione? Chi può dirlo? Spero per il minimo tempo possibile», chiosa la Blenx, «a volte sono ottimista, altre pessimista. Cerco di guardare la televisione il meno possibile perché spesso fa del terrorismo mediatico. Preferisco concentrarmi sul mio lavoro e collaborare in pieno con i miei insegnanti: vorrei dire loro che sono formidabili, stanno lavorando molto di più di quanto facessero prima, con grande energia, impegno e competenze. Ogni giorno danno il massimo per studiare tutte le attività da percorrere e le strategie da adottare.»

Bilancio positivo anche quello di Maria Rosaria Mazzella, a capo dell’Istituto comprensivo “Anna Baldino” di Barano.

«Da un punto di vista organizzativo – racconta la Dirigente – il lavoro è sempre un work in progress. Molto dipende dal contenuto del prossimo decreto dedicato alla scuola. Finora abbiamo assicurato il contingente minimo: Dirigente, DSGA, un assistente amministrativo e un collaboratore scolastico in rotazione. Al di là del decreto, in forza del quale faremo le dovute considerazioni, non voglio dimenticare che siamo un servizio pubblico. E al momento, sul nostro territorio, ci sono famiglie che vivono in zone dove non esiste un buon collegamento Internet, quindi lavoro agile o no, restiamo sempre in prima linea per trovare strategie alternative. La mia finalità principale è quella di garantire il diritto allo studio dei ragazzi: abbiamo dunque subito adottato ogni azione necessaria per un corretto avvio della didattica a distanza. In una prima fase abbiamo curato l’aspetto “emotivo” e formativo, registrando video e tutorial per studenti e famiglie. Il secondo step, partito lunedì, riguarda l’attività didattica interattiva vera e propria attraverso Google Suite Education, una piattaforma unica per tutti, dirigenza compresa, per non perdere l’unitarietà e il coordinamento. I docenti fanno lezione, c’è un’interazione se non tutto è chiaro, si danno delle consegne e, per evitare aggravi di compiti alle famiglie, noi seguiamo l’orario regolare, ma prevedendo pause funzionali di almeno venti minuti. Una cosa è trovarsi in classe, altra essere incollati davanti uno schermo per così tanto tempo.»

«Per i bambini della primaria, penso in particolar modo a quelli di prima e seconda elementare, si è previsto un maggior coinvolgimento dei genitori, anche attraverso la messaggistica istantanea WhatsApp, in modo da spiegare come comportarsi nella didattica a distanza. Un lavoro preparatorio, quello della settimana scorsa, che oggi ci aiuta tantissimo. Sono soddisfatta, le famiglie sono più tranquille e, dato il clima di incertezza che rischia di protrarsi anche a lungo, ci tenevo molto che la didattica a distanza partisse in maniera strutturata. Non si tratta di compiti a casa come nelle vacanze estive: qui si deve mettere in moto la lezione virtuale e deve valere per tutti, anche per quei bambini in difficoltà che hanno bisogno di percorsi differenziati. Per quelli più gravi, abbiamo pensato di coinvolgerli attraverso la musica, l’educazione artistica, hanno realizzato disegni che poi abbiamo pubblicato sul registro elettronico. Insomma, anche grazie a un team digitale splendido, l’Istituto “Baldino” di Barano è partito nella didattica a distanza senza problemi per nessuno. Fermo restando quelle difficoltà oggettive che contiamo di superare quanto prima».

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L'australiano

Ennesima prova di come la scuola dalle nostre parti sia impreparata. Le piattaforme sono sovraccariche e ai bimbi viene chiesto di collegarsi in orari diversi durante la giornata.
I GENITORI AIUTANO SEMPRE anche economicamente visto che molti degli istituti ad Ischia non passano nemmeno la carta igienica.

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