Siamo ormai alle ultime mosse per evitare il fallimento. Parliamo della proposta di concordato preventivo avanzata da una farmacia situata sul territorio del comune di Ischia, che adesso dovrà essere esaminata dai creditori. Come molti lettori ricorderanno, pochi mesi fa pubblicammo la notizia sul concreto pericolo di fallimento che minaccia ben tre farmacie isolane: oltre a quella citata, rischiano tale epilogo anche due strutture nel territorio di Forio. Un pesante “rovescio” che colpisce un tipo di attività che tradizionalmente viene sempre considerata al riparo dalle crisi economiche.
L’origine di questa negativa congiuntura va ricercata nella stipula di mutui stipulati con un noto istituto di credito, ma nel piano di rientro qualcosa non è andato per il verso giusto e così i gestori delle attività sono stati costretti a fare domanda di concordato preventivo per le tre farmacie. Si tratta uno strumento che la legge mette a disposizione dell’imprenditore, in crisi o in stato di insolvenza, per evitare la dichiarazione di fallimento attraverso un accordo destinato a portare a una soddisfazione anche parziale delle ragioni creditorie. Di fatto lo scopo del concordato preventivo non è solo quello di tutelare l’imprenditore in difficoltà, ma anche i creditori. Infatti, se da un lato il debitore con l’accesso alla procedura può paralizzare ogni possibile azione esecutiva nei suoi confronti e mantenere l’amministrazione dell’impresa, sia pure con determinati limiti, i creditori, dal canto loro, possono evitate l’attesa dei tempi lunghi necessari per portare avanti la più complessa procedura fallimentare e conseguire, così, in tempi relativamente brevi il soddisfacimento quantomeno parziale del proprio credito.
Il Tribunale di Napoli ha fissato a novembre il termine entro il quale i creditori dovranno esprimere un parere sul piano
Per la farmacia ischitana, la Settima Sezione Civile del Tribunale di Napoli, ha dichiarato aperta la procedura dopo che i legali del titolare della farmacia hanno presentato il ricorso contenente il piano e la proposta di concordato.
Quest’ultima afferma che il valore della farmacia, secondo una perizia messa agli atti, è stato stimato in 2 milioni e 315mila euro. La proposta, formulata sulla base di un piano con continuità aziendale da realizzarsi mediante la cessione della licenza di farmacia e dei complessivi asset, prevede il pagamento integrale delle spese di giustizia e di tutti i creditori, secondo alcune percentuali e tempistiche: il pagamento dei creditori privilegiati in via integrale avverrebbe entro dodici mesi dall’omologazione del concordato, mentre il pagamento dei creditori chirografari, nella misura del 25%, si completerebbe entro il termine massimo prudenziale di tre anni dall’omologazione. I tempi di realizzazione del piano complessivo sono quindi prospettati entro i successivi trentasei mesi dall’omologa del piano concordatario con provvedimento passato in giudicato. In particolare, la proposta prevede la cessione dell’attività in favore di una impresa che dovrà essere individuata a norma di legge, e che proseguirà l’attività d’impresa assicurando e garantendo il pagamento del passivo concordatario, risultando lo stesso mantenimento della continuità aziendale strumentale al buon esito del concordato.
Sulla base di questi intenti, i titolari della farmacia intendono proporre un piano che innanzitutto contempli la cessione in continuità dell’azienda farmaceutica entro dodici mesi dalla definitività del decreto di omologa, che in assenza di opposizioni si stima possa avvenire entro il prossimo 31 dicembre. La cessione dell’asset potrà avvenire mediante procedura competitiva secondo le modalità che indicherà il Tribunale sul citato prezzo base di euro 2.315.000. Inoltre, il piano prevede la cessione di due unità immobiliari di Ischia, sempre entro i canonici dodici mesi dal decreto definitivo. Tale cessione potrebbe avvenire al valore di 300mila euro. Viene poi prospettato il realizzo di un credito vantato dal titolare dell’attività, pari a 400mila euro, verso un terzo, credito garantito da ipoteca giudiziale. In sintesi, un totale di oltre 3 milioni di euro.
Entro dicembre, anche sulla base della relazione che sarà redatta dal commissario giudiziario, i giudici della Settima sezione civile decideranno il destino dell’azienda
Il Tribunale ha già stabilito per metà novembre il giorno per la convocazione dei creditori, i quali dovranno poi esprimersi sulla proposta. Il loro voto, anche se non vincolante, potrebbe essere decisivo. Infine i giudici, anche sulla base della relazione che stenderà l’amministratore giudiziario, verosimilmente decideranno entro il successivo mese di dicembre il destino della proposta concordataria, e quindi dell’azienda in questione.