Corruzione nel porto di Napoli, il ruolo del procidano
Si delineano i contorni del teorema accusatorio legato al terremoto giudiziario che ha scosso sanità marittima e capitaneria di porto di Napoli. Lubrano Lavadera avrebbe di fatto svolto la funzione di “mediatore”
Da giorni il terremoto giudiziario che ha coinvolto la Sanità Marittima e la Capitaneria di Porto di Napoli scuote anche le isole. Corruzione e falso in atti pubblici in cambio di attestati, timbri, certificazioni sanitarie e professionali necessarie per le attività professionali nel settore marittimo, sono l’assunto di un teorema accusatorio che ha messo in subbuglio il porto di Napoli giungendo con i suoi intermediari e gli effetti anche le isole del Golfo di Napoli. Tra i soggetti coinvolti anche intermediari e facilitatori di pratiche di Procida. Un terremoto giudiziario che per gli ambiti, i ruoli ed i personaggi coinvolti ha visto il Lubrano rivestire un ruolo chiave. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari. I destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva. Eppure, le indagini hanno chiarito il ruolo chiave della intermediazione condotta dal Procidano Lubrano Lavadera. L’indagine coordinata dalla Procura di Napoli e condotta dalla capitaneria di porto agli ordini dell’Ammiraglio Giuseppe Pietro Vella, ipotizza episodi “seriali di corruzione” per agevolare procedure finalizzate ad attività e lavori in ambito marittimo, senza le quali, sarebbe stato precluso ogni accesso alle professioni del mare.
LE ORDINANZE CAUTELARI
Il 7 febbraio scorso su richiesta del pubblico ministero Henry John Woodcock, titolare del fascicolo con il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno, il giudice Federica Colucci ha emesso due ordinanze cautelari in carcere per Giuseppe Ventresino, 61 anni, impiegato del ministero dei trasporti e all’epoca dei fatti in servizio presso l’ufficio Gente di Mare della capitaneria di porto di Napoli. In carcere anche Nicola Moriello, 60 anni, medico all’epoca in servizio presso l’ufficio sanità marittima, residente a Marcianise. Sei persone ai domiciliari, presunti intermediari: Gaetano Consalvo, 73 anni, Antonio Lubrano Lavadera, 72 anni, il medico Vincenzo Cautiero, 70 anni, in servizio presso l’Inail, Camillo Guarino, 67 anni, Antonio Ciro Assante, alias Franco, 70 anni e Patrizia Gaudino, 62 anni. Il giudice ha applicato un divieto di esercizio della professione sanitaria, sia in ambito pubblico che privato, nei confronti di Ugo Felice Civitillo e venti misure dell’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria. I destinatari delle misure cautelari non sono militari ma civili e una delle persone arrestate è un impiegato civile del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti assegnato alla Capitaneria di Porto di Napoli. Secondo quanto emerso dagli accertamenti in alcuni casi, intermediari, in accordo con impiegati della Capitaneria di Porto, avrebbero garantito, in dispregio della correttezza è della norma, ai marittimi il conseguimento o il rinnovo di certificati di idoneità professionale. Anello di congiunzione gli intermediari.
LUBRANO LAVADERA, UNA PRESENZA SOSPETTA AL PORTO ALLA BASE DELLE INDAGINI
Le indagini hanno preso inizio da un esposto presentato da un dipendente del Gruppo Ormeggiatori e Barcaioli del porto di Napoli, il quale segnalava la presenza assidua e costante di Antonio Lavadera Lubrano,attualmente agli arresti domiciliari, nei pressi della sede dell’Ufficio di Sanità Marittima di Napoli riferendo, inoltre, che l’uomo veniva spesso avvicinato da persone. Queste, secondo l’ipotesi accusatoria esponevano al Lubrano Lavadera problematiche collegate alle visite mediche da effettuarsi presso la stessa Sanità Marittima e al tempo stesso gli chiedevano di adoperarsi per risolverle. Le indagini hanno preso un’accelerazione con l’uso delle intercettazioni. E’ poi emerso che l’isolano Lubrano Lavadera intratteneva frequenti e assidui rapporti con Gaetano Consalvo. In particolare, Consalvo, pur essendo pensionato risultava costantemente presente in maniera del tutto analoga a Lubrano nel porto di Napoli anch’egli era un assiduo frequentatore degli uffici della Sanità Marittima intrattenendo anch’egli rapporti più che assidui con alcuni impiegati della Capitaneria di Porto. Anche in relazione a Consalvo venivano,spiegano gli atti della procura con l’inoculazione di captatore informatico, autorizzate intercettazioni telefoniche telematiche che facevano emergere numerosi contatti tra i due indicati come mediatori e tra i medesimi e alcuni medici sia appartenenti alla Sanità Marittima che medici specialisti di altre amministrazioni quali l’Inail o l’ Asl.
Questi ultimi venivano interpellati per finalità collegate ad agevolare pratiche sanitarie relative al personale marittimo assistito dagli intermediari. Per questo Lubrano e Consalvo sono ritenuti, dall’accusa, protagonisti e registi di un illecito sistema criminoso che consisteva nel pilotare attraverso la propria intermediazione le pratiche sanitarie di numerosi marittimi favorendoli nel conseguimento dell’idoneità alla navigazione o dei requisiti sanitari necessari per l’accesso a prestazioni previdenziali collegate allo stato di malattia. Il tutto in cambio di utilità o denaro destinati sia loro due che ai medici a compiacenti. Su tutti, secondo la Procura di Napoli, Nicola Moriello, residente a Marcianise, che effettuava visite sia specialistiche sia visite ordinarie al personale marittimo presso l’ambulatorio ubicato all’interno della sede Inail in via San Nicola alla Dogana. L’altro medico era il dottor Vincenzo Cautiero, specializzato in pneumologia, che effettuava visite specialistiche al personale marittimo presso l’ambulatorio ubicato all’interno della sede Inail in via Nuova Poggioreale. I mediatori capirono di poter essere finiti nel mirino degli inquirenti. Precisamente il Consalvo accortosi di essere oggetto di investigazione ed il 16 ottobre del 2021, sostengono gli inquirenti, si fece aiutare da una parente a cancellare sia i nomi dei marittimi segnati sulla rubrica del telefono cellulare a lui in uso che la messaggistica WhatsApp intercorsa con gli stessi. In particolare, quella intercorsa con i marittimi che si erano rivolti a lui per le visite mediche richieste per le idoneità biennali alla navigazione. La lunga e complessa attività delle forze dell’ordine avrebbe fatto dunque emergere varie ipotesi di illecito e,sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, le attività sopra descritte sarebbero state commesse dai pubblici ufficiali ai quali sarebbe stato corrisposto in alcuni casi il pagamento di somme di denaro, o comunque il versamento di altre utilità. Tutto passando per il ruolo chiave degli intermediari.