Lo struscio mattutino, il caffè al bar, la chiacchierata in piazza, la stretta di mano e i saluti affettuosi a Ischia sono completamente scomparsi.
Sulla soglia dei negozi, quei pochi ancora aperti, commesse e commessi hanno un’aria sconsolata. Sui corsi principali dei sei comuni dell’isola si cammina spediti. In tempi normali qui c’era gente che passeggiava, prendeva il caffè, si intratteneva con gli amici. Improvvisamente, in piena crisi, non c’è il vociare di sempre e tutto appare innaturale.
Come va? La domanda cade nella sua banalità all’ingresso del Palazzo Reale, proprio davanti al comune di Ischia. «Siamo qui», risponde con un sorriso il militare. Proseguo per via Roma, il nulla, tutto chiuso, pochissime persone per strada. Passa un pattuglia dei Carabinieri si ferma davanti a me e chiede: «buongiorno, dove va? Può favorirci il suo documento». Mi presento, gli faccio vedere la carta di identità «sono un giornalista de Il Golfo, sto facendo un servizio», rispondo. «Va bene vada e faccia attenzione», mi risponde il poliziotto dall’interno della macchina. Ma prima di andare via, mi avvicino al finestrino e gli dico: «avete tutta la mia ammirazione» . I due poliziotti mi guardano con un viso diverso, più disteso, mi accorgo che sono felici per quello che gli ho appena detto.
La mia “passeggiata” continua per via Roma. In piazzetta San Girolamo sono tutti chiusi: bar Vittoria, parrucchiere, negozi. «Tieniti pronta a scatenarti, Ischia, non appena tutto questo sarà finito», penso a maggio quando arriverà il caldo. Benefico antivirus, dicono gli ottimisti.
Intanto a qualche centinaio di metri il cinema Excelsior ha chiuso i battenti, come da ordinanza, ha cancellato il cartellone fino al 3 aprile.
Mi squilla il telefono, è un albergatore di Forio: «ci è crollato tutto addosso come uno tsunami, eravamo pronti per aprire il 3 di aprile con un gruppo di tedeschi», ci racconta amareggiato telefonicamente.
Raggiungo piazza degli Eroi. Le macchine girovagano per strada, le persone a piedi sono poche anzi, pochissime. Rientro a casa e decido di uscire all’imbrunire per capire cosa accade. Alle 19:00 esco in macchina. Le strade sono vuote. Sembrano le 3 del mattino di un giorno infrasettimanale del mese di gennaio. Da Ischia a Forio incrocio in totale 5 auto. Sembra un’isola fantasma. Brava Ischia, bravi ischitani, ancora una volta abbiamo dimostrato che riusciamo a gestire in maniera eccellente una situazione d’emergenza, come abbiamo fatto con il terremoto dove, imprenditori e dipendenti, si sono rimboccate le maniche ed hanno riaperto, in pochissimi mesi, le proprie attività senza mai lamentarsi o piangersi addosso.
Stiamo avendo comportamenti e atteggiamenti in rispetto delle ordinanze, in rispetto degli altri e delle regole di vita in una comunità. Questo, cara Ischia, ha un’unica definizione: senso civico. La nostra fortuna è che i nostri genitori, sin da piccoli, ci hanno sempre insegnato che vivere all’interno di una comunità, piccola o grande che sia, significa rispettarsi a vicenda. Ci hanno insegnato ad evitare comportamenti che potrebbero danneggiare, infastidire o provocare malessere ad altre persone. Sento ancora l’eco della voce dei nostri genitori che ripetevano: «la tua libertà finisce dove inizia quella degli altri, rispetta sempre gli altri, come vorresti che rispettassero te».
Ecco cos’è il «senso civico», ho ripetuto a me stesso! «Sacrificarsi» non solo per il proprio bene, ma anche per quello altrui. Grande Ischia, grazie Ischia!
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