Coronavirus, edicole in trincea: «In ginocchio, ma restiamo aperti»
L’emergenza sanitaria non ferma l’informazione. Il duro lavoro dei giornalai rimasti in prima linea a dispetto delle vendite che restano impietose e un disinteresse, quasi totale, delle istituzioni. Prossima mossa (per reagire alla crisi): consegna a domicilio
Emergenza o no, le serrande si alzano puntuali ogni giorno intorno alle sette del mattino. Anche se il mondo non è più quello di un mese fa, non hanno cambiato abitudini. Il coronavirus ha costretto le persone a rimanere in casa per un’emergenza senza precedenti negli ultimi 100 anni, ma le edicole sono ancora lì. Sull’isola, quattro hanno deciso di chiudere; le altre, aprono con il loro carico di giornali e i pochi, pochissimi clienti che vanno ad acquistarli. L’informazione va avanti, il governo ha lasciato aperte le edicole, considerandole servizi essenziali e quindi da garantire a tutti, ma i numeri restano impietosi. In giro non c’è più nessuno, le vendite sono crollate, niente giochi per bambini, poco o nulla di ricariche telefoniche.
«Di questo passo, era meglio restare chiusi», commenta qualcuno. Eppure le edicole, anche su un territorio dove ogni forma di socialità è stata pressoché soppressa, rappresentano forse uno degli ultimi avamposti di informazione e cultura. Luoghi di incontri fulminei in tempo di (necessario) proibizionismo sociale. Uno spiraglio, dentro giornate lunghe, vuote, spesso solitarie, per scambiare due parole (giusto due), tra edicolante di fiducia e affezionati della carta stampata.
«Vendiamo poco, pochissimo» precisa Antonio Riccio, titolare di una edicola storica come quella di via Alfredo De Luca a Ischia Porto. «La gente ha paura di uscire, certamente registriamo forti cali di vendite, nell’ordine del 70%. Già prima gli ischitani non leggevano granchè, adesso vengono in pochi, mancano i turisti, ma noi continuiamo a fare il nostro lavoro per garantire il diritto all’informazione. Questo è un merito che ci andrebbe riconosciuto. Siamo rimasti in prima linea, ogni giorno, mattina e pomeriggio, non guadagniamo nulla ma siamo aperti. Forse non tutti lo sanno, bisognerebbe essere più chiari. I media non parlano mai del nostro lavoro: dei supermercati e delle farmacie si sa quasi tutto, delle edicole no. Eppure resistiamo, anche nella paura».
La sicurezza viene prima di tutto. «Ho 75 anni, un’età a rischio, ho una collaboratrice più giovane di me che sta in edicola più tempo. Entrambi con mascherine e i guanti. Per proteggere noi stessi e garantire la massima sicurezza ai nostri clienti. Quasi tutti arrivano protetti, magari qualcuno non porta i guanti ma in linea di massima mi sembrano tutti rispettosi delle disposizioni sulla distanza e sulla sicurezza.»
Cosa comprano? «Qualche quotidiano, soprattutto i più adulti affezionati alla nostra edicola o anziani che proprio non sanno rinunciare al rito della lettura. I giovani non leggono più i giornali cartacei, preferiscono l’informazione leggera del web. Vendiamo ancora qualche cruciverba, che aiuta a passare il tempo. Pochissime riviste femminili e di settore».
Riccardo Centrella apre la sua edicola in piazza Marina a Casamicciola Terme ogni mattina, ma non nasconde una situazione difficile e per certi versi avvilente. Tanto da decidere di rimanere chiuso nel pomeriggio. «Cosa apro a fare? Faccio questo mestiere da vent’anni, sono abituato a stare in edicola 12,13 ore al giorno; in estate ne faccio addirittura 15 o 16. Questo è il mio lavoro, lo faccio con passione e impegno, ma stare qui, con le braccia incrociate, non è possibile. Nel pomeriggio sembra il deserto dei tartari. Un silenzio spettrale, non passa nessuno. E sono al centro di Casamicciola, vicino alla farmacia e alle poste. Non riesco ad immaginare come facciano le edicole che si trovano nelle zone più periferiche del comune.» «Il calo – continua Centrella – sfiora il 90%.
Quotidiani pochissimi, vendiamo qualcosa per i più piccoli, ma chi li vede più i bambini?» Giornali sportivi? «Manco a parlarne. Con lo stop dei campionati e delle manifestazioni sportive, l’informazione latita. Prima vendevo in media almeno cinque copie del “Corriere dello sport” e naturalmente la classica Gazzetta. Oggi me ne sono arrivate quattro copie, sono ancora tutte qui. L’enigmistica? Regge ancora, ma chissà fino a quando. Anche i giornali stranieri non si vendono più. Prima avevo dei clienti stranieri affezionati che abitano nei pressi dell’edicola, prendevano sempre qualcosa da leggere nella loro lingua madre. Con l’emergenza sanitaria sono tutti chiusi in casa. Nemmeno le riviste di gossip, che in verità si vendono soprattutto d’estate, trovano acquirenti. Qualche “Sorrisi e canzoni” per farsi guidare nel palinsesto tv, qualche “Confidenze” ma davvero poca cosa. Eppure arriva tutto, anche se in copie molto ridotte, solo qualche collezione è stata momentaneamente sospesa.»
Insomma un’attività difficile, quella dei giornalai, al tempo del coronavirus. Tra i grandi quotidiani impegnati a lanciare campagnediabbonamento online, clientela scarsissima e questioni sulla sicurezza che ognuno risolve da sé (e a proprie spese). E infatti i sindacati chiedono più tutele e garanzie. Se è vero che le edicole sono state dichiarate ‘servizio essenziale’, mai come oggi servono atti concreti che lo confermino.
«Il governo non parla di aiuti nei nostri confronti» conferma l’edicolante di piazza Marina. Gli incassi sono bassissimi. Oggi circa 70 euri lordi; considerato che il mio vero guadagno è del 10%, ho aperto per nemmeno una decina di euro. E’ sconfortante. Protezione? Tutto da solo e a mio carico: mascherine, guanti e prodotti igienici per rendere sicura l’edicola e i prodotti in vendita. Ho dato la mia disponibilità al Comune di Casamicciola per effettuare consegne a domicilio su richiesta. Per ora poche, mi limito a portare qualche giornale ai miei vicini di casa che me lo chiedono.»
Non si perde d’animo Giuseppe Trani, edicola in piazza degli Eroi, nel cuore di Ischia. «Alle sei di mattina sono qui come sempre», ci dice. «Il calo delle vendite c’è, inutile negarlo, la gente non esce perché ha paura. È una situazione avvilente, so che qualche edicola isolana ha deciso di chiudere per il momento. Il mio invito è invece a darsi forza, andare avanti, restare aperti malgradi tutto. Bisogna dare un servizio alla comunità, soprattutto dare una continuità al nostro lavoro, un segnale di tranquillità alla gente che viene a prendere il giornale. I cittadini hanno sete di informazione: comprano i quotidiani locali, anche qualcuno nazionale. L’enigmistica, che forse si vende più di prima perché la gente a casa non sa cosa fare e magari impiega il suo tempo nel risolvere un cruciverba o un puzzle, qualcosa che mantenga anche il cervello in attività. E poi libri da colorare per bambini. Rinunciano alla classica rivista d’evasione ma prendono qualcosa per i loro figli.»
«Come edicolante – continua Trani – non voglio mollare, è anche una sfida al coronavirus. Presto spero che parta un sistema di consegna porta a porta. I lettori che non possono raggiungerci chiameranno un numero di telefono e faremo in modo di recapitargli a casa riviste, giornali o tutto quello che vendiamo. E’ anche un modo di comunicare con loro, di non interrompere questo legame. Me ne accorgo quando vengono a prendere il giornale di persona, cercano sempre di scambiare qualche parola in più, di commentare qualche notizia sul virus e naturalmente io sono molto disponibile. Sono contento se riesco a tranquillizzare qualcuno o a regalargli qualche piccolo momento di serenità.»
Tutto nella massima sicurezza. «E’ inevitabile», chiarisce. «Al 90% hanno tutti la mascherina e guanti: c’è chi viene con mascherina improvvisata a casa, chi con la chirurgica, chi con quelle professionali. Ma sono tutti molto attenti. Anche grazie al monitoraggio e all’attenzione della polizia municipale, dei carabinieri. Anzi ne approfitto per registrare una grandissima professionalità da parte di tutte le Forze dell’ordine, anche loro in trincea come noi in questo momento di crisi. Ribadiscono a tutti, con estrema gentilezza, le dovute precauzioni da prendere e la distanza da tenere quando si avvicinano all’edicola. Non solo verso anziani: ricordando loro le misure di distanziamento e le precauzioni da tenere. E da me non arrivano solo anziani: anche i giovani, che magari non leggono il cartaceo ma passano in edicola per prendere il giornale a genitori e nonni.»
Una resilienza, quella degli edicolanti che non trova sponda nelle istituzioni. «Per il governo – conclude Trani – non esistiamo. Non veniamo nemmeno nominati, i primi giorni la gente nemmeno sapeva che potevamo stare aperti. Eppure restiamo sul campo, sperando come tutti che passi presto l’emergenza». Alle prime ombre della sera è tempo di bolle e di rese. Le serrande si abbassano, tutto torna in un silenzio spettrale fino alla mattina del giorno dopo.