CRONACAPRIMO PIANO

Condanna annullata per Alberto Capuano

La VI sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte d'Appello di Roma la sentenza di condanna emessa nei confronti del giudice finito in carcere nel 2019 nell'ambito di un'indagine anticorruzione della procura di Roma mentre ricopriva la carica di giudice monocratico presso la sezione distaccata di Tribunale di Ischia

Un nuovo clamoroso (ma visto la piega che l’iter giudiziario aveva preso negli ultimi tempi nemmeno tanto) capitolo in quello che è un processo destinato evidentemente a riservare sempre colpi di scena. La sesta sezione penale della Corte di cassazione ha annullato con rinvio alla Corte d’appello di Roma la sentenza di condanna emessa nei confronti del giudice Alberto Capuano, il 3 luglio 2019 finito in carcere nell’ambito di un’indagine anticorruzione della procura di Roma mentre ricopriva la carica di giudice monocratico presso la sezione distaccata di Tribunale di Ischia. Una decisione che va più o meno in linea con quanto già stabilito nell’aprile dello scorso anno dalla Corte d’Appello di Roma che aveva già annullato la condanna disposta in ordine a tutte le ipotesi di corruzione in atti giudiziari riqualificando, per tre imputazioni, i fatti nell’ambito del reato di traffico di influenze illecite. Con la decisione maturata dalla Suprema Corte lo scenario torna a mutare dal momento che è stata annullata anche la sentenza della Corte di appello di Roma con riferimento a tali reati con rinvio al giudice di merito. Sorridono in particolare gli altri coimputati Antonio Di Dio, Valentino Cassini e Giuseppe Liccardo che si vedono annullare le condanne che erano state loro inflitte tirando così un sospiro di sollievo. “Soddisfazione”, è stata espressa dai difensori del giudice Capuano), gli avvocati Alfonso Furgiuele ed Alfredo Sorge che, fanno sapere, ora attendono la motivazione della sentenza “per comprendere le ragioni poste alla base dell’annullamento”.     Gli altri imputati ricorrenti erano difesi dagli avvocati Marco Campora; Domenico Dello Iacono e Francesco Cinque.

Dicevamo di un primo chiaro segnale che era arrivato dal processo di Appello che lo scorso anno aveva in parte modificato la decisione dei giudici di primo grado. Nella circostanza l’ex giudice si vide riqualificare due contestazioni di corruzione in traffico di influenze ma anche una terza accusa per il tentativo di traffico di influenze, con la pena che così fu ricotta a 4 anni e 9 mesi dopo che il Tribunale in prima battuta aveva invece inflitto una condanna pari quasi al doppio ossia 8 anni e dieci mesi di reclusione. Nella circostanza ottennero uno “sconto” anche Di Dio, Cassini e Liccardo. Le pene per questi tre imputati sono state rideterminate in 4 anni e 3 mesi per Di Dio; in 3 anni e 6 mesi per Cassini e 3 anni per Liccardo. Già all’epoca dei fatti i legali Furgiuele e Sorge, evidentemente comprendendo che il vento stesse cambiando, spiegarono che quella sentenza costituisse “un primo momento di riequilibrio della realtà con il riconoscimento della insussistenza di tutte le ipotesi di corruzione in atti giudiziari contestate e per cui era stata a suo tempo emessa la misura coercitiva e poi la sentenza di primo grado”. Una volta lette le motivazioni della sentenza, gli avvocati di Capuano avevano per l’appunto deciso di impugnare in Cassazione il verdetto di colpevolezza per il reato di traffico di influenze, in una delle tre ipotesi ravvisato in forma tentata.

Sorridono anche gli altri coimputati Antonio Di Dio, Valentino Cassini e Giuseppe Liccardo che si vedono annullare le condanne che erano state loro inflitte tirando così un sospiro di sollievo

Alberto Capuano insieme ad altre quattro persone fu arrestato dalla polizia nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma nella quale sarebbero emersi anche contatti tra indagati e appartenenti alla malavita. Nei confronti dei cinque soggetti si ipotizzavano a vario titolo accuse quali corruzione nell’esercizio della funzione,corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione e favoreggiamento personale. All’epoca, come detto, Capuano era presso la sezione distaccata di Tribunale di Ischia e fu arrestato insieme all’allora consigliere circoscrizionale della X municipalità di Bagnoli, Antonio di Dio, all’imprenditore Valentino Cassini e al pregiudicato Giuseppe Liccardo, ritenuto da investigatori ed inquirenti vicino al clan Mallardo di Giugliano. Vennero invece disposti gli arresti domiciliari nei confronti di Elio Bonaiuto, avvocato del foro di Napoli. Capuano era stato indagato dalla Procura di Roma per presunte utilità o vantaggi incassati in cambio di una gestione morbida del patrimonio dei fratelli Ragosta, accuse poi archiviate. Due anni di indagini, almeno tre mesi di intercettazioni, con una cimice piazzata nell’ufficio del giudice. Secondo l’accusa Capuano avrebbe anche ricevuto biglietti aerei, tessere gratis per stabilimenti balneari e perfino l’acquisto di pastiere e bottiglie di vino tra le utilità che otteneva in cambio di favori.

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