di Isabella Puca
foto Tommaso Monti
Lacco Ameno – Incomincia con un inchino ed un applauso il concerto di Stefano Bollani per Piano e Jazz tenutosi venerdì sera all’arena del Negombo. Una camicia dai toni particolari, un jeans e la testa china sul pianoforte posto al centro del palco. Sin dalle prime note la magia del jazz invade l’arena del Negombo, composta, attenta, alle evoluzioni sul piano del genio. Sono due i brani, uno di Caetano Veloso e l’altro di Angel Vargas che introducono il concerto e il nuovo album dell’artista dal titolo “Napoli Trip”. La prima canzone è “Vicoli”, Bollani inizia a suonare contemporaneamente su due piani posti sul palco, ma uno dei due non funziona, «il pubblico non può stare solo a sentire, deve immaginare un suono celestiale quando suono quello strumento li», un piccolo problema tecnico risolto con simpatia quella che contraddistingue questo grande artista conosciuto in tutto il mondo. Le mani vanno velocissime sul piano così come veloci e intensi sono gli applausi del pubblico seduto in platea. Da Napoli si passa poi alla Toscana, «vi racconto la storia di un uomo che, negli anni ’70, ha tentato il successo, è un Toscano, io sono cresciuto in Toscana e quest’uomo è Duccio Vernacoli, un paroliere che aveva avuto un’intuizione un po’ avanti nei tempi; traduceva le canzoni americane non in italiano, ma direttamente in dialetto». È così che “Stanger is the night”, “I will survive” e “My way” diventano giochi di rime toscane che divertono il pubblico. Il concerto poi prosegue con toni più seri, il titolo dell’evento è “piano solo” , ma i pianoforte sul palco sono due e per uno di quelli, Bollani, addirittura suona in ginocchio. Dopo aver ringraziato Altieri, che lo nominò principino d’Ischia, Giancarlo Carriero e Renzo Arbore seduto tra le prime file, chiede per il suo bis dei brani da improvvisare. Il pubblico gli chiede, “Thriller” di Michael Jackson, Ufo Robot e Pino Daniele brani che mescola improvvisando e dimostrando, ancora una volta, il suo talento. Riserva un posto speciale poi per “Mafalda”, un brano scritto per Fred Bongusto che però non ha mai voluto cantare; nel testo Fred Bongusto s’innamora davvero di una donna dal fascino esotico, Mafalda. La personalizza allora su Ischia e Fred canta in un night di Lacco Ameno e negli occhi di Mafalda vede il nostro mare. «Quando le parole non bastano interviene il jazz», dice dal palco, raccoglie un applauso e va via dopo il bis. Il pubblico però lo acclama e Stefano Bollani ritorna sul palco per un omaggio a Pino Daniele e la sua “Putesse essre allero”, per chiudere così, con l’ennesimo inchino a mani giunte un altro bellissimo concerto.