Con le pitture murarie di autori ignoti fatte tornare alla luce la Torre di Michelangelo ha ritrovato importanza e notorietà
Cosa dicono quegli affreschi forse di artisti di passaggio o di abili disegnatori dilettanti locali, non è facile stabilirlo. Sicuramente in essi non è rappresentata la storia di Ischia e tanto meno delle famiglie che hanno abitato nella Torre. Aver riportato alla luce quei disegni fantasiosi vuol dire tanto e qualifica in maniera più specifica un edificio che fino a pochi decenni fa, abbandonato com’era e ignorato dagli acculturati locali, svettava nel verde di S. Anna in pieno anonimato. Un certo “richiamo” era dovuto solo al nome prestigioso di Michelangelo con cui lo si identificava
Fotoricerca ed elaborazione di Giovan Giuseppe Lubrano
Fotoreporter
La conferenza conclusiva della campagna di restauri della Torre di Michelamgelo tenutasi nei giorni scorsi presso la sala consiliare del Comune si Ischia ha rappresentato l’atto finale di una iniziativa cultural-promozionale che rilamcia l’antico monui,mento fra il Castello Aragonese e Cartaromana a Ischia. Al saluto del Sindaco dr Enzo Ferrandino e all’introduzione di Giorgio Brandi in rappresentanza del Circolo Sadoul, ha fatto seguito l’intervento del Prof. Thomas Danzl (Technische Universität di Monaco di Baviera) a cui il Sindaco Ferrandino ha promesso a breve la cittadinanza Onoraria e la relazione della Prof. Monica Martelli (Univ. SOB Napoli)con cui ha illustrato i risultati del programma di restauri dei disegni murali della Torre avviato dodici anni fa in base ad una convenzione stipulata tra il Circolo Sadoul, l’Accademia, l’Accademia di Belle Arti di Dresda, il Comune dì Ischia e la Soprintendenza BB.AA.
L’antica Torre di Michelangelo o se volete di Sant’Anna, con i suoi larghi e panoramici spazi che la circondano, sta vivendo suoi momenti di ritrovata notorietà che possono garantirgli un definitivo insperato rilancio. Tutto è incominciato negli anni ottanta, allorquando l’amministrazione comunale di Ischia guidata dal compianto Enzo Mazzella decise di intervenire con l’idea iniziale di bonificare alla meglio il cespite con i terreni circostanti. Ma constatato che si sarebbe trattato di intervento riduttivo, allargò il proprio raggio di vedute e chiese ed ottenne fondi più adeguati per avviare e portare a termine lavori decisamente più impegnativi per un completo restauro della secolare costruzione che versava in uno stato di totale fatiscenza e di degrado stabile all’esterno e nei locali interni dello storico edificio. Furono eseguiti lavori di risanamento nell’intera zona ed alla Torre, poi si passò agli intonaci che riguardarono le stanze ai piani inferiore e superiore conferendo all’ambiente un bell’aspetto del nuovo davvero sorprendente.
Solo che non si verificò con scrupolo lo stato dei luoghi nel chiuso della Torre dove si ignorò l’esistenza di vecchie pitture murarie in parte appena visibili, senza tener conto della loro importanza quali segnali di un’antichità che andava rispettata e non coperta da una riattintatura bianca per rendere completamente lindo l’intero interno restaurato. Fu un errore imperdonabile di chi volle quell’oltraggio. E’ innegabile che di quelle pitture murarie lasciate all’incuria e all’abbandono della Torre nessuno in passato se ne è curato, come della Torre stessa nessuno negli anni addietro ha mostrato un benché minimo interesse per la sua storia e per la cultura del vecchio patrimonio architettonico esteso fino al Borgo di cui il cespite di riflesso faceva parte.
Perfino gli storici che ci riguardano hanno scritto poco o niente perché nessuno di essi si è mai preso la briga di approfondire l’argomento partendo da lontano, da quando si avverti la necessità di costruire l’imponente manufatto, ponendo la Torre al centro di accurate indagini conoscitive, anche se solo di riferimento, per ricostruirne la sua storia rifacendosi ai luoghi, date e personaggi esistenti a quel tempo, utilizzando per altro anche un poco di immaginazione che non avrebbe guastato, anzi avrebbe aiutato a rendere più reale la ricostruzione del racconto. Invece niente di niente. Vi sta provando il sottoscritto con la sua “Storia della Torre e del Borgo di Celsa” di prossima pubblicazione, dove è ricostruita la vita quotidiana del Borgo, del Castello e della Torre stessa , in particolare della Torre animata da soldati della guarnigione del governatore che occupavano il piano terra e dalle famiglie di Innico e Alfonso D’Avalos con le rispettive prime donne della famiglia Laura Sanseverino consorte di Innico D’Avalos e Diana di Cardona consorte di Alfonso D’Avalos e madre del giovane condottiero Ferrante D’Avalos che andò sposo a Vittoria Colonna sul Castello d’Ischia il 27 dicembre 1509. doveroso altresì rilevare che nella riscoperta dell’ antica Casa- fortezza voluta dal Re Alfonso D’Aragona detto il Magnanimo , stanno avendo una parte importantissima e direi determinante i dirigenti del Circolo Culturale Georges Sadoul di Ischia, che attraverso una convenzione con l’Universtà di Dresda, l’ente pubblico proprietario della Torre, il Comune d’Ischia, e la Sovrintendenza, da oltre un decennio stanno portando avanti un particolare ed impegnativo progetto di restauro proprio sulle pitture murarie all’interno della Torre, riportate alla luce in chiara evidenza, alla visione di tutti.
Senza dubbio si tratta di una operazione culturale di alto profilo tecnico-artistico eseguito negli anni in cui si è lavorato con estrema cura da una sessantina di giovani restauratori alternandosi fra loro e diretti Dai prof. Thomas Danzl e Monica Martelli. Cosa dicono quelle pitture murarie, forse di artisti di passaggio o di abili disegnatori dilettanti locali, non è facile stabilirlo. Sicuramente in esse non è rappresentata la storia di Ischia e tanto meno delle famiglie che hanno abitato nella torre. Aver riportato alla luce quei disegni fantasiosi, vuol dire tanto e qualifica in maniera più specifica un edificio che fino a pochi decenni fa, abbandonato com’era e ignorato dagli acculturati locali, svettava nel verde di S.Anna in pieno anonimato. Un certo “richiamo” era dovuto solo al nome prestigioso di Michelangelo con cui lo si identificava. Se c’è stata polemica sulla denominazione della Torre lo si deve solo a chi, interpretando la storia in totale libertà, ha messo in mezzo il nome di Guevara attribuendolo alla Torre con cui c’entrava molto poco, per scalzare il nome del povero Michelangelo che aveva il solo torto di essere legato alla storia della nostra Vittoria Colonna.
Oggi, come da circa cento anni, la Torre è denominata ufficialmente Torre di Michelangelo o di S. Anna. E questo basta per mettere il punto su una polemica che non ha ragione di esistere. Il lavoro di restauro alle pareti interne della Torre è ben altra cosa. Una Torre tutta affrescata con disegni d’epoca anche se di autori ignoti, riscoperti e presentati come artistica testimonianza di un lontano storico passato sia pur fantasioso, colloca l’antica casa-fortezza di diritto nell’itinerario del turismo culturale dell’sola. Il Sadoul di Ischia si concentri su questa vera importante “certezza” e si lasci lodare per quello che fin’ora con impegno nella Torre ha saputo realizzare. Guevara appartiene ad altri lidi e ad altra storia. “Inciampare” ancora una volta sul nome Guevara è irragionevole.
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