A Ischia ogni abitante produce in media oltre 745 kg di rifiuti all’anno, ovvero oltre 2 kg al giorno. A Barano, invece, ogni abitante produce una media di 1,18 kg al giorno di rifiuti e questo dato lo rende il Comune isolano dove si produce meno spazzatura per residente. A dircelo è Dossier a cura di Legambiente Campania in collaborazione con Arpac e O.R.G.R. – Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti – per la 16esima edizione di “Comuni Ricicloni”.
LA DIFFERENZIATA SULL’ISOLA D’ISCHIA
Nessuno dei sei Comuni dell’isola ha raggiunto percentuali di raccolta differenziata tale da essere menzionata in modo positivo nel dossier di Legambiente. È nel Comune di Ischia dove si differenzia di più sull’isola con una percentuale media raggiunta nell’anno 2019 pari al 54,1. A seguire Barano dove i rifiuti differenziati sono stati il 50,3%. Sotto la quota del 50% Lacco Ameno con 38,%, Casamicciola con 37,9% e Forio con 36,4%. Fanalino di coda Serrara Fontana che cui raccolta ha toccato solo quota 13,8%. I dati sulla raccolta differenziata evidenziano anche un calo sostanziale rispetto all’anno precedente. Nel 2018, infatti, a Barano aveva superato il 55% di raccolta differenziata, a seguire Ischia con il 53,5%. Ed ancora Forio con il 39,7% di raccolta differenziata, Casamicciola con 38,8% e Lacco Ameno con 38,07%, anche lo scorso anno il dato relativo al Comune di Serrara Fontana non è stato positivo. Secondo i dati del 2018, infatti, l’ultimo Comune isolano per raccolta differenziata con una percentuale differenziata di 20,1% era Serrara Fontana.
Secondo l’Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti “La tendenza storica evidenzia che dopo un costante incremento della percentuale di raccolta differenziata dal 2009 al 2016, gli ultimi tre anni registrano una situazione sostanzialmente stabile con una percentuale di raccolta differenziata che si aggira intorno al 53%”. Su scala provinciale, i maggiori valori di produzione pro capite si rilevano per la provincia di Napoli, con 480 chilogrammi per abitante per anno, seguita da Caserta (450 kg per abitante per anno), mentre il valore più basso si osserva per Avellino, con 355 chilogrammi per abitante per anno. Nel 2019 in Campania la frazione organica rappresenta oltre 625 mila tonnellate, pari al 24% del totale della produzione di rifiuti, che viene trattata in gran parte a 700km dalla nostra regione con l’impossibilità di creare filiere virtuose come quelle in atto ad esempio in Calabria. Complessivamente sono 282 i Comuni campani che superano il 65% di raccolta differenziata e 215 quelli che superano il 45%, è possibile quindi individuare 54 Comuni che risultano essere in forte ritardo rispetto all’obiettivo del 65%. E tra questi, senza dubbio, c’è Serrara Fontana. «Serve chiudere il cerchio», ha detto Maria Teresa Imparato presidente di Legambiente Campania. «Senza questo percorso la raccolta differenziata diventa solo un esercizio costoso per i 282 comuni campani che nel 2019 hanno superato il 65% di raccolta differenziata, e alcuni di gran lunga, rispettando il limite di legge dell’ormai lontano 2012. Comunità virtuose che credono da anni fortemente nella gestione sostenibile dei rifiuti e che hanno portato la percentuale di raccolta differenziata regionale al 52,81% anche nel 2019, mentre vivono nella regione dove si paga la tassa più alta per i rifiuti, circa 419 euro all’anno contro una media italiana di 300 euro. Il numero di comuni ricicloni e il dato regionale della raccolta differenziata hanno ormai un lentissimo incremento residuale nell’ultimo triennio che riflette lo stallo di un cerchio che non si chiude. Un’impasse che fa crescere di poco anche i Comuni Rifiuti Free, quelli che producono 75kg/anno per abitante di materiale non recuperabile, che nel 2019 in Campania sono 107. Uno sforzo però da non sottovalutare perché la direzione che indica l’Europa è proprio la riduzione della produzione di secco residuo per abitante. Una strada da percorrere con successo quella che stanno pratica
Una strada da percorrere con successo quella che stanno praticando i comuni che hanno aderito alla nostra campagna “Facciamo secco il sacco” con accorgimenti nel numero di giorni di conferimento del secco nei calendari della raccolta, con importanti azioni di comunicazione dedicati alla cittadinanza e approfondimenti sui materiali e le filiere che si possono realizzare liberando il sacco dell’indifferenziato da imballaggi riciclabili. Filiere che mettono sul mercato nuovi prodotti realizzati in maniera sostenibile e per questo devono essere incentivati attraverso il rispetto del Green Pubblic Procurment, uno strumento importante che introduce l’obbligatorietà dei criteri minimi ambientali per la spesa pubblica».