Ci mancava lo sciopero dei fedeli
Le questioni ecclesiastiche ci hanno sempre affascinato molto poco. Anzi, spesso ci hanno suscitato sentimenti di repulsione, e non ce ne voglia nessuno. Inevitabile che questo succeda quando si combattono lotte intestine e di potere all’interno di un’istituzione che dovrebbe rappresentare ben altro. E anche ai piani alti a qualcuno starà davvero venendo un senso di nausea. La rivoluzione all’interno della Diocesi di Ischia è figlia di una situazione nella quale hanno davvero torto tutti e – soprattutto – nessuno ha saputo farsi bene i conti. Partiamo dal vescovo, Gennaro Pascarella. Il Pastore ha deciso di seguire qualche “pecorella” del suo gregge (ormai prossimo alla pensione e che dunque non si capisce nemmeno quali interessi personali avrebbe potuto trarre, se non magari per conto terzi) ed ha estromesso don Carlo Candido dall’ormai suo “habitat naturale” di Ischia Ponte. Tutto questo, senza considerare quella che sarebbe stata l’inevitabile insurrezione popolare. Che puntualmente è avvenuta. Hanno sbagliato i frati e Padre Mario Lauro, che evidentemente pensavano di poter subentrare a Carlo senza trovare uno “tsunami” di ostracismo probabilmente senza precedenti nella storia recente della Chiesa isolana. Alla fine Pascarella ha commesso l’errore bis nominando don Gaetano Pugliese (e pensare che un detto recita “errare umano ma perseverare è diabolico”, e perdonateci l’accostamento tra sacro e profano) e come se non bastasse il resto anche i fedeli hanno deciso di prendersi un ruolo di primo piano in questa “sagra degli orrori”.
La foto scattata domenica mattina da Michele D’Antonio (che vedete in pagina) è iconica e la dice lunga sulla piega che stanno prendendo gli eventi, ormai in una condizione di inesorabile e inarrestabile deriva. Siamo all’interno della Chiesa dello Spirito Santo e don Gaetano Pugliese sta celebrando la Santa Messa delle 9. Un appuntamento nel quale solitamente il luogo di culto è gremito eppure nella circostanza si presenta praticamente vuoto. Insomma, come gli ultras in curva, ecco arrivare anche lo sciopero della Fede. Una sorta di boicottaggio in difesa di don Carlo col povero don Gaetano che ne fa le spese. Insomma, se alla torta mancava la ciliegina direi che è stata messa. Potremmo discutere per giorni, forse settimane, sull’opportunità di adottare una tale forma di protesta (parlare di coincidenza vorrebbe dire prendere per il c… noi stessi e i lettori) ma non possiamo omettere di sottolineare come quanto accaduto rappresenti un altro passo – vorremmo pensare l’ultimo ma ormai non ce la sentiamo di essere così ottimisti – verso il baratro più assoluto. E se a tutto questo si accompagna la voce sempre più insistente che a generare il conflitto intestino in seno alla Chiesa isolana siano interessi economici (Ischia Ponte vanta pur sempre una delle parrocchie più ricche presenti sul territorio isolano e anche ai fronte a messaggeri di Dio in terra la vile pecunia è pur sempre un dettaglio tutt’altro che trascurabile).
Come uscire da una situazione che definire kafkiana potrebbe sembrare un eufemismo? L’impressione è che la “frittata” sia stata ormai fatta ed anche per le exit strategy bisognerebbe rivolgersi davvero a qualche mente allenata e “finissima”. Il vescovo Pascarella l’ha combinata grossa ed oggi recuperare credito nella comunità ischiapontese (e non solo) è un’impresa quotata davvero alta da parte dei bookmakers. Intanto don Gaetano Pugliese è amministratore parrocchiale ma comunque prima o poi servirà un nuovo sacerdote – dunque il posto è ancora vacante perché parliamo di due ruoli ben distinti – ma la sensazione è che la matassa si vada ingarbugliando in modo drammaticamente irreversibile. E così mentre le ipotesi si sprecano e si rincorrono, tra queste anche l’opzione che la Cattedrale possa diventare Chiesa con don Carlo che così avrebbe la chance di tornare sul “luogo del delitto” (ma qui parliamo davvero di “FantaChiesa” anche se… non bisogna mai mettere limiti alla Provvidenza). Intanto a proposito di “fedeli tifosi” ecco che arriva anche la manifestazione di protesta, sia pure sotto forma di fiaccolata. E’ stata organizzata per domani sera, mercoledì 12 ottobre, a partire dalle ore 20 con partenza da Piazzale Aragonese ed arrivo sino al Seminario. Un gesto certo forte ed eclatante mirato a manifestare una volta di più a mons. Gennaro Pascarella la volontà della comunità di Ischia Ponte e non solo. Carica, allora, all’insegna del “Don Carlo o muerte” (sì, stiamo un po’ esagerando, ma capirete… in questa storia personaggi e interpreti hanno scantonato decisamente peggio). Il problema è che probabilmente servirà a poco: pur volendo il vescovo difficilmente potrà fare marcia indietro, soprattutto se la stessa è stata dettata dalla sollevazione popolare. E allora, come venirne fuori? Mai come stavolta siamo nelle mani di Dio. E non è soltanto un modo di dire…