«Ci ha chiesto di fermarci, poi il tragico epilogo»
Ieri pomeriggio l’ultimo saluto al 39enne Swen Andreas Trani, deceduto tragicamente nella tarda serata di mercoledì mentre giocava a calcetto a Barano. Le parole del medico Pasquale Scannapieco, anche lui in campo e che ha prestato i primi soccorsi. Dolore, sgomento e incredulità i sentimenti che albergano nella comunità ischitana
Dolore, sgomento, incredulità. Non ci sono parole, non ce ne potranno essere. La morte assurda di Swen Andreas Trani, il rito funebre celebrato ieri pomeriggio con la salma inumata presso il cimitero di Barano, un uomo che non aveva ancora compiuto 40 anni che lascia moglie e tre figlie stroncato da un malore che non gli ha dato scampo mentre giocava a calcetto con gli amici nel campo sportivo “Don Luigi Di Iorio” di Barano. In campo, mercoledì sera, c’era anche Pasquale Scannapieco, noto e stimato medico ischitano. La sua testimonianza, peraltro, lascia intendere anche come la causa del decesso, per quello che conta, potrebbe non essere stata di natura cardiaca. “Quando si è sentito male io mi trovavo lontano dal punto in cui si trovava lui – racconta il dottore a Il Golfo – ricordo che ha chiesto di fermarci un attimo perché si sentiva poco bene. Si è inginocchiato, ha avuto le convulsioni e subito ho iniziato a prestare i soccorsi. Quando le convulsioni si sono attenuate non ho più sentito il polso e ho iniziato massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca fino all’arrivo dell’ambulanza che è stato abbastanza celere. Credo che alla luce della dinamica esposta, il problema potrebbe essere stato di natura cerebrale, ma è chiaro che parliamo solo di ipotesi”. In un caso come nell’altro, nulla ha messo in discussione le cause naturali del decesso al punto che il sostituto procuratore ha disposto la liberazione della salma senza dover ritenere di procedere all’esame autoptico.
A Pasquale Scannapieco, che è stato aiutato nei soccorsi da altri due calciatori (non medici di professione) chiediamo se qualcosa avesse lasciato presagire l’improvviso malore e la sua risposta è lapidaria: “Assolutamente no, posso dirvi che ci eravamo passati la palla fino a tre secondi prima, davvero nulla lasciava presagire un epilogo del genere”. Poi il medico conclude: “Ho giocato poco con lui, ricordo che ci siamo visti a qualche cena e che mi ha aiutato a risolvere problemi di natura informatica, materia sulla quale Swen era decisamente preparato. La nostra non era una frequentazione costante, ci incontravamo sui campi di calcio, ma posso dirti che era una persona gioviale e disponibile”. Anche sul profilo facebook della Lega Isolana Calcetto, che organizza il torneo estivo che vedeva impegnato Swen, arriva il cordoglio ma anche l’unanime decisione di fermare la “giostra”, perché andare avanti dopo quello che è successo in fondo non avrebbe senso. “Ieri sera (mercoledì per chi legge, ndr) – eravamo al campo di gioco per la seconda giornata del Master. È stata, come sempre, una serata splendida vissuta tra sorrisi e gol. Poi, ad un tratto, è calato il buio sulle nostre anime. Tristezza, spavento, incredulità hanno preso il sopravvento nel momento in cui la notizia ha iniziato a circolare. In pieno accordo con i capitani delle squadre, abbiamo sospeso le partite. Era, per noi, una scelta dovuta. In quel momento la nostra voglia di giocare, divertirci, migliorarci non poteva che retrocedere dinanzi ad un dramma di tali dimensioni, così vicino a noi ed a chiunque vive questo mondo. La Lega Isolana Calcetto partecipa al dolore della famiglia Trani, pur sapendo che, dinanzi ad eventi di tal portata, le parole a nulla servono”. E poi, restando ai social, i tanti messaggi di cordoglio e saluto ad un amico gentile e sorridente. Tutti accompagnati da un minimo comune denominatore, riassunto al meglio nelle parole di Marco: “Fatico a capire”. Già, perché davvero non può esserci una spiegazione a tutto questo. Riposa in pace, Swen, un abbraccio alla famiglia da parte della redazione del nostro giornale.