CULTURA & SOCIETA'

Chiude la mostra “In fragilia”, ricostruire Ischia attraverso le acque Ecco i vincitori del seminario di progettazione

I vari gruppi di studio hanno profuso uno sforzo di grande rilievo che ha messo a fuoco punti di forza e punti di debolezza del territorio, intervenendo sui ‘luoghi fragili’ con grande sensibilità e con proposte talvolta più compiute, talvolta meritevoli di approfondimenti futuri. Un contributo di idee e progetti che potrà essere visionato nel periodo estivo presso l’Atelier delle Dolcezze

Ha chiuso mercoledì 26 giugno la mostra “In fragilia. Reconstructing by the waters of Ischia”, allestita nella Sala delle Antiche Terme presso il Municipio di Ischia, con i lavori degli studenti provenienti da 11 Scuole di Architettura italiane ed estere che hanno partecipato al seminario di progettazione itinerante Villard: 20, quest’anno dedicato all’isola d’Ischia e curato da Lilia Pagano, Paola Galante e Maria Lucia Di Costanzo del Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli (responsabili scientifici per l’Università Federico II di Napoli: Lilia Pagano e Roberto Serino DiARC, Giulio Zuccaro Plinivs).

A poco meno di un anno di distanza dalla tappa inaugurale svolta nel mese di ottobre e dedicata alla conoscenza del patrimonio isolano, delle sue risorse e criticità, gli studenti universitari sono tornati sull’isola portando con sé l’esito delle sperimentazioni incentrate su aree ricadenti nel comune di Ischia, selezionate dagli organizzatori del seminario di concerto con l’amministrazione comunale, utili ad esplicitare il tema “In fragilia” e strumentali ad interpretare l’invito a ricostruire Ischia attraverso le sue acque.

La presentazione dei lavori si è svolta dal 20 al 22 giugno nell’ambito di un convegno inaugurato dal Sindaco Enzo Ferrandino, insieme al Direttore del Dipartimento di Architettura Michelangelo Russo, ed al coordinatore nazionale di Villard Marco D’Annuntiis. Ad aprire i lavori una lectio magistralis sul tema delle Ricostruzioni del Prof. Alberto Ferlenga, Rettore dello IUAV – Istituto Universitario di Venezia e fondatore di Villard.

Una giuria presieduta dal Prof. Francesco Rispoli (DiARC) e composta dall’Arch. Aniello Ascanio per il Comune di Ischia, il Prof. Antonello Monaco (Uni Roma La Sapienza), l’Arch. Giovannangelo De Angelis per l’Associazione PiDA, ha valutato i lavori dimostrando un sentito apprezzamento come evidenziato dalle note del Presidente della giuria: «I progetti messi a punto costituiscono, nel loro insieme, un dono al territorio dell’isola. I vari gruppi hanno profuso uno sforzo di grande rilievo che ha messo a fuoco punti di forza e punti di debolezza del territorio, intervenendo sui ‘luoghi fragili’ con grande sensibilità e con proposte talvolta più compiute, talvolta meritevoli di approfondimenti futuri. (…) Resta un insieme di lavori che esprime nel suo complesso un’articolazione di studi, un patrimonio di idee e un insieme di punti di stazione a partire dai quali si potranno sviluppare scenari capaci di dare risposte di qualità ai nodi presenti nel territorio».

La giuria ha assegnato tre premi ex-aequo: al gruppo Università di Napoli “Federico II”, Alessia Iodice, Stefano Lardieri, Lea Manfredonia, Ginevra Masturzo, Gessica Pepe, Maria Elena Perrotta, Ciro Salomone, Giuseppe Sorrentino, Alice Valentino, per lo studio contraddistinto dal motto “Il terzo paradiso” «Per aver colto, con un pregevole concerto di sistema dei tre gruppi di lavoro, con apprezzabile sensibilità i caratteri morfologici dei luoghi e le interrelazioni tra i nodi in cui si articolano i casi di studio e la loro definizione architettonica»; a Sofia Souvatzoglou (Università di Patrasso) per il progetto “Enhance and Recreate”sulle aree litorali di Ischia Ponte, «per la capacità di postillare con interventi puntuali, minimi, talvolta quasi effimeri-provvisionali un progetto che ha assunto il paesaggio di Ischia come grande infrastruttura di straordinario valore come base per un attento innesto di presenze architettoniche elementari»; a G. Barba, A. M. Cappella e A. Scandone dell’Università di Pescara con il progetto “La città pubblica”«per la riqualificazione, attraverso l’architettura, di un difficile brano del paesaggio di Ischia. L’innesto di una traccia verde che lega terra e mare dal corpo pressoché estraneo del Polifunzionale».

Ads

De Angelis: «Tutte le società che hanno investito in architettura, oggi sono società nelle quali l’economia funziona meglio, la gente vive meglio, lo sviluppo è una costante che non conosce battute d’arresto. Il passato ci insegna che chi non investe in architettura, nel futuro non trova nulla»

Ads

Sono state inoltre assegnate tre menzioni speciali: al gruppo dell’Università di Palermo per il progetto dal motto “Architetture tra terra e mare” «per la capacità di privilegiare gli strumenti dell’architettura per dare senso a un paesaggio la cui fragilità ammette risposte che non siano solo di tipo tecnologico o manageriale»; al gruppo dell’Università di Ascoli Piceno per il progetto dal motto «Move Ischia», «per la proposta delle ‘fermate di emergenza’, che coglie un nodo critico del territorio di Ischia che risolve con una risposta architettoniche dotata di senso”; ai due gruppi École nationale supérieure d’architecture Paris-Malaquaisper i progetti “Resistenza e Rewilding” «per le proposte, talvolta caratterizzate dall’‘eccesso’, che propongono però un ‘immaginario’ capace di offrirsi come riferimento a coraggiose visioni del futuro».

Benché gli studenti abbiano fatto ritorno ciascuno nelle proprie sedi, l’esperienza Villard:20 non lascia l’isola: il contributo di idee e progetti resta sull’isola e potrà essere visionato nel periodo estivo presso l’Atelier delle Dolcezze in Piazza degli Eroi.

«Il rapporto tra mare ed terra era solo uno degli ingredienti del seminario», ha ricordato l’architetto Giovannangelo de Angelis. «Il tema proposto da Villard aveva un nome chiaro: “in fragilia”. Partire dunque dalle fragilità del territorio, dalla sua geologia, dagli eventi naturali che lo hanno segnato, come il terremoto, dal dissesto idrogeologico e da un abitato visto nella sua espansione incontrollata.» «Queste fragilità hanno avuto una serie di risposte molto diverse che inevitabilmente riflettono idee, approcci e modi di confrontarsi molto differenti. Ha prevalso quella che viene spesso individuata come “l’identità negata” dell’isola d’Ischia e che, grazie all’architettura, si potrebbe recuperare.»

Nel corso degli anni, tanti giovani studenti di Architettura o Ingegneria delle Università italiane si sono cimentati con progetti visionari su diverse aree dell’isola: a partire da corso principale di Lacco Ameno, il lungomare che porta a Casamicciola, il porto di Forio. Idee talvolta ardite che hanno fatto anche storcere un po’ il naso ma che provano a ridisegnare il territorio eliminando le sue storiche criticità.

«Siamo molto soddisfatti dei risultati perché, al di là del singolo progetto,  l’isola che viene fuori ci appare molto migliore di quella di oggi» ha continuato De Angelis. «Specialmente per quanto riguarda alcune zone molto degradate: penso all’area delle case popolari oppure alla zona del Polifunzionale, o degli aggregati urbani casuali e non pianificati. A volte basta poco, anche solo un segno, o cambiare un colore, quinta scenica, aggiungere un po’ di verde.»

Creatività o raziocinio? «Nei progetti ha prevalso la razionalità, non perché ce ne sia più bisogno: in realtà, noi stessi siamo parte razionale e parte creativa. L’architettura è fatta dagli esseri umani, quindi risponde a entrambe le esigenze. I francesi che hanno partecipato al seminario, ad esempio, hanno puntato molto sulla emotività. Sono andati nelle viscere dei problemi ricorrendo a idee molto forti, precise, con un approccio completamente diverso e con un linguaggio più spinto, di impatto, anche irriverente, rispetto ai nostri»

De Angelis è anche presidente del PIDA, il Premio Internazionale Ischia di Architettura. «Una settimana fa, in un convegno internazionale di architettura a Selinunte, abbiamo presentato la prossima edizione del premio. Dopo gli studi e l’attività svolta al Maio per affrontare la fase delicata del post sisma, anche in collaborazione con l’architetto giapponese Atsushi Kitagawara, quest’anno metteremo in campo tutta una serie di iniziative dal prossimo settembre fino a Natale: eventi, forum convegni, mostre, tavoli di confronto, ma anche strutture antisismiche che saranno donate al territorio per cercare in qualche modo di mitigare le sue problematiche. Di questo devo ringraziare sempre il professor  grazie alla sensibilità del professor Marco Imperadori del Politecnico di Milano che ha raccolto le adesioni di tante aziende e ricercatori.»

Cosa possono fare gli architetti isolani per la ricostruzione? Avranno un ruolo, in una fase così delicata e strategica?
«Me lo auguro – conclude Giovannangelo de Angelis – Gli architetti possono fare moltissimo. Tutte le società che hanno investito in architettura, oggi sono società nelle quali l’economia funziona meglio, la gente vive meglio, lo sviluppo è una costante che non conosce battute d’arresto. Il passato ci insegna che chi non investe in architettura, nel futuro non trova nulla. Il mio auspicio è che si investa in architettura, si creda nel valore che possono dare al territorio l’architettura e tanti professionisti isolani. E’ questo che cerchiamo di comunicare»

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex