Cerco sarti e stilisti per realizzare mascherine, l’appello sul web
E’ Piero Temante a fare questa richiesta: fornirebbe lui tessuto idoneo e sarebbero distribuite gratuitamente a quanti ne avessero bisogno
E’ Piero Temante, che nella vita si occupa proprio di sicurezza sul lavoro, a lanciare un appello sul web alla ricerca di manodopera per realizzare mascherine chirurgiche. “Ho la possibilità – scrive nel suo appello – di acquistare e fornire per i prossimi giorni tessuto idoneo da una azienda per la realizzazione di 4/5000 mila mascherine chirurgiche. Ma ho bisogno di sarte e stiliste che vorrebbero realizzare gratuitamente per bisognosi, anziani, forze dell’ordine ecc.I dettagli sulla realizzazione posso fornirli io.
Ovviamente le mascherine non possono essere certificate, ma se usate idoneamente possono servire per il non contagio tra la popolazione e protezione da schizzi diretti. Se tutti la indossano facciamo un grande passo in avantiSe qualcuno partecipa alla spesa si potrebbe perfino acquistare una bobina enorme per produrne tantissime, oppure prendere ancora più fogli.Contattatemi in privato”. E nella giornata di ieri sono stati diversi i contatti avviati, ma Ischia può fare molto di più. Da quando è iniziata questa pandemia vi abbiamo raccontato di Stefan Ilasi, il sarto del Grande Hotel della Regina Isabella che subito si è messo all’opera per fabbricare mascherine. Come lui anche Angela Minigolla e lo stilista Piero Camello anche se in chiave un po’ ironica.
Le mascherine chirurgiche (dispositivi medici) non ci proteggono dal Coronavirus, ma possono fungere da barriera verso l’esterno per evitare che chi le indossi diffonda il contagio. Sono normalmente formate da 3 strati di tessuto non tessuto (in fibre di poliestere o polipropilene) che filtrano l’aria in uscita e proteggono da schizzi di liquido, come la saliva emessa con tosse o starnuti. Non proteggono in entrata dal virus perché non aderiscono bene al volto e l’aria passa facilmente dai bordi.Delle buone mascherine “Fai-da-te” possono imitare la funzione di quelle chirurgiche.«Aiutare il prossimo – ci dice Piero – è qualcosa che dobbiamo fare tutti. Ho verificato che molte persone, purtroppo, non indossano le mascherine mettendo potenzialmente in pericolo coloro che indossano le chirurgiche e quelle fai da te. L’ideale sarebbe che tutti le indossassero in modo da evitare al massimo il contagio. Purtroppo, anche le scorte delle chirurgiche sono ad oggi limitate ed i tempi di arrivo sono abbastanza lunghi.
Così, da esperto in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, conoscendo da tempo le norme relative al corretto uso ed alla fabbricazione delle mascherine ho pensato di lanciare un appello alle sarte, stiliste e a tutti colori che possono fabbricarle».Una buona mascherina va realizzata, preferibilmente, con tessuto non tessuto (TNT) in poliestere e/o polipropilene con almeno 3 strati (peso da almeno 40 grammi al metro quadro per strato), tessuti di vario genere (filtranti e con densità e peso non inferiore a quelli indicati in precedenza) e/o carta speciale trattata. Deve aderire il più possibile al viso comprendo naso e bocca, tenuta con elastici o lacci. Si possono realizzare anche a forma di conchiglia.Ovviamente, quelle “fai da te” non possono essere commercializzate e va chiarito che non sono sterili. Quindi, si consiglia di sterilizzarle prima e nel caso di riutilizzo con soluzioni a base di alcol (oltre il 70%). «Nella fattispecie sto procurando, finché disponibile, del TNT del peso variabile da 50 a 150 gr al metro quadro e, se tutto va bene, una carta speciale filtrante trattata per la produzione di mascherine da 90 grammi al metro quadro. Con 100 kg di carta speciale possono essere realizzate circa 4000 mascherine fai da te modello mascherine chirurgiche o a conchiglia (tipe le KN 95 in circolazione) ovviamente non certificate e che non possono garantire le performance di quelle in commercio, ma che possono comunque aiutare a ridurre il contagio tra la popolazione. Cercando poi di distribuirle in primis ad anziani, operatori della catena alimentare, e coloro che ne hanno bisogno». La prima a rispondere all’appello è stata Maria Scotti “Princmay” che subito si è messa a lavoro, dopo averne verificati i prototipi. Ma all’appello hanno risposto già molte persone, gli ischitani, si sa, hanno un grande cuore.
Si ma non capisco la richiesta di stilisti. A che serve uno stilista per un DPI?