Cava Pozzillo, incubo finito: tutti assolti dalla Corte dei Conti
Una serie di mancati adempimenti legati al sito ritenuto una pericolosa discarica necessario di bonifica aveva visto la Procura puntare l’indice accusatorio su Bassolino, Caldoro ma anche sugli ex sindaci casamicciolesi D’Ambrosio, Ferrandino e Castagna. Che però, è stato stabilito, non hanno alcuna responsabilità nella gestione di una “storia infinita”
La sezione giurisprudenziale per la Campania della Corte dei Conti ha posto la parola fine a un lungo e tortuoso iter giudiziario relativo alla presunta mancata bonifica di Cava Pozzillo a Casamicciola. Il giudizio di responsabilità era stato promosso dalla Procura regionale nei confronti di Antonio Bassolino, Massimo Menegozzo, Stefano Caldoro, Giovanni Romano, Vincenzo D’Ambrosio, Giovan Battista Castagna, Arnaldo Ferrandino.
LE SANZIONI DELL’UE E LA CRONACA DI UNA STORIA INFINITA
Per avere un quadro preciso della situazione, partendo da una serie di colpevoli omissioni da parte della Repubblica Italiana che per questo aveva ricevuto anche una pesante multa da parte della Comunità Europea, è opportuno leggere con attenzione cosa veniva contestato tanto agli amministratori di Palazzo Santa Lucia che a quelli che nel tempo si erano succeduti alla guida del Comune di Casamicciola, dove sorge territorialmente il sito incriminato di Cava Pozzillo. Si legge nel dispositivo che “nel Piano Regionale di Bonifica, adottato nel 2012 e approvato definitivamente nel 2013, si dava atto dell’esito delle indagini preliminari e degli interventi di caratterizzazione, iniziative finanziate anche grazie alle risorse di cui alla misura 1.8 del POR Campania 2000-2006, per cui la Regione Campania aveva piena e dettagliata cognizione della necessità di procedere alla bonifica di tutti i siti che all’epoca erano oggetto di specifica procedura di infrazione e che nel 2014 sarebbero rientrati nella sentenza di condanna da parte della Corte Europea (47 di 72). Peraltro sin dal luglio 2008 risultano adottati i decreti dirigenziali con cui sono state approvate dalla Regione, tramite i Settori provinciali e per ogni singola discarica, le risultanze del piano di caratterizzazione e del documento di analisi di rischio presentati dai singoli Comuni (che certificavano l’inquinamento del sito e la necessità di effettuare la bonifica dello stesso); nei provvedimenti era espressamente richiamato l’art. 424, comma 7, del d.lgs. n. 152/06; nessun Comune ha rispettato i termini previsti dalla normativa vigente per la presentazione del progetto di bonifica (sei mesi), tutti si sono attivati tardivamente”. Da qui si evincerebbe la responsabilità congiunta del Comune e della Regione. Non solo, la Procura Regionale aggiunge anche che “Ad avviso della Procura regionale, poi, costituirebbe ulteriore indice di gravità della colpa la constatazione che, al fine di dare corso alle iniziative di bonifica, erano stati ottenuti finanziamenti dell’U.E. ma, ciò nonostante, gli enti responsabili (Regione Campania e Comuni interessati) non sono stati in grado di provvedere ai loro compiti e di utilizzare nei termini risorse comunitarie per € 47.267.289,18”.
IL CASO CASAMICCIOLA E IL SITO RITENUTO “CONTAMINATO”
Si entra poi nel nocciolo della questione e nello specifico viene esaminato il caso Casamicciola. A riguardo il pubblico ministero sottolineava che nel lontano 2008 veniva autorizzato il piano di caratterizzazione, poi convalidato dall’ARPAC nel giugno 2009, ne conseguiva in capo al Comune termale l’obbligo di presentare entro sei mesi le risultanze dell’analisi di rischio. Passano quattro anni e la Regione Campania (giugno 2013) con apposita delibera programma il finanziamento delle attività di caratterizzazione e analisi di rischio e dell’eventuale bonifica delle discariche. Esattamente un anno dopo (maggio 2014) la giunta di Palazzo Santa Lucia diffidava il Comune di Casamicciola a presentare entro il termine di 30 giorni la documentazione per l’approvazione dell’eventuale progetto di bonifica, propedeutica alla successiva ammissione a finanziamento e all’avvio delle conseguenti attività. La risposta dell’ente attualmente ubicato al Capricho arriva a settembre e recita che il sito di Cava Pozzillo era “da considerarsi contaminato per il superamento delle concentrazioni di riferimento dello Stagno nei suoli profondi”. Ne scaturivano una serie di conferenze di servizi una delle quali, svoltasi nel gennaio 2015, vedeva assente il Comune. Nel 2016 poi la Regione scrive e ricorda all’amministrazione termale che a carico del Comune si sarebbe potuta configurare “la duplice ipotesi di danno ambientale per la mancata bonifica del sito e di danno erariale per la mancata utilizzazione dei fondi europei oramai non più disponibili”.
GLI ADDEBITI INDIRIZZATI AL COMUNE
L’accusa indirizzava una serie di addebiti al Comune termale, in particolare si legge che “ciò premesso il Requirente evidenzia che: a. si è verificato un ritardo nella trasmissione, da parte del Comune, delle risultanze dell’Analisi del Rischio, avvenuta circa 4 anni e 9 mesi dopo il termine previsto dalla normativa; b. si è verificata l’omissione della trasmissione da parte del Comune delle integrazioni richieste in sede di Tavoli tecnici e Conferenza di Servizi; c. emerge in atti il mancato rispetto della scadenza prevista dal POR Campania FESR 2007/13, che prevedeva la rendicontazione delle spese entro il 31.12.2015. Ciò comportava la perdita totale delle somme disponibili e la necessità di reperire nuove fonti di finanziamento per il completamento dell’opera”.
IL LAVORO E LA DIFESA DEGLI AVVOCATI
Relativamente alla linea difensiva condotta dagli avvocati degli imputati di casa nostra, si fa presente che “Nella comparsa di costituzione, la Difesa di Vincenzo D’Ambrosio e di Giovan Battista Castagna evidenzia che il 17.3.2017, la Conferenza di servizi convocata dal Dipartimento della Salute e delle Risorse Naturali della Regione Campania (con l’intervento del Comune di Casamicciola Terme, della città Metropolitana di Napoli, dell’ASL NA2 Nord e dell’A.R.P.A.C. – Dipartimento Provinciale di Napoli) ha approvato l’Analisi di rischio con la quale è stata acclarata l’assenza del rischio sanitario e ambientale, per cui ha dichiarato concluso positivamente il procedimento. Inoltre, gli ultimi accertamenti hanno dimostrato che i risultati analitici riscontrati nella prima campagna di misurazione, validati dall’A.R.P.A.C. con parere prot. n. 55 del 17 giugno 2009, erano errati atteso che ‘il sito denominato ex Cava Baino, non era contaminato e non andava incluso, già all’epoca, nell’elenco dei siti potenzialmente contaminati’. Ne è seguita: l’adozione da parte del Comune di due determine (n. 207 del 30.5.2017 e n. 212 dell’1.6.2017) in cui si è formalizzato che le misure poste in essere dall’Amministrazione Comunale assicuravano che i rifiuti, accumulati fino alla data del 1984 e lasciati in sito, non mettevano in pericolo la salute umana e l’ambiente, anche alla luce delle risultanze della Conferenza di Servizi del 17.3.2017, in base alle quali è stato dichiarato concluso positivamente ogni procedimento attivato ai sensi dell’art. 242 del D. lgs. n.152/2006 e ss.mm.ii.; la formalizzazione, da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (nota prot. 0012576 dell’8.9.2017), che la cava Baino (cava Pozzillo) è regolarizzata e per questo sito non è dovuta alcuna penalità. Alle superiori premesse conseguirebbe che solo per l’inerzia dell’apparato burocratico della Regione Campania e per il contraddittorio atteggiamento dell’A.R.P.A.C. (che nel giugno del 2009 aveva validato la caratterizzazione e poi ha richiesto ulteriori accertamenti, che hanno comunque dato lo stesso risultato) non si è risolta molto prima la problematica relativa alla discarica dismessa Cava Baino – ex Cava Pozzillo”.
PERCHE’ D’AMBROSIO E’ CASTAGNA NON HANNO COLPE
La Procura relativamente alla posizione del noto pediatra è poi ancor più categorico nel manlevarlo da ogni addebito e lo fa quando scrive: “il D’Ambrosio è del tutto estraneo alla responsabilità contestata, anzi ha ottemperato agli obblighi a suo carico. In particolare, anche in ordine ai presunti inadempimenti relativi alla progettazione ed esecuzione della bonifica, successivi all’approvazione del Piano di caratterizzazione dei rifiuti: a seguito del finanziamento ottenuto il Comune ha predisposto il Piano di caratterizzazione dei rifiuti, autorizzato con prescrizione del settembre 2008 e convalidato dall’A.R.P.A.C. nel 2009; il Comune di Casamicciola Terme non poteva procedere alla bonifica della discarica perché la Regione Campania non aveva posto in essere, fino alla data del 27.2.2012 (termine della Sindacatura D’Ambrosio) tutti gli atti necessari di sua competenza e propedeutici alla individuazione dei beneficiari del finanziamento”. Insomma, le tempistiche giocano senza dubbio alcuno a favore dell’ex primo cittadino del Comune termale.
Da un sindaco all’altro, anche l’avvocato Nunzia Piro, difensore di Giovan Battista Castagna ha rimarcato l’estraneità ai fatti del proprio assistito: “Quanto alla posizione del Castagna, la difesa evidenzia l’estraneità alla responsabilità contestata e l’avvenuta ottemperanza degli obblighi a suo carico, richiamando al fine i motivi indicati in relazione alla difesa del D’Ambrosio. Conclude ponendo in rilevo che, durante il mandato, il Castagna non ha offerto alcun contributo causale al presunto danno subito dal Ministero dell’Economia e Finanze, anzi egli si è sempre attivato per risolvere l’intera questione, ferma restando la considerazione che la discarica già nel 2009 risultava non inquinata (come da parere dell’A.R.P.A.C.) e che, quindi, non doveva essere inserita nel PRB del 2013, visto che lo stesso Ministero con nota dell’8.9.2017 ha deliberato che non è dovuta alcuna penalità per il sito di Casamicciola Terme”. Viene ribadita, dunque, ancora una volta la circostanza relativa al fatto che Cava Pozzillo all’origine non andava inserita tra i siti a rischio e da bonificare ubicati sul territorio regionale campano.
ARNALDO FERRANDINO E IL GRAVE DISSESTO FINANZIARIO
Tra D’Ambrosio e Castagna in mezzo c’è stato un altro sindaco, non a caso finito parimenti nel mirino della Corte dei Conti. Si tratta di Arnaldo Ferrandino la cui difesa, nel ripercorrere le iniziative assunte dal proprio assistito, ha ricordato “che l’operato e le iniziative da costui assunte devono analizzarsi alla luce della situazione di grave dissesto economico-finanziario in cui il Comune di Casamicciola versava al momento del suo insediamento nella carica; circostanza che rende la sua condotta legittima, puntuale e immune da dolo o colpa grave, in quanto conforme ai criteri di economicità ed efficacia a cui l’attività amministrativa nel suo complesso deve ispirarsi”. Insomma , una serie di indizi che portano inevitabile alla decisione della Corte presieduta dal presidente Salvatore Nicolella che conclude dichiarando inammissibile l’azione proposta nei confronti di Antonio Bassolino, Massimo Menegozzo, Stefano Caldoro, Giovanni Romano, Arnaldo Ferrandino, Vincenzo D’Ambrosio e Giovan Battista Castagna.