Casamicciola sbatte le porte in faccia alla solidarietà
Di Isabella Puca
foto Francesco Di Noto Morgera
Casamicciola – Sono dispiaciuti Nunzia, Lucia e tutti gli altri, semplici cittadini, che rappresentano il cuore della Catena Alimentare Casamicciola un’associazione nata qualche mese fa con l’intento di dar da mangiare alle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. Dove non arriva la Caritas arrivano loro senza chiedere nulla in cambio. Anzi, una cosa l’avevano chiesta ed erano andati direttamente dal sindaco del loro comune, Casamicciola. Una mattina della scorsa primavera si erano, infatti, recati al comune per poter parlare di persona con il sindaco Giovan Battista Castagna per chiedergli una sede, una stanza, uno sgabuzzino dove poter sistemare le derrate alimentari che ogni settimana raccoglievano per poi distribuirle alle varie famiglie. Fino ad ora, infatti, il tutto viene conservato a casa di Zio Franchino, un novantenne che ha messo a disposizione una camera della sua casa per questa buona causa. Purtroppo, però, la casa si trova al secondo piano e questo richiede uno sforzo maggiore nei trasporti. Quando Nunzia, Lucia si presentarono dal Sindaco, quest’ultimo promise che avrebbe fatto di tutto per riuscire a trovare una soluzione consona alla loro causa ma, trascorsa un’estate intera in cui la Catena Alimentare ha dovuto fermare il suo operato, il sindaco è scomparso portando con sé anche la minima speranza che lo vedeva deus ex machina nel risolvere questa situazione. «Ci siamo dovuti fermare – ci dice Nunzia con le lacrime agli occhi – ma ora ci chiedono di ripartire, e le famiglie sono aumentate rispetto a prima dell’estate. Tra poco sarà Natale, arriverà il freddo e molti di loro non hanno neppure i soldi per comprare una bombola di gas». I racconti di Nunzia toccano il cuore ma sono discreti; mai una volta che si sia lasciata scappare il nome di una delle famiglie che aiuta, «molte persone mi hanno detto di non aiutare tizio o caio perché magari si rivolgono anche alla Chiesa, ma a me non interessa. Io mi fido e se mi chiedono una busta della spesa gliela porto così come ho smesso di farlo quando mi hanno detto che ce l’avrebbero fatta anche da soli». All’inizio erano 11 le famiglie per un totale di 45 persone ad oggi, le persone che aiuta la Catena Alimentare, sono diventate 240 e non si trovano più solo a Casamicciola ma anche a Barano, a Forio, Lacco Ameno, Serrara Fontana e Ischia. Tuttavia, senza una sede dove poter conservare pacchi di pasta, pelati, biscotti, bottiglie d’olio e tanto altro che con generosità viene donato agli angeli di Casamicciola, così li chiamammo dopo il nostro primo incontro, la Catena Alimentare non può partire. «Il sindaco, – ci dicono amareggiati – ha chiuso le porte in faccia alla solidarietà. Ci ha presi in giro». Per fortuna, ciò che contraddistingue questo gruppo è la caparbietà nel non fermarsi dinanzi alle prime difficoltà, e nonostante il mancato aiuto da parte dell’amministrazione comunale, non si sono persi d’animo e sono riusciti a trovare una stanza nel comune di Casamicciola a pianterreno da fittare però a 200 euro al mese. «Non abbiamo nessun politico alle nostre spalle e nemmeno lo vogliamo, ma se ognuno di noi mettesse un euro, privandosi di un caffè al bar potremmo riuscire a partire e iniziare a distribuire le derrate alimentari garantendo una spesa settimanale per ciascuna famiglia». Dunque, a giorni, sarà possibile donare ciò che il proprio cuore comanda e la propria tasca dispone, direttamente da casa attraverso una petizione aperta sul sito www.buonacausa.org, una piattaforma semplice e gratuita. Se poi qualcuno di buon cuore che crede, quanto noi, in questa buona causa, intrapresa da parte di cittadini onesti che si danno da fare per aiutare gli altri senza chiedere niente in cambio e dispone di una stanza al pianterreno, può contattarci e saremo felici di metterli in contatto con la responsabile di quest’Associazione. Intanto, troverete tutti gli aggiornamenti sul gruppo Facebook “Catena Alimentare Casamicciola” dove ogni settimana vengono aggiornate le richieste di beni alimentari. «L’altro giorno – ha raccontato Lucia – sono andata da una delle famiglie a cui portiamo la spesa. Stavano dentro casa e avevano i giubbini addosso per il freddo. Spesso stanno con le candele accese in casa; è per non pagare bollette troppo alte»