Casamicciola divisa in quattro zone, il monito di Giulivo
Ieri mattina conferenza stampa prenatalizia dopo la riunione del Css in Prefettura. Il Direttore regionale della Protezione civile: «Con il mutamento climatico, vivere nella zona alta del paese comporterà inevitabilmente un rischio sempre più elevato»
Ieri mattina alla Prefettura di Napoli si è svolta una riunione del Centro coordinamento soccorsi (Css) attivato in relazione al disastro della frana di Casamicciola. Al termine dell’incontro, si è tenuta una conferenza stampa, moderata dal prefetto Palomba, con cui i soggetti coinvolti nella gestione dell’emergenza hanno fatto il punto della situazione.
L’onorevole Legnini ha ricordato il ruolo decisivo dell’informazione in questa fase emergenziale, in quanto l’incertezza finisce per intaccare la fiducia dei cittadini. Ieri mattina, ha spiegato il commissario all’emergenza, è stato preso atto degli studi e delle analisi eseguite da università e centri di eccellenza, coordinati dal dottor Giulivo, direttore regionale delegato a tali attività.
Il territorio è stato diviso in quattro zone: dalla zona A, quella a più alto rischio, fino alla zona D, quella più sicura e non toccata dagli eventi. In tal modo è stata ottenuta una lettura del territorio in termini di certezza, conoscenza ed effetti dei vari fenomeni. Quello che resta da fare, servirà a delineare i comportamenti dei cittadini, indicando chi potrà rientrare nelle abitazioni e chi dovrà seguire diverse istruzioni.
Dopo il 27 dicembre saranno chiarite le possibilità di rientro nelle case per gli sfollati e le questioni relative alle scuole
L’Amca, la società partecipata del Comune di Casamicciola, è già all’opera per relazionare sul riuso dei materiali recuperati.
Il 27 e il 28 dicembre ci saranno notizie, presumibilmente positive, per le scuole. In quei giorni i cittadini potranno sapere se e quando potranno rientrare in casa, e a quali condizioni.
Dunque, il lavoro procede spedito e ordinato per evitare il più possibile altri disagi alla cittadinanza.
Il dottor Italo Giulivo, direttore generale della Protezione civile in Campania, ha indicato da subito le categorie di lavori di somma urgenza da realizzare nel breve periodo per ridurre o mitigare il pericolo. Lavori che si sono coniugati con quelli della struttura commissariale, che si concluderà nella giornata di oggi con una relazione da presentare al Capo Dipartimento di protezione civile.
Giulivo ha spiegato che l’ordinanza dell’11 dicembre gli ha consegnato il ruolo di soggetto attuatore per coordinare le attività di studi e rilievi allo scopo di avere una relazione con valutazione speditiva dell’area colpita dagli eventi franosi.
Sono stati eseguiti numerosi sopralluoghi, e acquisita una notevole quantità di documenti, da ogni mezzo o soggetto in grado di far comprendere bene i fenomeni accaduti il 26 novembre. Una quantità d’acqua mai vista prima, 170 millimetri, ha provocato il distacco di 40mila metri cubi che si è abbattuta a grande velocità sui siti sottostanti. Un fenomeno che ha profondamente modificato la morfologia del territorio.
L’area era già oggetto di criticità, con un elevato grado di pericolosità. Siamo così pervenuti a un aggravamento della pericolosità dell’area. I tanti alvei della zona presentano una situazione di pericolosità che va affrontata. Via Monte della Misericordia era un canale di deflusso, ora è una strada: l’antropizzazione ha quindi acuito i rischi. Quando il tratto tombato si satura, l’acqua invade la carreggiata come un fiume.
Le azioni di protezione civile – ha precisato Giulivo – devono essere attivate subito, senza attendere oltre. È stato installato anche un pluviometro a Casamicciola. I fronti di frana sono monitorati da un radar controllato dall’Università di Firenze, e finora non sono state superate le soglie di allarme.
Esiste anche un’altra zona con pericoli di scivolamento del terreno superficiale, che coinvolge numerosi poderi privati.
In ogni caso Giulivo è stato molto chiaro, quando ha precisato che vivere nella zona alta di Casamicciola comporterà sempre un’elevatissima dose di rischio, che andrà progressivamente aumentando. I cambiamenti climatici, col Mediterraneo sempre più caldo, renderanno permanenti gli eventi atmosferici capaci di indurre fenomeni analoghi a quelli del 26 novembre.
Legnini ha comunque escluso di dover arrivare a un piano d’emergenza che contempli addirittura l’allontanamento della popolazione dall’isola, proprio perché lo scopo dell’azione varata in queste settimane è di arrivare a un grado di sicurezza necessariamente più elevato di quello precedente al 26 novembre.