Cara automobile, ecco perché (e per cosa) rinuncerei a te
Da anni si moltiplicano i convegni, i dibattiti, i seminari sulle nuove forme di mobilità, in grado di costituire una reale alternativa all’uso dell’automobile privata. Sabato scorso, ad esempio, presso il municipio di Ischia è stato presentato il “Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima” elaborato del gruppo Isolanova, che tra i molteplici obiettivi ha anche quello di ridurre il numero e l’uso dei veicoli privati, in funzione di una riduzione dell’inquinamento e dello spreco energetico che favorisca a sua volta il turismo. Sono infatti ben noti i problemi di traffico indotti dall’esagerato numero di vetture presenti sull’isola, che in pratica eguaglia il totale degli abitanti.
Nonostante l’ormai pluridecennale dibattito sulle soluzioni alternative all’uso dell’auto privata, siamo tuttavia ancora lontani dal trovare un vero rimedio, visto che la stragrande maggioranza degli isolani per il momento non rinuncia alla propria macchina. E che non si tratti di retorica, quando diciamo che il problema è vecchio di decenni, lo testimonia un articolo pubblicato su “La tribuna sportiva” da Giuseppe Silvestri, dove si legge: “Oltre 40 mila automobili ad Ischia, senza contare le centinaia di motociclette di grossa e piccola cilindrata che in continuazione sfrecciano per le strade dell’isola con rumori assordanti. A queste si aggiungono le centinaia di furgoni, camions. Strade continuamente intasate dal traffico: impossibilità di muoversi liberamente senza correre seri pericoli da parte dei pedoni nelle vie principali dell’isola”. La data dell’articolo? Luglio 1970, cioè addirittura quasi mezzo secolo fa.
Sull’altro fronte, ci sono le esigenze di chi abita in zone non sempre adeguatamente coperte dalla rete del trasporto pubblico, cosa che di fatto obbliga ad usare anche più di un’auto per famiglia. L’isola rispecchia la realtà nazionale, dove a fronte di alcuni grandi centri esistono comunque ampie e popolose aree di provincia diffusa che spesso si arrampicano in collina, con tutti i limiti e i condizionamenti connesi, anche inconsci, che inducono la stragrande maggioranza a non fare a meno della propria automobile: anche a costo di restare incolonnati, di non trovare parcheggi, di beccare multe, di rimanere spennati dalle molteplici tasse che colpiscono l’auto, ancora oggi considerata dallo Stato una fonte di introiti da mungere all’infinito. Un mezzo che era nato come una conquista di libertà di spostamento per le persone si è via via trasformato in un problema capace, come dice il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale, di rendere le nostre strade simili a enormi depositi a cielo aperto dove il sole si rifrange su autentici letti di lamiere.
Una rivista specializzata recentemente ha scritto: «Discutiamo pure di come farne a meno, ma il risultato è sempre lo stesso: di buone intenzioni continuano ad essere lastricate le vie dell’inferno e senza automobili non si va avanti. Ogni giorno peggio, anziché meglio». Eppure, uno dei punti fermi per il futuro dell’isola, sempre che ci sia una visione consapevole del nostro futuro, è liberare le strade principali dei nostri centri e borghi storici dai veicoli a motore. In attesa di vedere presto realizzate misure che producano risultati concreti in tal senso, abbiamo chiesto ad alcuni cittadini della nostra isola “cosa” potrebbe convincerli a non usare più la propria auto, o comunque a ridurne drasticamente l’uso. I pareri che vi riportiamo variano dalle proposte in prospettiva amministrativa, alle esperienze personali di chi ha cercato almeno individualmente una propria alternativa all’automobile. E non mancano dure critiche alla politica locale e agli stessi isolani per il loro modo di rapportarsi al mezzo di trasporto, pubblico o privato che sia.
Francesco Ferrandino