Camminare coinvolge l’intero sistema osteo-locomotorio
Nonostante un modello abbia un elevato sistema di ammortizzazione, possiamo percepirlo rigido o viceversa
Il piede è un organo fondamentale per le informazioni propriocettive che invia al cervello. Infatti, la rappresentazione corticale a livello sensitivo è più grande perfino di quella della mano.
Ma non dobbiamo fare l’errore di pensare che sia il solo organo di informazione sensitiva. Tutte le strutture musco-scheletriche sono “informatori” propriocettivi, e la posizione statica e la deambulazione dell’individuo sono il risultato dell’elaborazione completa delle informazioni posturali propriocettive.
Camminare coinvolge l’intero sistema osteo-locomotorio
Il piede può adattarsi a esigenze dinamiche della colonna o degli arti, oppure altri segmenti del corpo si adattano alle esigenze dinamiche del piede. Secondo Bernstein i movimenti della deambulazione sono i più automatizzati e mostrano una riproducibilità estremamente precisa. I movimenti locomotori rappresentano sinergie estremamente diffuse che coinvolgono l’intera muscolatura e l’intero sistema osteo – locomotorio dal basso verso l’alto, oltre ad un grande numero di aree e di vie di conduzione del sistema nervoso centrale. Durante la deambulazione molti muscoli sono coinvolti, e molti muscoli danno il loro contributo all’attività propriocettiva. Analizzando i dati EMG di un ciclo del cammino si evidenzia che: Il tibiale anteriore è il muscolo che rimane contratto per più tempo, con picchi importanti di reclutamento subito dopo il contatto del tallone e all’inizio della fase di sospensione. I flessori plantari cominciano a contrarsi all’appoggio completo del piede e la loro azione va aumentando l’attività per raggiungere il massimo dopo lo stacco del tallone, quando tutti i flessori, peronei compresi, sono in azione.
In particolare soleo e tibiale posteriore sono in azione durante il pieno appoggio, mentre il gastrocnemio interviene nella fase di spinta. Il quadricipite ha due picchi di contrazione; il più importante inizia al contatto del tallone e diventa intenso al contatto delle dita, quando inizia la fase di estensione del ginocchio. Gli ischio-crurali intervengono in leggero anticipo rispetto al quadricipite, in particolare alla fine della sospensione e all’inizio dell’appoggio. II grande gluteo secondo alcuni autori è in condizioni basali nel cammino a velocità normale, secondo altri ha una piccola fase di reclutamento all’inizio della fase di appoggio. L’ileopsoas si contrae contemporaneamente al gluteo dalla parte opposta, ma con poca intensità. Altri muscoli interessati ma con pochissima attività sono: Adduttori, Erettori spinali, Deltoide.
Trapezio, Romboidi e Sovraspinoso sono in costante contrazione per tutto il ciclo del passo. Gli addominali non sembrano partecipare al cammino a velocità normale. Tranne che per i flessori dorsali del piede e i fissatori della scapola, l’intervento di grossi muscoli è limitato a brevi contrazioni di stabilizzazione, quasi sempre in contrazione eccentrica. La maggior parte delle azioni che compongono il cammino è legato alla forza di gravità e all’inerzia. Cavagna dice; ” ad ogni passo di marcia energia potenziale si trasforma in energia cinetica quando il corpo cade in avanti e, viceversa, energia cinetica si trasforma in energia potenziale durante il susseguente innalzamento del centro di gravità ”. L’intervento dei muscoli è necessario solo per “mantenere” il moto.
La rieducazione propriocettiva
Nella maggior parte dei casi si riduce ad un pietoso utilizzo della tavoletta destabilizzante propriocettiva nelle versioni destabilizzazione laterale e antero-posteriore. 1) Non si deve fare un intervento propriocettivo solo attraverso il piede. 2) Durante il normale moto dell’uomo numerosi movimenti anticipatori sono utilizzati per “rendere” il gesto fluido.
Durante una rieducazione propriocettiva vanno allenati.
Per esempio, in caso di una distorsione di caviglia a destra si deve allenare il compartimento degli abduttori del tronco a sinistra.
3) Il gesto rieducativo deve avere un parametro più specifico possibile. 4) Come abbiamo visto l’intervento muscolare nel cammino, è estremamente ridotto. Non si devono rinforzare in modo importante tutti i muscoli. È invece importante saper identificare i muscoli deboli, così da poterli rinforzare in modo selettivo.
5) La locomozione dipende molto dall’inerzia, che raggiunge la sua massima efficienza se i segmenti ossei “lavorano” nella miglior fisiologia possibile. Un astragalo disallineato (che assume un atteggiamento postero-laterale dopo, per esempio, distorsione in inversione della caviglia) può creare i presupposti di una rotazione esterna della tibia o interna del femore, con sovraccarico cartilagineo. Bisogna sempre fare dei test “biomeccanici” sui segmenti ossei interessati ad una rieducazione cosi specifica come quella propriocettiva.
6) Abbiamo visto che la deambulazione è un processo automatizzato, con esecuzioni standardizzate. Nella camminata tipica si è evidenziata l’attività prevalente delle fibre rosse; alle fibre bianche si fa appello in condizioni nelle quali si esula dalla specificità. Nella rieducazione propriocettiva questo dato deve essere tenuto in strettissima considerazione. Alla faccia della tavoletta propriocettiva!
In base a peso e destinazione d’uso le scarpe running vengono divise in 7 categorie.
Minimaliste A0 – Scarpe estremamente leggere, generalmente pesano dai 150/300 gr e sono progettate per favorire il movimento naturale delle articolazioni del piede. Garantiscono una posizione biomeccanica ottimale del piede e contribuiscono a correggere alcuni problemi di postura.
Superleggere A1 – Pesano meno di 250 gr. e sono indicate per gare e allenamenti a ritmo sostenuto grazie alle doti di flessibilità e ritorno elastico. Consigliate a runner veloci e leggeri senza problemi di appoggio.
Intermedie A2 – Modelli di peso compreso tra 240 e 295 gr. che garantiscono in generale un buon livello di ammortizzamento. Utilizzabili in allenamenti veloci o in gare dal ritmo moderato, possono presentare leggeri stabilizzatori mediali per il controllo della pronazione.
Massimo ammortizzamento A3 – Calzature dal peso che supera i 300 gr. in grado di offrire il massimo comfort grazie all’elevato potere ammortizzante. Molto diffuse come scarpe da allenamento, sono normalmente utilizzate da runner con appoggio neutro o supinato o da chi usa plantari personalizzati.
Stabili A4 – Scarpe create per correggere i problemi di eccessiva pronazione, pesano generalmente oltre i 300 gr e garantiscono ottime doti di sostegno, protezione e stabilità. Consigliate per pronatori e atleti pesanti.
Trail Running A5 – Scarpe di peso leggero, molto traspiranti e spesso impermeabili, con suole specifiche per affrontare tracciati sconnessi e di montagna, in grado di assorbire al meglio gli impatti con il terreno e garantire la massima tenuta in discesa e in frenata.
Chiodate – Specialistiche A7 – Questa categoria include i modelli da campestre e quelli utilizzati nelle diverse specialità su pista. Caratterizzati da volumi e pesi ridotti e da chiodi sull’avampiede (6mm; 9,5 mm; 12 mm) a seconda dell’utilizzo.
Cercare la propria scarpa da corsa
E’ un’attività che si basa su fattori molto personali che variano da persona a persona. Frequenza delle uscite, il tipo di terreno ove si corre: strada, sterrato, misto, mista, campestre.
Il concetto di “più ammortizzato”.
Ha una componente oggettiva facilmente misurabile ma anche un aspetto soggettivo poiché, nonostante un modello abbia un elevato sistema di ammortizzazione, possiamo percepirlo rigido o viceversa. A questo proposito, vale l’esempio del camion e dell’utilitaria: quale vi sembra più ammortizzato se ci salite sopra e cominciate a saltare? Con le scarpe é la stessa cosa, in quanto un atleta leggero che indossa scarpe per atleti pesanti le percepirà più rigide di un paio molto meno ammortizzato però più morbido.
- Tecnico f.i.d.a.l. – Preparatore Atletico