Calata Capodichino e quella pagina intrisa di vergogna
DI LUIGI DELLA MONICA
Napoli Calata Capodichino verso Di Vittorio, sono le ore 21.00 del 02 gennaio 2021: un cinquantenne padre di famiglia e lavoratore sta dirigendosi per la consegna di cibo a domicilio a bordo del suo scooter. Sei balordi lo accerchiano, lo pestano e gli strappano il suo mezzo di lavoro, un modello “SH Honda”, molto ricercato nel mercato parallelo. Poche centinaia di metri più giù, perche la Via Calata Capodichino è un strada a percorrenza veloce molto lunga, vi è il monumento celebrativo, spontaneamente realizzato dai cittadini napoletani, con foto e fiori, allorquando perse la vita il poliziotto Apicella, nell’adempimento del suo dovere, pochi mesi or sono. Sono due episodi certamente accomunati soltanto dal luogo dell’incidente, ma legati a doppio filo da una reazione indignata, da un ribrezzo generalizzato del comune sentire degli animi dei napoletani onesti. Non sto assumendo posizioni personali, ma sintetizzo fiumi in piena di commenti sui social che prendono le distanze da questi scellerati ragazzacci, che hanno mostrato il volto più vergognoso della vigliaccheria e della codardia (uno contro sei). Ma la rinascita delle coscienze è testimoniata dall’avere armato di coraggio la mano del residente che ha video ripreso la scena del pestaggio per inviarlo sulla pagina facebook del Cons. Regionale F.E. Borrelli a scopo di denuncia.
E’ doveroso, come anche ha segnalato lo stesso Consigliere Regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli coadiuvando la vittima del reato nelle sedi giudiziarie, dare voce alla pudicizia ed alla dignità delle decine di centinaia di napoletani seri ed irreprensibili che abitano la zona dei delitti, perché troppo spesso e troppo facilmente nei tempi passati la loro condotta di cittadini modello non faceva notizia. Non illudiamoci e non prendiamoci in giro, la città di Napoli è la perfetta sintesi di un Giano Bifronte, una realtà di amore, altruismo, abnegazione ed accoglienza inversamente proporzionale al suo crudele lato di costituire il teatro di ispirazione della tanto chiacchierata fiction “Gomorra”. Tale profilo non è comunque alieno alla tanto efficiente e tanto opulenta Lombardia, dove appena due giorni fa un figlio di 34 anni aggredisce il proprio padre e lo uccide, al di là delle sue intime motivazioni e/o attenuanti specifiche che dovrà dimostrare in giudizio, si verifica una tragedia dalle proporzioni inaudite, se si pensa che era un incensurato, senza segni di squilibrio mentale e\o pregressi casi di maltrattamento in famiglia. Una frase pressappochista e qualunquista, oggi alcuni direbbero populista, – poiché i salotti radical hanno coniato questo termine per denigrare le forme di comunicazione c.d. di pancia e non di testa – potrebbe essere: “è tutta colpa del COVID, che ha fatto impazzire la gente”. Beh, in parte è sicuramente vero, ma certamente è l’ennesima delusione dei cittadini e degli extracomunitari ospiti che l’Italia non sia più quella Repubblica Democratica fondata sul lavoro, come unico censo, unica nobiltà di rango costituzionale, per discriminare veramente le persone.
Mi spiego meglio: in tempi di COVID il comparto sanità e quello giudiziario, che comprende in senso lato ministero interno e giustizia, avrebbero dovuto funzionare come un orologio e nello specifico garantire non solo cure ai malati ricoverati nelle strutture sanitarie, ma misure preventive di carattere psichiatrico e/o psicoterapeutico a carattere generale. Nel caso di disfunzioni della pubblica funzione sanitaria avrebbero dovuto procedere le strutture giudiziarie ordinarie, non riferendomi in senso stretto agli uffici per così dire di urgenza e/o pronto intervento. Tutto questo non è avvenuto, ma qualcuno potrebbe contestarmi cosa c’entra con Apicella caduto in servizio, oppure con il lavoratore assalito in Calata Capodichino? Il nesso risiede nella totale mancanza di prevenzione generale e nella assenza delle istituzioni, credo ormai da circa quarant’anni or sono, nella fase di gestazione degli atti delinquenziali, per cui anche se a far data dalle morti degli eroi Falcone e Borsellino la Magistratura si è assunta un ruolo istituzionale, per così dire di baluardo della legalità, forse a volte debordando con certe frasi scomposte, attualmente non è stata aiutata dalla Politica, soprattutto in periodo di emergenza epidemiologica. In pratica la comunità “rom” che ha dato rifugio all’assassino dell’Agente Scelto PS Apicella è essa stessa la proiezione di una politica inefficiente e connivente con un sistema di silenzi istituzionali sul problema di alcune sacche di criminalità proliferanti in questi contesti di emarginazione sociale. Nessuno mi venga a dire che nei campi rom ci sono tutti delinquenti, ma altrettanto che non vi siano, ad esempio, i mercati paralleli del rame, che talvolta viene sottratto proprio dalle tratte ferroviarie dell’alta velocità. Tutti aspetti di mancata prevenzione generale. I ritardi del sistema giudiziario ordinario alcuno potrebbe domandare in cosa consistono? Non certo nella funzione repressiva, che non è mai cessata durante il COVID, ma nella funzione sociale preventiva del crimine.
Quei ragazzi che hanno pestato il motociclista a Calata Capodichino sono gli stessi figli di quella società disagiata e vilipesa di un sistema politico ormai collassato. Mi viene da pensare che il sito del Ministero della Giustizia afferma a chiare lettere che per i procedimenti di vigilanza sui minori ovvero per le amministrazioni di sostegno non è prescritta come obbligatoria la funzione dell’Avvocato. Con osservanza mi rimetto agli ordini della Autorità Ministeriale, ci mancherebbe. Peccato che questa norma precettiva, che è posta a tutela dei cittadini per non sostenere eccessivi costi di difesa tecnica, è vuota di significato! È un caso accaduto nel mio vissuto professionale, che una assistente sociale della Municipalità di Napoli n.x, incaricata dal Giudice Tutelare di ausiliare una coppia di genitori nella funzione genitoriale per un ragazzo di anni sedici, si sia rivolta a me, nella qualità di difensore del padre, per estrarre dal portale dei servizi telematici il verbale della udienza che delegava i servizi sociali a contattare i consultori familiari territorialmente competenti ad eseguire il percorso psicoterapeutico del minore e dei genitori. Ciò è accaduto, perché i servizi sociali, impediti dal protocollo COVID ad accedere liberamente agli uffici del giudice tutelare non riuscivano a mettersi in contatto con gli stessi e nessuno nelle sfere del Sommo Ministero ha creduto di abilitare nel portale dei servizi telematici della Giustizia Telematica, questo mostro invisibile, anche i servizi sociali, o forse, nelle basse sfere del Comune di Napoli, si è mancato di creare una casella di posta elettronica certificata per l’operatore dei servizi sociali.
Una nota polemica è che, pur essendo il padre consapevole della non necessità di un avvocato ha dovuto per forza rivolgersi a me, per capire cosa stava succedendo a suo carico con il processo di vigilanza minorile. Ancora per le amministrazioni di sostegno, addirittura una procedura, che aveva subito slittamenti per il COVID, è stata estinta perché un mese dopo il giuramento dell’incaricato del Giudice il beneficiario è morto. Tutti questi eventi testimoniano una inadeguatezza della Pubblica Amministrazione a contenere il rischio collasso della comunità nazionale. Non mi meraviglierei che almeno uno dei sei aggressori del povero malcapitato di due giorni fa in Calata Capodichino sia figlio di pregiudicati, di carcerati e\o di persone indigenti economicamente, che, consapevoli dell’assenza delle Istituzioni, siano già sottoposti a procedimenti di vigilanza minorile ma che attendano lo sblocco delle attività ordinarie di prevenzione del COVID… Ancora, il terribile parricidio, che i romani antichi punivano e codificavano come il crimine più riprovevole, anche se al tempo il movente era costituito dalla morte del padre come unico momento di libertà di un giovane uomo, accaduto a Dalmine, in Provincia di Bergamo fa comprendere che il sistema preventivo sanitario è completamente impotente di fronte a disagi psichiatrici nel contesto familiare. Abbiamo ascoltato sciocchezze sui congiunti nei pranzi di Natale, ma una persona normodotata non arriva ad uccidere il proprio padre per una accesa discussione, perché esiste il meccanismo inconscio dell’auto controllo determinato dalla sfera affettiva verso il genitore: se si è spento nell’assassino questo meccanismo mentale è segno di forte squilibrio che la comunità non ha saputo intuire. Quella stessa comunità bergamasca che ha assistito alla processione di bare a causa del COVID19 si appresta come al Sud di Italia ed in ogni altra parte dello stivale a rendersi spettatore inerte di un’altra strage di disagio mentale e psicologico: quanto asserisco è confermato dall’omicidio di Agitu Gudeta avvenuto il 30 dicembre in Trentino, per motivi di uno stipendio non pagato…forse per carenza di liquidità del COVID…
Il mondo della medicina ha già avviato la denuncia del disagio psichiatrico che si sta verificando, ma i media e la politica sono stati assenti, perché sicuramente è oneroso per i cittadini e per gli addetti ai lavori sopperire a mancanza di prevenzione legislativa, ma è altrettanto vero che adesso è arrivato il momento di correre ai ripari. Lo Stato italiano, la cui democrazia è fondata sul lavoro, deve garantire ai lavoratori dei servizi “Deliveroo, Just it ed altri” di ricevere una paga adeguata, anche perché le commissioni di servizio richieste ai ristoratori sono particolarmente onerose; deve assicurare quei 6 malfattori di Calata Capodichino alle patrie galere; dopo l’espiazione della pena bisogna consentire un’adeguata ed incisiva presenza degli operatori statali per il reinserimento sociale dei minori ed anche del maggiorenne, delle loro famiglie e garantire un adeguato ristoro alla vittima del reato; deve far sentire la sua presenza mediatica accanto ai cittadini onesti di Calata Capodichino; deve rafforzare ideologicamente i comportamenti collaborativi con le Forze dell’Ordine. Soltanto nel ristabilire questo equilibrio sostanziale, il patto sociale fra Stato detentore della Forza e cittadini onesti avrà modo di garantire la pace e la prosperità.
Ai tempi odierni, i valori sono sovvertiti: i ragazzi sono dei poveri annoiati delle vita ed abbandonati dal sistema ed il lavoratore è un debole che non sa fare altro che lavorare. Quello stesso lavoratore che si preoccupava delle consegne, perché non lontano dal vero potrebbe accadere che il destinatario della consegna nel caso specifico abbia potuto inviare un feedback negativo alla applicazione del cellulare ed il povero malcapitato si troverebbe pure a dover risarcire i danni per un algoritmo: come si dice dalle nostre parti “curnut e mazziat”. Questo non deve più accadere, mai più! Un’ esortazione alla comunità isolana: conosco molte persone oneste e lavoratrici di Via Calata Capodichino che sono abituali ospiti di Ischia Ponte. Cercate di aprire le porte delle seconde case destinate ai fitti estivi a persone di qualità e non è necessario chiedere il casellario per vedere un maleducato e\o un malintenzionato di origini soltanto anagrafiche napoletane.
* AVVOCATO