Dunque, Ischia. Da qualche parte bisogna cominciare. Bisognerebbe ripetere più spesso che non riusciamo a fare sistema, anche se l’ovvio non è mai scontato. Tentare di mettere in discussione certe dinamiche per sostituirle con altre, migliori del peggio che siamo costretti a sorbirci, non è quasi mai semplice specie se c’è chi vive la critica come un attacco invece che per migliorare. Per favore, non dite che in questo “stato” stiamo (tutti) bene e poiché le cose sono sempre andate in questo modo è inutile cambiarle, che vi prendono per matti. Vi siete accorti che Ischia continua a replicare ogni anno gli stessi errori? Episodi di maleducazione collettiva si associano al deposito indiscriminato dei rifiuti passando per le mandrie di incivili che scorrazzano di notte, non dimenticando la piaga del traffico come i “disservizi” nei trasporti e un servizio pubblico da piazza, i taxi, sicuramente non all’avanguardia? Tra i protagonisti non ci sono solo quelli del “turismo di massa”.
Vi siete accorti che Ischia continua a replicare ogni anno gli stessi errori? Episodi di maleducazione collettiva si associano al deposito indiscriminato dei rifiuti passando per le mandrie di incivili che scorrazzano di notte, non dimenticando la piaga del traffico come i “disservizi” nei trasporti e un servizio pubblico da piazza, i taxi, sicuramente non all’avanguardia? Tra i protagonisti non ci sono solo quelli del “turismo di massa”. E del lavoro, della sua condizione, dell’incapacità di una certa fascia d’imprenditori di fare “impresa”, quella vera, e della categoria degli stagionali che per evitare d’essere vessati o non trovare più lavoro resta in silenzio per difendere quel poco che ha conquistato negli anni? Qualche settimana fa ho reso chiaro quanto dovrebbe guadagnare un lavoratore stagionale, a quanto dovrebbe ammontare la sua busta paga nel monte ore stabilito dal Contratto Collettivo, non omettendo alcune “pratiche” cui sono sottoposti i dipendenti. Qualcuno ha detto che ho scoperto l’acqua calda. Probabilmente è così. La differenza, forse, sta nell’aver riportato il tema all’attenzione dell’opinione pubblica
E del lavoro, della sua condizione, dell’incapacità di una certa fascia d’imprenditori di fare “impresa”, quella vera, e della categoria degli stagionali che per evitare d’essere vessati o non trovare più lavoro resta in silenzio per difendere quel poco che ha conquistato negli anni?
Qualche settimana fa ho reso chiaro quanto dovrebbe guadagnare un lavoratore stagionale, a quanto dovrebbe ammontare la sua busta paga nel monte ore stabilito dal Contratto Collettivo, non omettendo alcune “pratiche” cui sono sottoposti i dipendenti. Qualcuno ha detto che ho scoperto l’acqua calda. Probabilmente è così. La differenza, forse, sta nell’aver riportato il tema all’attenzione dell’opinione pubblica. Se si presta attenzione non avveniva da un bel po’ – neppure sui giornali – essendo un argomento, questo del lavoro ma potremmo aggiungerne pure altri, molto delicato. L’Arma dei Carabinieri è intervenuta insieme all’Ispettorato del Lavoro qualche settimana dopo. Hanno eseguito vari controlli elevando sanzioni ad alcune attività e di questo vanno ringraziati. Non per aver svolto il loro dovere, ci mancherebbe. Al contrario, in questo modo lo “Stato” mostra di non essersi allontanato dal cittadino che molte volte è soffocato dall’idea che è inutile denunciare le condizioni misere di certi lavori come di certe pratiche aumentando la debolezza di quella che nella definizione di stagionalità è la parte più debole. Nel turismo, poi, come nella promozione che ha il fine di intercettarne i flussi, nulla può essere improvvisato o lasciato al caso e non c’è Covid che tenga. Avremmo dovuto impararlo da un pezzo.
Non è semplice fare la guerra da soli. Se si decide per questa direzione oltre agli uomini ci vogliono i mezzi, non basta essere caparbi nel cercare “finanziamento solitari”. Non è più accettabile che ogni comune combatta la sua guerra personale. La differenza, la vera guerra in cui impegnarsi, è riuscire a fare massa critica per affrontare problemi. Lo stesso dovrebbe fare l’opinione pubblica. Diversamente, ne guadagneremo tutti. C’è un tempo, insomma, per mettere in discussione un trend che va cambiato. Poi deve esserci un tempo, quasi contemporaneamente, per cercare un nuovo equilibrio. Ecco, l’isola con i suoi abitanti deve smetterla di dormire. Deve smetterla di starsene zitta
È quasi inutile ripeterlo ma va fatto. In particolare se siamo di fronte alle necessità e al tempo immobile di sei universi che si contende lo spazio unico di un sistema economico e dovrebbero studiare una strategia per tornare a essere competitivi. Ciò passa per l’adozione di una visione e azioni “comuni”. Si può fare ancora molto. Si deve. A cominciare dalla collaborazione reale tra i frammenti amministrativi che appaiono sempre più staccati tra loro esasperati da una forma di individualismo localizzato quando farebbero bene a intervenire assieme su problematiche come turismo, lavoro, trasporto su gomma e il traffico su tutti.
Non è semplice fare la guerra da soli. Se si decide per questa direzione oltre agli uomini ci vogliono i mezzi, non basta essere caparbi nel cercare “finanziamento solitari”. Non è più accettabile che ogni comune combatta la sua guerra personale. La differenza, la vera guerra in cui impegnarsi, è riuscire a fare massa critica per affrontare problemi. Lo stesso dovrebbe fare l’opinione pubblica. Diversamente, ne guadagneremo tutti. C’è un tempo, insomma, per mettere in discussione un trend che va cambiato. Poi deve esserci un tempo, quasi contemporaneamente, per cercare un nuovo equilibrio. Ecco, l’isola con i suoi abitanti deve smetterla di dormire. Deve smetterla di starsene zitta. Il nemico, per molti, sono le parole. Chi parla troppo, e con cognizione di causa, non è sicuramente ben visto. Il silenzio non è la causa della disfatta di Ischia, semmai una conseguenza. Il nemico, quello vero, è la pratica del più forte cui le generazioni degli ultimi venti anni si sono assuefatte. Le parole ripetute per vivisezionare ciò che non funziona provocano una reazione allergica in chi è abituato a operare soltanto per tutelare i propri interessi e non mollare lo status quo. Se l’attuale modello di sviluppo della “civiltà” economica isolana, intesa in senso ampio, rappresentato dal modo di fare imprenditoria e in cui può benissimo inserirsi la quota di amministratori di un paese, non è in grado di adeguarsi all’economia in evoluzione e alle sue dinamiche allora abbiamo un problema. E sì che lo abbiamo. Forse qualche domanda è il caso di porsela, o più di una a patto di volerle cercare davvero le risposte ed esaudire la curiosità che ne è alla base. I pochi che osano mettersi di traverso suggerendo schemi alternativi di sviluppo e promuovere il progresso di Ischia nei servizi, non tanto in termini quantitativi quanto qualitativi, e della base culturale su cui poggiarli, procedendo da idee innovative e funzionali all’espansione del prodotto, sono bollati come ridicoli visionari. Ciò che ancora a molti non è chiaro è che turismo ed economia sono strettamente correlati.
Se l’attuale modello di sviluppo della “civiltà” economica isolana, intesa in senso ampio, rappresentato dal modo di fare imprenditoria e in cui può benissimo inserirsi la quota di amministratori di un paese, non è in grado di adeguarsi all’economia in evoluzione e alle sue dinamiche allora abbiamo un problema. E si che lo abbiamo. Forse qualche domanda è il caso di porsela, o più di una a patto di volerle cercare davvero le risposte ed esaudire la curiosità che ne è alla base. I pochi che osano mettersi di traverso suggerendo schemi alternativi di sviluppo e promuovere il progresso di Ischia nei servizi, non tanto in termini quantitativi quanto qualitativi, e della base culturale su cui poggiarli, procedendo da idee innovative e funzionali all’espansione del prodotto, sono bollati come ridicoli visionari. Ciò che ancora a molti non è chiaro è che turismo ed economia sono strettamente correlati
Per chi è abituato a fare da solo o per imitazione il problema si allarga nel terreno dell’ottusità imprenditoriale e politica aumentando il ritardo collettivo. Aboliamo queste ferie che ci vedono dormienti, schiavi della nostra inettitudine e (in)castrati da anni nell’impossibilità di miglioramento. Facciamolo ora, subito. Tentiamo un esperimento. La Regione Campania ha costituito un fondo di 2.5 milioni di euro per progetti a sostegno della cultura. Per potervi accedere serve che siano almeno 5 i comuni a presentare una progettazione unica. Magari potrebbe partire da Lacco Ameno questa cordata che, a proposito, ha visto Pascale vincere il ricorso sulla questione delle elezioni dello scorso settembre pure al Consiglio di Stato che forse ha scritto la parola “fine” a questa che ha assunto le sembianze di una telenovela elettorale. Proprio da Pascale e la sua amministrazione, che adesso non ha più scuse, potrebbe partire una nuova prospettiva. Magari era quello che (gli) ci voleva per uscire dal sonno.