«Caffè Scorretto» «Si sgretolano le terme ma ancora non si edifica il palazzo della Ragione»
È abbastanza chiaro che questa crisi economica, a un tempo emergenziale a causa del Covid, favorisce la sfiducia nella classe politica. Quella locale poi, ci interessa da vicino in modo particolare. Spesso è tacciata d’inefficienza di fronte ai temi più urgenti. Si potrebbe dire che in parte non è vero. Bisogna prendere atto che ogni comune fa ciò che può e, diciamolo, fa davvero poco. All’opposto mostra il braccio forzuto operativo dei “piccoli” grandi progetti finanziati con fondi ministeriali, il più delle volte da riversare nei propri confini.
Bisogna prendere atto che ogni comune fa ciò che può e, diciamolo, fa davvero poco. All’opposto mostra il braccio forzuto operativo dei “piccoli” grandi progetti finanziati con fondi ministeriali, il più delle volte da riversare nei propri confini. Si tratta in certi casi d’idee che seguono le linee d’indirizzo amministrativo mentre in altri sono afferrati in modo fortuito ma che in non poche occasioni si trasformano in podio su cui ogni sindaco incorona se stesso per essere riuscito ad accedere a quelle linee di credito magari tramite qualche funzionario in Regione. Per l’altra parte, però, è vero: la politica locale è assente dinnanzi ai temi più urgenti
Si tratta in certi casi d’idee che seguono le linee d’indirizzo amministrativo mentre in altri sono afferrati in modo fortuito ma che in non poche occasioni si trasformano in podio su cui ogni sindaco incorona se stesso per essere riuscito ad accedere a quelle linee di credito magari tramite qualche funzionario in Regione. Per l’altra parte, però, è vero. A quasi un anno esatto dall’inizio della pandemia, ciò che si è potuto rilevare sopra di tutto è stata la mancanza di sinergia e coordinazione tra i primi cittadini come l’assenza di una sola via, quella del buon senso, in grado di sbriciolare la voglia esasperata di protagonismo e la competitività tra Enti che insistono, questo il più grande paradosso, sulla medesima area geografica.
Un’isola che invece di esser favorita dalla collaborazione tra le sei amministrazioni, più di prima e grazie a iniziative condivise sulla strada della risoluzione di questioni che riguardano la sua identità, è stata frenata proprio dai sindaci che preferiscono procedere ognuno per la propria strada per evitare condizionamenti e intralci nella personale “politica di visione” e gestione del potere. Un’attuale e inconcludente concorrenza di avversari sullo stesso terreno che rischia ancora una volta di proiettarci nel passato, se non lo avesse già fatto, altro che futuro, con l’incapacità di realizzare un vero e proprio laboratorio sui temi che mettono al centro l’isola d’Ischia e la sua popolazione.
Problemi come trasporti, mobilità, ambiente, sanità, polizia locale tanto per citarne alcuni, non sono mai stati mai affrontati in termini di efficienza e decisione, determinando il caos in ciò che si potrebbe includere tra la pretesa di autogestione della difficoltà e i riconoscimenti che una questione comune esiste e insiste anche con i confini amministrativi: prendiamo il numero elevato delle auto o il recente crollo delle Terme a La Rita. Situazione ammessa a più riprese attraverso articoli e interviste sui quotidiani locali, senza mai però far nulla di veramente serio per definire un protocollo d’intervento
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Problemi come trasporti, mobilità, ambiente, sanità, polizia locale tanto per citarne alcuni, non sono mai stati mai affrontati in termini di efficienza e decisione, determinando il caos in ciò che si potrebbe includere tra la pretesa di autogestione della difficoltà e i riconoscimenti che una questione comune esiste e insiste anche con i confini amministrativi: prendiamo il numero elevato delle auto o il recente crollo delle Terme a La Rita. Situazione ammessa a più riprese attraverso articoli e interviste sui quotidiani locali, senza mai però far nulla di veramente serio per definire un protocollo d’intervento.
Un paradiso “inferno”, l’isola, che non perde occasione di condannare se stessa a una visione miope, da cui di fatto è esclusa la Ragione e la programmazione di lungo periodo. E se non possiamo fare di tutta un’erba un fascio distinguendo la specificità di ciascuno dei “fenomeni”, all’opposto non si può negare che sussistono differenze tra sindaci non secondarie e queste caratteristiche determinano a volte limitazioni su quel terreno che da anni avremmo dovuto definire “comune”, il quale nel suo significato profondo obbliga tutti – gli amministratori – a partecipare. Invece no. Assistiamo a discussioni che fotografano il presente, non su ciò che lo ha generato e sui modi verosimili di agire o sulle cause e le azioni per bloccarne gli effetti negativi e neppure sulla necessità che per uscire da questa crisi serve una “visione di lungo periodo”. Vale a dire come vogliamo – e pensiamo – l’isola tra dieci o vent’anni. Il tema non è soltanto temporale. Gli anni passano lo stesso, pure se certe opere e le polemiche a esse legate potrebbero non avere alcun tipo di utilità se non quella a uso personale. «Credo di più in un percorso che possa portare in maniera progressiva al comune unico, come l’ Unione dei comuni, un organismo sovra comunale che gestisce determinate problematiche e determinati servizi, riguardanti tutti gli abitanti dell’isola, come il ciclo integrato delle acque, la gestione dei rifiuti, la Polizia Municipale, l’anagrafe, il traffico.
Nell’intervista al sindaco di Serrara Fontana Rosario Caruso, quasi alla fine del suo mandato, come altri suoi colleghi è conscio che un problema c’è, esiste, e indica uno dei possibili itinerari per affrontarlo. Il suo esercizio si muove in linea con le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi a Il Golfo riguardo alle ipotesi di realizzare una conferenza di servizi per iniziare un percorso di rimodellamento amministrativo, già da sole idonee a configurarsi come prove che niente è stato fatto per pianificare nuove linee di intervento. Se l’unione dei Comuni è una facoltà concessa dal Testo Unico degli Enti Locali, cui corrisponde un finanziamento da parte dello Stato per chi pensasse di realizzarla (sono dieci anni almeno che ne stiamo parlando), una delle occasioni più immediate e che non si esclude con la prima è – lo ripeto – il Piano Strategico per lo sviluppo socio economico dell’isola d’Ischia. Strumento utile per approfittare dei fondi POR (2021-2027) che potrebbero giungere sull’isola se lo si rendesse operativo
Si tratta di servizi o problematiche che possono essere maggiormente gestiti in maniera unitaria senza duplicare costi, senza creare costosi e inefficienti carrozzoni». A parlare è il sindaco di Serrara Fontana Rosario Caruso, quasi alla fine del suo mandato. Il quale, come altri suoi colleghi è conscio che un problema c’è, esiste, e indica uno dei possibili itinerari per affrontarlo. Il suo esercizio si muove in linea con le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi a Il Golfo riguardo alle ipotesi di realizzare una conferenza di servizi per iniziare un percorso di rimodellamento amministrativo, già da sole idonee a configurarsi come prove che niente è stato fatto per pianificare nuove linee di intervento. Se l’unione dei Comuni è una facoltà concessa dal Testo Unico degli Enti Locali, cui corrisponde un finanziamento da parte dello Stato per chi pensasse di realizzarla (sono dieci anni almeno che ne stiamo parlando), una delle occasioni più immediate e che non si esclude con la prima è – lo ripeto – il Piano Strategico per lo sviluppo socio economico dell’isola d’Ischia. Strumento utile per approfittare dei fondi POR (2021-2027) che potrebbero giungere sull’isola se lo si rendesse operativo e, previa progettazione comune, rilanciarla; favorire e sostenere le imprese e i lavoratori; occuparsi di realizzare città sostenibili e mobilità elettrica; realizzare un nuovo piano del sistema di depurazione dei reflui civili e industriali; pensare alla tutela e difesa idraulico-forestale delle zone montane; costruire un piano di utilizzazione degli arenili, ripascimento spiagge e protezione della costa; occuparsi della mitigazione del rischio idrogeologico; procedere alla riqualificazione dei centri storici e delle periferie; pensare alla rigenerazione urbana attraverso città intelligenti e risparmio energetico; accodarsi alla legge regionale sui piani paesistici e sui piani dei parchi; realizzare norme a sostegno delle energie rinnovabili; ideare la sviluppo di un grande distretto turistico globale; creare progetti integrati per la fascia costiera e le aree interne; plasmare l’implementazione delle filiere termali e del turismo del benessere; promuovere un testo unico delle attività culturali e dello spettacolo. Appare chiaro che tutto questo potrebbe trovare un’apertura se non fossimo davanti alla certezza che stiamo assistendo a un delitto premeditato da parte di coloro che vi si oppongono e per mezzo delle fotografie che forniscono nelle interviste, parlando del proprio comune e raramente menzionando l’isola nella sua interezza, ci procurano le prove schiaccianti per individuare i nomi e la trama di un complotto che ha l’unico scopo di favorire il personalismo egocentrico di una politica che pensa solo al suo dominio e, perciò, fuori tempo massimo. Di una politica che ha perso ogni curiosità, che ha già tutto obbligatoriamente noto tra intrighi e manovre, caratterizzata solo dalla voglia esclusiva di consumare la propria fetta di torta senza il bisogno di trastullarsi con grosse questioni come l’ambiente, le energie rinnovabili, il welfare e puntare finalmente in alto.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci