«Caffè Scorretto» «Ripensare il giornalismo locale»
Premessa 1. Di solito il giornalismo locale è ritenuto in modo abbastanza diffuso e trasversale un “giornalismo di Serie B”. Come se il ruolo del giornalista che opera localmente sia da ritenersi marginale rispetto, ad esempio, a un avvocato o a un architetto che lavora nello stesso luogo per il solo fatto che un giornale locale, appunto, non è diffuso quanto uno di rilievo nazionale. Cosa che, a guardare bene, poteva essere vera prima – con la propagazione del “giornale cartaceo” in un luogo circoscritto – ma nell’era della rete si è avuto un cambio di paradigma di cui molti ancora (compreso qualche giornalista) non si sono accorti.
Di solito il giornalismo locale è ritenuto in modo abbastanza diffuso e trasversale un “giornalismo di Serie B”. Come se il ruolo del giornalista che opera localmente sia da ritenersi marginale rispetto, ad esempio, a un avvocato o a un architetto che lavora nello stesso luogo per il solo fatto che un giornale locale, appunto, non è diffuso quanto uno di rilievo nazionale
Quando si parla di giornalismo locale, all’opposto, si deve fare riferimento a una specializzazione proprio perché in questo giornalismo c’è (ancora) il contatto “diretto” sia con i fatti sia con i lettori a differenza di una testata nazionale che ha spesso le agenzie di stampa come punto di riferimento. Sono ancora in tanti, in particolare pure qualche politico di casa nostra, a ritenere che “scrivere” sia non solo inutile ma un esercizio di cui si può fare a meno considerando la perdita di tempo, secondo questi, che c’è dietro la redazione di un articolo.
Esistono, invece, due aspetti importanti che andrebbero “presi” come elementi di Principio. Il primo è che il giornalista svolge un ruolo sociale. Si tratta di un servizio pubblico per tutelare il cittadino e la comunità mettendo in luce le attività che possono lederla e difendere gli interessi a questa collegati. In altre parole, offre stimoli in grado di sollecitare le istituzioni e spingere chi ha potere a prendersi cura della comunità, dare soluzioni a problemi e accogliere le necessità del luogo. Altro punto, collegato al primo, è perciò la comprensione della realtà in cui è immersa la società. Per tal verso il giornalismo ha un ruolo educativo dal quale dipende la crescita – o la decrescita in qualche caso – della collettività stessa e di quel senso di maturità che le dovrebbe corrispondere. Poiché la popolazione non è sempre capace di interpretare situazioni e dati, al giornalista (locale o nazionale) va riconosciuto il compito di raccontare, contestualizzare e aiutare alla comprensione.
Esistono, invece, due aspetti importanti che andrebbero “presi” come elementi di Principio. Il primo è che il giornalista svolge un ruolo sociale. Il secondo, che dipende dal primo, allora è rappresentato dall’esigenza di fornire un’informazione di qualità, credibile, anche attraverso l’ulteriore specializzazione del giornalista (sì, pure quello locale)
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Il secondo, che dipende dal primo, allora è rappresentato dall’esigenza di fornire un’informazione di qualità, credibile, anche attraverso l’ulteriore specializzazione del giornalista (sì, pure quello locale) per spiegare temi e fatti quotidiani che altrimenti potrebbero o non essere raccontati oppure occultati definitivamente. Chiaramente, e questo fa parte del cambio di paradigma, stiamo parlando sicuramente di un servizio pubblico alla collettività che, però, se da un lato chiede alla società nel suo insieme di riconoscere il giornalismo locale sostenendolo in misura adeguata attraverso l’attenzione, non dovrebbe – come molti ritengono – essere gratuito.
Se c’è chi è disposto a pagare un avvocato per farsi difendere in Tribunale o un architetto per farsi disegnare un progetto, non si comprende il motivo per il quale un giornalista (anche locale) non debba essere retribuito per il suo lavoro d’intermediazione. Premessa 2. Il giornalista “locale”, lo statunitense Bob Marshall, ricevette il premio Pulitzer nel 2006 poiché raccontò con ogni mezzo possibile l’inondazione che sommerse New Orleans a causa dell’uragano Katrina e investigò sulle responsabilità umane che amplificarono il disastro con 1000 morti e miliardi di dollari di danni scoprendo, tra le altre cose, che l’inondazione stessa fu causata dal collasso di un sistema ingegneristico di protezione mal progettato che il Governo federale cercò invano di nascondere all’opinione pubblica. Nel 2019, in visita a Urbino per tenere un corso di giornalismo è stato intervistato da Luca Gasperoni de “Il Ducato”, testata giornalistica locale di Urbino, Fermignano e il Montefeltro. Riporto qui un pezzo dell’intervista dal titolo “Il giornalismo locale può e deve fare la differenza” (che potete leggere a questo link http://www.ilducato.it/2019/06/03/il-giornalismo-locale-puo-e-deve-fare-la-differenza-la-lezione-del-premio-pulitzer-bob-marshall/ ). Si tratta di un paio di domande e risposte che possono contribuire a modellare ulteriormente un paradigma che è già cambiato. «”Qual è il suo giudizio sul giornalismo locale?” Alto, senza dubbio. Il giornalismo locale racconta cose di cui nessun altro parla o sa abbastanza, svolge un servizio pubblico fondamentale.
Chiaramente, e questo fa parte del cambio di paradigma, stiamo parlando certamente di un servizio pubblico alla collettività che, però, non dovrebbe – come molti ritengono – essere gratuito. Se c’è chi è disposto a pagare un avvocato per farsi difendere in Tribunale o un architetto per farsi disegnare un progetto, non si comprende il motivo per il quale un giornalista (anche locale) non debba essere retribuito per il suo lavoro d’intermediazione
Getta luce su cose spesso condannate al silenzio. I giornali sono consultati quotidianamente da tutte le persone che vogliono sapere cosa sta succedendo intorno a loro. Proprio per questo, negli ultimi anni di crisi dell’informazione, quelli che spesso hanno retto meglio l’urto sono stati i locali, in grado di dare le notizie che non potevano essere trovate da altre parti. ”Che consiglio darebbe a dei giovani giornalisti che lavorano nel locale?”. La maggioranza dei giovani oggi ha smesso di interessarsi alle notizie perché crede non sia importante. La ragione? I giovani, si sottostimano, non credono sia possibile fare la differenza. Non è così. “If you think to be too small to make a difference try sleeping with a mosquito” diceva il Dalai Lama. Una piccola zanzara può tenerti sveglio tutta la notte, metterti in difficoltà. Si può e si deve sempre fare la differenza».
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci