«Caffè Scorretto» «Quel che resta dell’ospedale»
Stiamo assistendo allo svilimento della cosa pubblica, senza battere ciglio. Se da un lato la mediocre classe politica estesa nei gangli dell’isola d’Ischia continua a creare danni, senza progetti o piani per risanare il tessuto economico e sociale ormai sfilacciato e neppure se ne parla, dall’altro proprio quel manipolo di satrapi continua a contribuire all’erosione delle poche eccellenze che ci sono rimaste attraverso l’inattività e la mancanza di coesione tra comuni. Il presidio ospedaliero Rizzoli, di Lacco Ameno, rientra in questa svalutazione che si sposa bene con il prossimo periodo dei saldi.
Ed è una diminuzione di valore di tutto rispetto quella che, un poco alla volta, è anche erosione di servizi. Sono anni che assistiamo a varie e focalizzate azioni da parte della Regione Campania che probabilmente vorrebbe ridurre l’ospedale a un grande, grosso, pronto soccorso e null’altro. E ci riuscirà, pure in tempi brevi, dietro la categoria” tagli” favorita dal piano industriale e con la forza del silenzio tanto delle amministrazioni quanto dall’indifferenza che è diventata l’orribile normalità della popolazione ischitana. Non soltanto non si ha notizia di quei 3,5 milioni di euro destinati proprio al “nostro” Rizzoli, annunciati dal direttore Antonio D’amore in una conferenza stampa nel giugno del 2019.
Dovevano finanziare l’ampliamento del nosocomio con 1300 mq e per far partire un ciclo di assunzioni e sostituire così i medici andati in pensione, più altre faccende necessarie. Niente. A oggi non c’è niente di ciò che è stato promesso. Non soltanto continuiamo a rincorrere disperatamente per l’isola d’Ischia lo “status” di zona disagiata e dare maggiori possibilità e garanzie al personale medico e infermieristico che ogni volta deve spostarsi – quando è possibile – dalla terraferma. E non ci riusciamo. Oggi abbiamo avuto notizia della chiusura per almeno venti giorni del reparto di chirurgia ortopedica, e i medici sono stati avvisati solo due giorni prima. Ufficialmente si tratterebbe di “lavori di manutenzione” per il ripristino del linoleum (anche abbastanza scadente). Il non sapere se dopo questo periodo di “pausa” il reparto, in effetti, riaprirà dovrebbe metterci in allarme.
Perché si unisce ad altri disservizi che, un poco alla volta, stiamo imparando ad accettare nella più ampia apatia collettiva. Nel frattempo se accadesse una qualunque emergenza chirurgica, di fatto, non si potrebbe operare se non dopo il trasporto in terraferma, forse a Pozzuoli. Mentre gli ospedali del salernitano vantano servizi migliorati, l’impressione per quanto riguarda lo “scoglio” Rizzoli è che si stia attuando una serie di tentativi per “chiudere” il nostro patrimonio importante, invece di coltivarlo. La politica! Non c’è attività più importante per chi vuole lasciare il segno.
Quella di alcuni rappresentanti locali, però, sembra da avanspettacolo che ha il solo fine di fare bottino di visibilità, non dire niente tranne le frasi fatte, e girarsi dalla parte opposta quando ci sono problemi seri come la situazione del Rizzoli è lo sport più seguito. Medici e infermieri intanto stanno combattendo, ogni giorno da mesi, contro una specie di caos e futuro ignoto ma la nostra classe di amministratori, per niente abituata alla resistenza in particolare quando si tratta di fare la voce grossa con la regione, è schierata in prima fila sul terreno delle manovre coraggiose, non fare niente, aspettare e svegliarsi quando ormai sarà troppo tardi.