LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Prove tecniche di s-ballottaggio: come andrà a finire?»

Mentre aspettiamo che a Lacco Ameno le acque si calmino e che il “fango” possa andare incontro a una soluzione rapida di bonifica nel linguaggio e nei comportamenti, faccio una rapida riflessione. Certamente da un Senatore della Repubblica non ti saresti mai aspettato una dichiarazione che vola alto sulla legalità. In un’intervista rilasciata all’emittente locale Teleischia, Domenico De Siano in un passaggio lascia trapelare la sua avversione alla norma sul voto di scambio.

In particolare ciò che dice sull’articolo 416 ter del Codice Penale, lascia alquanto interdetti. «È un’elezione (riferendosi al ballottaggio che ci sarà domenica prossima) che si deve giocare ad armi pari. Io non contravvengo a quelle che sono le leggi, non contravvengo a quelle che sono le norme. Esiste una norma sul voto di scambio. Io rispetto quella legge. E la rispetto nel vero senso della parola, nonostante sia restrittiva e non la condivido». Verrebbe da chiedersi, a questo punto, se non condivide la norma e il suo contenuto. A giudicare dalla presenza della congiunzione “e”, si direbbe che si tratti della prima ipotesi. Vale a dire non condivide la norma che limita, di fatto, il voto di scambio.

Vediamo che cosa dice l’articolo del Codice Penale: «1) chiunque accetta, direttamente o per il tramite di intermediari, la promessa di procurare voti da parte di soggetti appartenenti alle associazioni di cui all’articolo 416-bis (ergo, di tipo mafioso) ovvero mediante le modalità descritte dal terzo comma del già citato articolo 416 bis, in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro, o di qualunque altra utilità, ovvero in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa, sarà punito con la pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416 bis, quindi con la reclusione da 10 a 15 anni; 2) medesima pena a chi promette, direttamente o a mezzo di intermediari, di procurare voti nelle fattispecie contemplate al primo comma; 3) nella particolare ipotesi ove, colui che abbia accettato la promessa di voti, a seguito dell’accordo descritto al primo comma, risulti poi eletto nella relativa consultazione elettorale, soggiacerà alla pena prevista dal primo comma dell’articolo 416 bis (rectius, reclusione da 10 a 15 anni) aumentata della metà».

Ammetto che la mia potrebbe annoverarsi tra le analisi sbrigative e pur consentendo lo spazio per equilibrare la dichiarazione, verrebbe da dire intanto che siamo arrivati al crepuscolo della politica, all’orizzonte di ciò che dovrebbe essere il “fare politico” che cioè non dovrebbe aspettarsi nulla in cambio dall’elettorato o da chi, per contropartita, a volte potrebbe sentirsi costretto a fare ciò che intimamente non vuole. Anzi la politica, quella con la “P” maiuscola, dovrebbe rinnegare quest’atteggiamento – di sudditanza psicologica, e non solo – evocando la serenità del voto. Un bell’assembramento di significati contrari, insomma, coesisterebbe perciò nella dichiarazione di un Senatore della Repubblica il quale dopo aver cambiato il suo staff di comunicazione è divenuto più aggressivo, rigido e intimidatorio specie nelle conferenze stampa come se avesse trovato l’ardore di una potenza che non ha avuto, in questi anni, il giusto sfogo per dimostrare “chi è che comanda”.

Il “non detto”, di certi comportamenti, che supera di gran lunga il “detto” a parole, assume una dimensione quasi surreale di fronte alla ipotesi dell’esistenza della democrazia che si esprime con il voto, e dunque condizionandone la scelta. Tuttavia, è vero, servirebbe più equilibrio in questa campagna elettorale da ballottaggio da entrambe le parti che si contendono il governo di Lacco Ameno per i prossimi cinque anni. Giacomo Pascale sembra averlo compreso, dopo un post su facebook in cui invita l’omonimo candidato alla carica di sindaco in piazza per una stretta di mano. Per dimostrare alla gente che idealmente se c’è stata una frattura, il paesello può tornare alla sua normalità appianando ogni tipo di rabbia e odio degli uni verso gli altri e rasserenare gli animi che si sono inaspriti dal giorno della dichiarazione che un nuovo voto sarebbe tornato dopo 14 giorni in una Lacco Ameno diventata di colpo un comune superiore ai 15 mila abitanti. Non ci resta che affidarci a un gruppetto di benintenzionati per cercare di cambiare qualcosa di vecchio e fossile che ha sempre caratterizzato il paesello di Rizzoli, spesso mossa da sterili e oscuri dibattiti tra “forse politiche” o tra le leadership. A ulteriore dimostrazione che la “sconfitta” ce la siamo costruita nel tempo, per più di 25 anni.

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