LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Mo prendo (e non abbiamo capito) una mazza»

“Mazz’ e panell’ fanne ‘e tassist bell”. Uno dei più famosi proverbi napoletani potremmo proporlo in questa nuova versione dopo il fatto accaduto a Casamicciola. Due operatori del servizio pubblico da piazza, si presume per un problema di precedenza durante il carico di potenziali clienti, sono venuti quasi alle mani. Uno per la verità armato di telefono ha ripreso l’altro che, invece, brandiva una mazza (simile a quelle usate per farci le zappe) come un battitore di baseball. Nel valutare lo scontro sicuramente impari, verrebbe da chiedersi per quale motivo un tassista vada in giro con una clava.

Nella presunzione di trovare qualcosa il più vicino a una risposta, probabilmente per passione forse o per una qualche forma di attaccamento alle radici nella declinazione utile per risolvere un’eventuale situazione d’incertezza – alla vecchia maniera – con funzione pedagogica che non per una qualche difesa. In ogni caso si è trattato di un biglietto da visita, in formato video, che ha fatto il giro del web e in qualche modo ci ha commosso. Oltre i provvedimenti adottati per il caso specifico la lite richiama per l’ennesima volta il tema che riguarda il comparto degli operatori isolani. Ossia il modello che impera ancora nella sua inclinazione impopolare composto dalla presenza obsoleta dei confini amministrativi e dalla differenza di tariffe tra Comuni, l’assenza di turni e monte ore tra operatori che nel migliore dei casi sembrerebbero auto gestirsi insieme alla mancanza di una divisa – “comune” per tutti i Comuni – per contraddistinguere i conducenti. Mai presa veramente come una criticità da risolvere, né dalla politica locale in modo intercomunale ma nemmeno dai media, sicuramente è giunto il momento per realizzare qualcosa di più funzionale al turismo e al servizio che – appunto –, non a caso, si chiama “pubblico da piazza”. Non si tratta solo dell’esasperazione di un conducente nei confronti di un suo collega. Quel che viene in rilievo è una cosa ben diversa.

La rabbia, ad esempio, di chi da un lato è costretto a subire un clima di ingiurie da parte di tanti che pensano ai tassisti come a una dimensione da cui tenersi lontani mentre dall’altro è proprio la folta schiera di operatori a non fare niente per cambiare. Quasi nulla, tranne pretendere un adeguamento delle tariffe ogni tot. Uno scherzo, che ci mostra la necessità di diluire gli effetti negativi e in qualche caso la vergogna (collettiva) quando si presenta a turisti e ospiti le conseguenze di uno schema aziendale ormai deteriorato dal tempo. Difficile fare danni peggiori di quelli che già esistono. Ciò che si può fare, però, è correggerli per favorire sia un’evoluzione della categoria sia dei servizi. Tempo fa Raffaele Serpico, segretario provinciale di UNIMPRESA, e Pasquale Ottaviano, presidente Stan/Atn hanno presentato una serie di proposte per rendere il servizio taxi sull’isola d’Ischia al passo con i tempi. Alcune sono state riprese da Mimmo Barra, l’anno scorso, dopo aver parlato proprio con chi quei consigli – di cambio strutturale del servizio pubblico – non solo le aveva redatte ma anche protocollate in ognuno dei sei Comuni dell’isola. L’ipotesi di costituire un consorzio e un radio taxi digitalizzato (con applicazioni per gli smartphone) per sostituire i segnali di fumo delle colonnine telefoniche allungavano la lista e la composizione di un nuovo schema per la gestione dei taxi. Risultato? Nessuno, ovviamente. Non diciamo che si tratta di una cosa facile passare dalla società degli spettacoli ubriacata di turismo e certezze di isola più bella del mondo ma almeno qualche tentativo di prendere il toro per le corna, o il cavallo per le briglie, per capirci qualcosa di più si potrebbe pure tentare.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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