È arrivata. Se timidamente stiamo per uscire dalle case verso un nuovo mondo, in cui il distanziamento sociale e la diminuzione di concentrazione di persone in uno stesso luogo, le mascherine, diventeranno la norma, per effetto opposto siamo entrati pesantemente nella crisi economica che assumerà, purtroppo, i contorni della normalità e ci accompagnerà per molto tempo.
I punti nevralgici in questa che si potrebbe chiamare tranquillamente “fase 0”, dipendono, specie per Ischia, da un piano sanitario in sinergia con le amministrazioni che rassicuri residenti, lavoratori e turisti sulla capacità del sistema di far fronte a eventuali contagi e incoraggi le aperture possibili. Magari, come presentato da Progetto Ischia nel “piano strategico ad azione comune e immediata utile a sostenere le imprese nella Fase 2”, contenuto in un documento inviato alla Regione Campania nelle scorse settimane, la figura di un responsabile sanitario, per lo più un medico, per le strutture cui attribuire il ruolo di Covid-manager potrebbe essere indispensabile. A questa, che potrebbe individuarsi anche attraverso società consortili o cooperative per ridurre l’impatto economico per gli imprenditori, andrebbe affidato il monitoraggio all’interno delle aziende e la capacità di realizzare le attività per la limitazione e la diffusione probabile del virus. Da ciò, rilanciare il sistema sociale ed economico dell’isola mediante un condiviso modello di sviluppo sostenibile e unire le forze per dare priorità alla sostanza e alla concretezza delle azioni, dovrà essere la conseguenza.
È chiara la difficoltà per le imprese, tutte, a causa dei costi fissi e di gestione per le nuove regole e in particolar modo per quelle legate al turismo con un focus particolare per quelle balneari. In base alle direttive che è necessario seguire, se solo pensiamo che ogni lavoratore dovrà sanificare la propria postazione con i prodotti forniti dall’azienda, stessa sorte toccherà agli spogliatoi, ai mezzi, ai tavoli, alle aree comuni, ai distributori automatici, ai bagni e ai lettini che dovranno essere sanificati a ogni utilizzo, possiamo soltanto immaginare la mole enorme di lavoro e di attenzione che bisognerà reggere. Tuttavia, se il momento è delicato e presenta agli imprenditori un’incertezza non facilmente superabile, anche a causa delle manutenzioni da affrontare dopo l’inverno, insieme al ragionamento costi/benefici in cui rientra l’interrogativo se richiamare tutto il personale a disposizione, è evidente che la confusione che spesso assume i contorni di una razionalità economica diretta a diminuire i costi, è in questa fase che bisogna superarla uscendo da uno schema conosciuto per adottarne di diversi e integrati. Non occorre certo abbandonare la richiesta per il sostegno da parte dello Stato alle imprese, magari con l’attivazione di linee di credito agevolate o a fondo perduto per sostenerle o nella possibile sospensione delle spese dovute al demanio. Tuttavia considerare di abbattere i costi non richiamando una parte del personale, quale unica soluzione per evitarne l’aumento, è un pensiero condivisibile ma è chiaro che risolve il problema solo in parte. Offrire semplicemente i meccanismi che hanno determinato la stabilità del precedente sistema, sarebbe pericoloso, inattuale e controproducente, pur valutando che l’iniziativa privata deciderà autonomamente sulla base della liquidità posseduta per superare, anche di poco, la fase di blocco iniziale. Però, un altro elemento può introdursi nella riflessione per fare la differenza che si mostra già con l’individuazione del Covid-manager.
Si tratta della qualità dei e nei servizi forniti dalle imprese, anche balneari e nelle attività secondarie collegate a queste (bar e chioschi per esempio) e nei ristoranti in genere. In un piano di rilancio della propria attività bisogna comunque prevederla. Per quanto riguarda Ischia si potrebbe dire “riprenderla”. E l’aumento della qualità non può prescindere dalla dovuta quanto necessaria formazione delle risorse umane, ergo di un loro reimpiego in senso più ampio, in ogni settore della filiera e dell’azienda che opera nel turismo. Sarà questa la caratteristica, immediatamente e nel prossimo futuro, a dettare una coordinata fondamentale tanto per l’impresa quanto per il turista-consumatore che da se svilupperà un’attenzione e una ricerca quasi maniacale per i dettagli e nel servizio. Immaginiamo soltanto per un istante le operazioni quotidiane da sostenere nella sanificazione dei lettini e degli ombrelloni (almeno due volte al giorno, in entrata e in uscita), pur tenendo conto della distanza che deve esserci tra una postazione e quella successiva e, perciò, dell’inevitabile riduzione dei posti. Oppure alla sanificazione, quasi continua, dei bagni ogni volta che saranno utilizzati. O ancora della disinfezione di tavoli e sedie dei ristoranti, per quel che riguarda la giornata tipo da trascorrere al mare, ogni volta che saranno occupati e liberati. Per non parlare della mole di (vecchie) regole che è necessario integrare (con le nuove) per garantire la sicurezza nella struttura. Pensiamo, anche solo per un istante, alle faccende da affrontare, dopo aver ragionato sulla riduzione dei costi e, perciò, assicurato il lavoro a solo il 50% delle risorse umane: abbattuti da un lato, aumentano per la complessità e la difficoltà di fornire completa attenzione alle regole e ai segmenti da seguire e tenere sott’occhio. La qualità sarà il nuovo collante, la scommessa. E sarebbe sciocco presumere di poterne fare a meno.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci