LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «La corazzata Potëmkin e i cartoni inanimati»

Iniziamo a spiegare le cose a chi non le ha ancora capite bene. Il traffico generato dal numero enorme di auto che circola sull’isola è un problema. In alcuni casi, sfortunatamente, si trasforma in una corsa a ostacoli per evitare pericoli che possono materializzarsi in ogni istante. Purtroppo con l’incidente di ieri in cui ha perso la vita un uomo di 58 anni, ne siamo ancora una volta testimoni. Subiamo effetti e conseguenze, da spettatori o attori coinvolti, mentre l’indignazione si fa largo tra la gente più incline però ad attribuire alla stampa “ipotesi di violazione della privacy” invece che focalizzarsi sulle cause che sono alla base di situazioni di cui alcune mortali. Non si tratta di un tentativo di ridimensionare dolore e rabbia specie dei familiari, assolutamente no. Si tratta, invece, di un suggerimento per sforzarsi e favorire una visione per abbandonare la lente del perbenismo ipocrita e strisciante che soffoca la società formale isolana.

Iniziamo a spiegare le cose a chi non le ha ancora capite bene. Il traffico generato dal numero enorme di auto che circola sull’isola è un problema. In alcuni casi, sfortunatamente, si trasforma in una corsa a ostacoli per evitare pericoli che possono materializzarsi in ogni istante. Purtroppo con l’incidente di ieri in cui ha perso la vita un uomo di 58 anni, ne siamo ancora una volta testimoni

Cominciare, insomma, a guardare le cause, come sono e come si presentano, centrando la questione che spesso è composta di vari pezzi tra essi collegati. Che non è in questo caso, detto sommessamente, come ritiene qualcuno, la violazione della privacy mediante la “pubblicazione delle immagini” di un incidente facendo derivare l’accusa – alla stampa – di non rispettare il dolore dei familiari (che nessuno mette in dubbio) ma la capacità di focalizzarsi finalmente sul nocciolo che in questi anni nessuno è stato in grado di scalfire. Cioè – come ha più volte detto Franco Borgogna – la vergogna degli incidenti stradali che accadono perché è inesistente un piano serio, intercomunale, per la mitigazione del rischio.

È abbastanza denso ed evidente lo stato di timore che si avverte ogni volta che ci si mette al volante, in strada. Sembra di stare in guerra per le vie dell’Afghanistan: all’improvviso il potenziale pericolo potrebbe spuntare da qualsiasi anfratto, da dietro un autobus o da un vicolo come da un passo carrabile o da un marciapiede. Anche se guidi a 30 Km l’ora. La sera, poi, con una visuale prossima allo zero aumenta l’orda dei pericoli. Sia perché in buona parte le illuminazioni pubbliche risalgono alla scoperta dell’energia elettrica sia per l’assenza di semafori ai passaggi pedonali per “richiedere da parte dei pedoni l’attraversamento” che si confondono nel buio insieme alle strisce. L’elenco delle vittime sulle nostre strade intanto si allunga. Lo sdegno, che spesso si muove per caso e senza che vi sia una reale inversione di tendenza, si sposta veloce.

Si tratta, invece, di un suggerimento per sforzarsi e favorire una visione per abbandonare la lente del perbenismo ipocrita e strisciante che soffoca la società formale isolana. Cominciare, insomma, a guardare le cause, come sono e come si presentano, centrando la questione che spesso è composta di vari pezzi tra essi collegati

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Si sgonfierà allo stesso modo? È possibile, per poi ripresentarsi in occasioni simili. Aspettiamo da anni una soluzione in tempi super rapidi. Mentre tutti ne parlano il tempo però è diventato un interregionale in ritardo che attendiamo inutilmente alla stazione. L’attesa perenne è l’unica certezza. Qualche anno fa il sindaco Giacomo Pascale ha individuato nel numero eccessivo di auto il maggiore dei mali (“parliamo”, appunto, del 2019!). Da allora la piccola lista di soluzioni strutturali come ad esempio il potenziamento del numero di autobus e del servizio pubblico, la possibilità di prendere il taxi per spostarsi favoriti dalla convenienza di tariffe giuste, basse e raggiungibili per chiunque e senza confini amministrativi, potenziando perciò il servizio pubblico da piazza per renderlo fruibile per 12 mesi, è rimasta impressa soltanto “sulla carta”.

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Non è però, come ha detto qualcuno, solo con la repressione (per esempio attraverso la militarizzazione in strada da parte delle forze dell’ordine) o con gli autovelox o l’ipotesi di targhe alterne che si risolve il dilemma che è più ampio di come si vorrebbe restringere. Lo dimostra, tra le altre cose, anche la disattenzione che “ha coinvolto” pure esponenti delle forze di polizia locale. La settimana scorsa un vigile, quasi certamente in servizio a Casamicciola, alla guida del suo scooter non si è fermato al transito di alcuni passanti sulle strisce. Ha rischiato di falciare una mamma che spingeva il figlio in carrozzina. Immortalato dalla telecamera collocata sul furgone di Leonardo Taliercio, padre di Francesco che perse la vita in un sinistro nel 2019, solo per un caso fortunato l’episodio non si è trasformato nella tragedia della scena cult de “La Corazzata Potëmkin”. Sì, quella che Fantozzi rese celebre con la frase “è una cagata pazzesca!”. I cosacchi dello zar, per rappresaglia, iniziano a marciare verso la folla inerme con i fucili spianati. Il popolo scappa, non ha intenzioni bellicose nei loro confronti.

Non è però, come ha detto qualcuno, solo con la repressione (per esempio attraverso la militarizzazione in strada da parte delle forze dell’ordine) o con gli autovelox o l’ipotesi di targhe alterne che si risolve il dilemma che è più ampio di come si vorrebbe restringere

I soldati però si rivelano inflessibili, travolgendo tutto ciò che vedono davanti. La gente cade. Tra loro una madre, colpita lascia la carrozzina che rotola giù dalla scalinata che per parallelo somiglia alle strisce pedonali. Non sarebbe stata una “cagata pazzesca” se lo scooter li avesse presi in pieno, come non è lecito che possiamo dimenticare quando (non) si parla (più) di vittime della strada. Tenendo in considerazione che ognuno può “trasformarsi” in cosacco – anche in modo inaspettato e a sua insaputa – in auto o su una moto e la folla può essere composta da chiunque, non ci sono ruoli predefiniti ma solo pericoli che vanno ridotti. Anche qui nella gestione e valutazione del traffico come problema, manca una visione. Senza di essa, a condurci saranno sempre soluzioni parziali insieme all’ipocrisia di chi vuole vivere nel modo che gli è più appropriato e tutelare il suo interesse, restare indifferente ma pronto a scatenare la propria ira aggravata soltanto solo se le cose dovessero raggiungere un triste epilogo. Poi tornare a dormire. Alla polvere sotto il tappeto ci penserà qualcun altro.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci 

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