«Caffè Scorretto» «Il messaggio, in una bottiglia (di plastica)»
Immaginate. Se gettando una quantità imprecisata di plastica e alluminio nell’ambiente, in qualunque modo. Se facendo così, cosa che siamo abituati a fare senza il minimo senso di colpa, stessimo buttando via un pacco di soldi, lo faremmo lo stesso? “Raccogli e deposita plastica e alluminio. Se lo farai, avrai uno sconto sulla TARI”. Soldi, per intenderci. Questo è il messaggio che si deduce dall’iniziativa del comune di Bacoli, che partirà dal prossimo gennaio. Il sindaco Josi Gerardo Della Ragione acquisterà eco-compattatori “mangia bottiglie e lattine” e quelli che depositeranno plastica e alluminio riceveranno uno sgravio sulla tassa che pende sui rifiuti.
Parlai di un’iniziativa simile, come di altre, in un caffè scorretto di qualche anno fa. L’olio esausto, per esempio, è un altro “rifiuto” che potrebbe seguire un percorso simile invece che finire nei lavandini delle nostre case, e quindi in mare. Dissi allora che era possibile per i comuni isolani dotarsi di un progetto analogo, con il sistema della “card elettronica” su cui caricare a ogni conferimento i “punti” da usare come sconto o vantaggi per acquisti di vario genere. L’isola di Lampedusa ha avviato un progetto uguale nel luglio scorso. In Emilia Romagna in alcuni comuni si riconosce 1 euro ogni tre bottiglie di plastica da poter spendere in buoni sconto presso catene di supermercati convenzionate col sistema di deposito di plastica e alluminio. I nostri magnifici sei isolani avrebbero potuto attivarlo nel segno del rinnovamento già negli anni scorsi e incoraggiare la trasformazione della raccolta dell’immondizia. Invece sappiamo come funziona e quale ritardo insista addirittura circa l’efficacia delle ordinanze sui saponi biodegradabili. Il concetto essenziale è semplice da capire.
Non più “rifiuto”, quindi, ma “risorsa” cui attribuire un “valore” e rincorrere quei comuni che in Italia, su questo nuovo terreno, stanno facendo passi enormi a gran velocità dopo aver avviato per la plastica la nascita di un ciclo di vita circolare. Sia per tutelare l’ambiente, sia per favorire un cambio di mentalità. E l’uno non può esserci senza l’altro. Invece noi che facciamo? Di sicuro abbiamo i neuroni rallentati, arrugginiti e orgogliosi, sempre pronti a reagire quando si tratta di cambiamenti radicali, seppur positivi. Impegnati a starnazzare slogan inutili o a sbandierare la difesa del verde e del mare senza però fare niente di serio. Alcune città e piccoli comuni in varie regioni, hanno perfino adottato il pagamento della TARI in forma diversa. Non sui metri quadrati della propria abitazione ma sulla quantità di “risorsa” prodotta. A noi pare fantascienza ma tutto questo, sveglia, è realtà e sta accadendo adesso. In questo modo si favorisce il portafoglio delle persone. Premiandole, sulla base della minore quantità prodotta e su comportamenti sani. Una sorta di paradiso, insomma. Ciò che potrebbe essere Ischia se eliminassimo il parlarci addosso e impegnare il tempo, quando va bene, in classifiche e competizioni inutili con le isole vicine. Se la smettessimo di rosicare come castori e cianciare che l’isola d’Ischia è migliore – migliore, su quali parametri e rispetto a che cosa?- di altri posti senza però avere requisiti in scala. Se la finissimo di fossilizzarci nella costruzione di un brand che, se privo di contenuti e servizi o comunque non sorretto da standard che devono possedere i luoghi turistici e che i nostri (veri) competitor già hanno, sarebbe una scatola vuota. Se la smettessimo, in definitiva, di restare seduti sulla solita ammorbante fuffa, ecco, forse avremmo una chance e il tempo per modificare una struttura per rinnovarla, o renderla almeno produttiva di effetti.
Ci serve una nuova ricetta fatta di una salubre politica strategica per l’ambiente al posto di minchiate che si duplicano in serie ogni volta che riproduciamo in modo ostinato un modello, quello attuale, che non porta a risultati se non lievi. Dobbiamo uscire dalla gabbia dei gorilla, schemi mentali farraginosi. Perché, a questo punto, chi non è amico del buono e del bello – vale a dire ciò che può funzionare davvero per l’ambiente e per noi – allora è suo nemico, è un nostro nemico. Riprendere, un pezzo alla volta la dignità che ci appartiene passa inevitabilmente per la difesa a 360° del posto che abitiamo, è quello che va fatto. Hai voglia di fabbricare giornate ecologiche, da sole non bastano, o motti come “abbiamo troppe auto” o “abbasso la plastica, viva le borracce” mentre restiamo fermi e convinti sostenitori che, intanto, la natura si salverà da se. Intanto la plastica resta in mare o in bella vista sulle strade. Invece abbasso Greta Thumberg – pardon Greta, niente di personale – perché è solo un mezzo per consentirci di nasconderci ancora una volta dietro un dito, non fare niente, e lo facciamo benissimo, ed edificare la convinzione che tanto ci penseranno le nuove generazioni. Non è vero. Ognuno sin da ora deve fare la sua parte. E noi dobbiamo pensare a creare la nostra, renderla pratica. Iniziare a gestire in modo “differenziato” i quasi 37 Km quadrati di questo scoglio, non come è stato fatto finora. Bisogna essere lungimiranti, parecchio. (Che qualche sindaco, per favore, chiami Josi Della Ragione per farsi spiegare come ha fatto. Magari il tempo per rispondere alla vostra richiesta di replicabilità del progetto di raccolta della plastica e dell’alluminio, e trasformare il rifiuto in risorsa pure sull’isola, lo trova).
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci