«Caffè Scorretto» «I giovani sono il futuro. Ma chi pensa al presente?»

Sfatiamo un mito. O un luogo comune. Al centro, il confronto tra chi assicura – al bar o sul palco della politica isolana per aumentare i propri consensi – che i giovani sono il futuro mentre questi pensano a quanto quel tempo composto, da “sarò”, “diventerò”, “dirò”, “studierò” e “cambierò ”sia lontano. Sembrerebbe una di quelle frasi gettate lì in un discorso per riempirlo con parole prive di contenuto. In effetti chi le usa ci riesce benissimo facendo leva sulla sensibilità e le preoccupazioni della gente pronta a elogiare il rappresentante che parla del futuro – in realtà senza farlo – nella presunzione che forse un giorno la consistenza di quella dichiarazione troverà una casa.

Sfatiamo un mito. O un luogo comune. Al centro, il confronto tra chi assicura – al bar o sul palco della politica isolana per aumentare i propri consensi – che i giovani sono il futuro mentre questi pensano a quanto quel tempo composto, da “sarò”, “diventerò”, “dirò”, “studierò” e “cambierò ”sia lontano. Sembrerebbe una di quelle frasi gettate lì in un discorso per riempirlo con parole prive di contenuto. In effetti chi le usa ci riesce benissimo facendo leva sulla sensibilità e le preoccupazioni della gente pronta a elogiare il rappresentante che parla del futuro – in realtà senza farlo – nella presunzione che forse un giorno la consistenza di quella dichiarazione troverà una casa

A questa bella e inutile pagina della retorica, posta tra il sogno e la demagogia, si potrebbe obiettare che se non c’è presente non può esserci, per conseguenza, un futuro e che quest’ultimo dipende dal primo. Se sull’isola mancano le condizioni per evitare l’emorragia di risorse umane, verso l’estero è un problema che attiene all’oggi. Insomma, se un buco al centro della strada resta tale per giorni, settimane o mesi e nessuno se ne prende cura, sarà sempre un buco anche in futuro. Dire che “i giovani sono il futuro” non significa niente se il presente rischia di perdersi “nel tempo” nel pericolo di dissolversi come lacrime nella pioggia.

La citazione ovviamente non è nostra ma è mutuata dal film di fantascienza del 1982 Blade Runner, a sua volta ispirato al romanzo di Philip Dick “Il cacciatore di androidi”. L’ultima scena, iconica, presenta il monologo magistrale del replicante Roy Batty che prima di morire dice «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi “B” balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire». Il passato diviene presente mentre questo sta per terminare dissolvendo ogni ipotesi di futuro. Comunque non è del film che vogliamo parlare e nemmeno delle edulcorazioni sul futuro dei giovani, frasi che non esprimono nulla men che meno se sono assenti azioni o soluzioni da adottare a problemi e criticità nel presente. Pensiamo, invece, che ai giovani – e comunque alla società – bisogna pensarci ora.

Se sull’isola mancano le condizioni per evitare l’emorragia di risorse umane, verso l’estero è un problema che attiene all’oggi. Insomma, se un buco al centro della strada resta tale per giorni, settimane o mesi e nessuno se ne prende cura, sarà sempre un buco anche in futuro. Dire che “i giovani sono il futuro” non significa niente se il presente rischia di perdersi “nel tempo” nel pericolo di dissolversi come lacrime nella pioggia

Adesso c’è necessità di coltivarne il senso critico, nel tentativo di ampliarlo. Uno dei compiti cardini che, in definitiva, dovrebbe avere la Scuola (di tutte, non solo – come dice qualcuno – “del Liceo”) insieme ai mezzi d’informazione.

Com’è ovvio presumiamo l’assenza di dubbi su tale direttrice, specie per gli Istituti scolastici dell’isola. Ogni anno, da almeno dieci, e purtroppo con un’attenzione pari a zero dai vari mondi della politica e scarsissimi contributi tanto locali quanto regionali o nazionali, Raffaele Mirelli con l’associazione InSophia tenta di spostare il confine un po’ più in là. Con il Festival Internazionale di Filosofia coinvolge le Scuole non solo di Ischia (anche se dall’isola, non tutte rispondono all’appello). Riteniamo di ripeterci, ma è a queste ultime che spetta il dovere di inventare modi nuovi, aperture per accorciare le distanze tra la Scuola e il territorio e verso le criticità di un presente che coinvolge tutti. Anche le Scuole. Ci piace pensare che questa consapevolezza sia già una parte fondante del Dna degli Istituti superiori, dei docenti e dei loro dirigenti, che però andrebbe estesa. Magari attraverso uno scambio “aperto” e biunivoco tra la società civile e l’istituzione scolastica.

Riteniamo di ripeterci, ma è a queste ultime che spetta il dovere di inventare modi nuovi, aperture per accorciare le distanze tra la Scuola e il territorio e verso le criticità di un presente che coinvolge tutti. Anche le Scuole. Ci piace pensare che questa consapevolezza sia già una parte fondante del Dna degli Istituti superiori, dei docenti e dei loro dirigenti, che però andrebbe estesa

La lettura dei giornali sia locali sia nazionali nelle scuole, ad esempio, potrebbe dar luogo a un dialogo formativo per i ragazzi oltre che coltivarne il senso critico. Con la partecipazione degli autori di articoli ed editoriali, sarebbe un ottimo modo per gettare i semi del confronto permanente con chi si trova nella condizione di riflettere sul proprio futuro e su quello di una società che ancora lotta con gli stessi problemi di mezzo secolo fa. Immaginiamo che anche in quel periodo ci fosse qualcuno pronto a strombazzare lo slogan “i giovani sono il futuro” ricevendone applausi, come oggi. Intanto si è fatto presente – forse peggiorativo specie per la struttura sociale – mentre c’è chi crede ancora che aspettare sia la cosa migliore, tanto il futuro si farà.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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