«Caffè Scorretto» «Dagli abissi del traffico a una mobilità moderna»
Iniziamo a spiegare le cose a chi non le ha ancora capite. L’ha detto pure il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale. Il traffico generato dal numero enorme di auto che circola sull’isola è un problema. In alcuni casi, purtroppo, si trasforma in una corsa a ostacoli per evitare pericoli che possono materializzarsi in ogni istante. E lo abbiamo visto. Continuiamo a vederlo. Lo subiamo, da spettatori o attori coinvolti. È abbastanza denso ed evidente lo stato di timore che si avverte ogni volta che ci si mette al volante, in strada. Sembra di stare in guerra, per le vie dell’Afghanistan. Anche se cammini a 30 Km l’ora. L’elenco delle vittime sulle strade isolane intanto si allunga.
L’indignazione generale, conseguenza di fatti che succedono, diciamo, per caso e senza che vi sia una reale inversione di tendenza per frenarli, si muove veloce. Si sgonfierà allo stesso modo. Tutti però ci aspettiamo, adesso, una soluzione certa e in tempi rapidi. Giacomo Pascale individua nel numero eccessivo di auto il maggiore dei mali. E ha ragione. Oltre le accuse che corrono sul social in questi giorni, da subito si possono prevedere azioni volte a limitare la circolazione dei veicoli, premiarla in alcuni casi. Non è però, come ha detto qualcuno, solo con la repressione (per esempio attraverso la militarizzazione delle strade da parte delle forze dell’ordine) che si arriva alla conclusione del problema. Certo, nella pratica vanno previste forme di persuasione e educazione. È chiaro.
Per sviluppare la sicurezza, è certo. Un sistema di autovelox potrebbe essere utile. Il traffico non lo risolvi limitando la velocità ma riducendo il numero dei veicoli. L’influenza imperante e nociva delle auto e il suo condizionamento su di noi deve essere sostituita con un’altra, più costruttiva. Il tema allora diventa culturale. È così importante che merita discussioni serie e approfondite. Uno dei filoni riguarda il mettere un freno del numero di auto circolanti. Non con la repressione, lo ripeto, ma attraverso l’educazione e la consapevolezza che lasciare l’auto a casa è più conveniente e meno pericoloso. Torna perciò la trama composta dal potenziamento del numero di autobus e del servizio pubblico, la possibilità di prendere il taxi per spostarsi sostenuti dalla convenienza di tariffe giuste, basse e raggiungibili per chiunque e senza confini amministrativi. Potenziare il servizio pubblico da piazza e renderlo fruibile per 12 mesi, anche d’inverno, è uno dei nodi fondamentali. E questo compito spetta alle amministrazioni, ai sindaci, alla politica. L’esercito dei tassisti isolani, sono certo, si metterebbe a disposizione immediatamente. C’è bisogno di stroncare il sistema attuale della mobilità sulle strade, incenerirlo e costruirne un altro, più moderno. Fin quando non sostituiremo il concetto che comprare un’auto, magari un SUV, è più convenite che prendere l’autobus o il taxi non usciremo dal guado della precarietà che ha preso il controllo sulle strade. In altre parole si tratta del sacrificio dei guidatori per arrivare a un beneficio collettivo (non solo per noi stessi, singolarmente).
Ed è pure qui che deve entrare la politica. È qui che ogni amministrazione deve farsi sentire e affermarsi. Lasciando stare il politichese. Tutti i “faremo”, “vedremo”, “adotteremo” e via discorrendo devono essere sostituiti da “abbiamo raggiunto un accordo tra di noi e la soluzione è questa…”. Più senso pratico, in definitiva. Affiancato da un sistema d’incentivi per chi vuole costruire la possibilità di spostarsi diversamente e diretta alla costruzione di una nuova storia dell’umanità isolana. Che ha già detto basta al traffico ma non trova sostegno, tranne che le parole, quelle sì, quante ne volete, nelle amministrazioni. Magari realizzando progetti per ridurre al minimo l’uso delle automobili. Forse è giunto il momento di imparare qualcosa da questo caos di automobili e dalla certezza che ci serve un nuovo paradigma, e combinarlo con infrastrutture innovative per una nuova pianificazione stradale.