«Caffè Scorretto» «Ancora sulla stampa (locale)»
Premessa 1. Partiamo da un contesto generale e mondiale. Lo strumento per consultare le notizie on line è lo smartphone mentre continuano a diminuire i lettori dei giornali a fronte di una sorta di stabilità della televisione. Secondo un articolo apparso a giugno 2023 sul portale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, basato su uno studio condotto in 46 Paesi e che ogni anno viene pubblicato attraverso un Report dall’Istituto “Reuters For The Study of Journalism” di Oxford (il report si chiama News Digital Report ed è arrivato alla sua dodicesima edizione) si conferma la tendenza discendente cominciata già prima della pandemia. Nel mondo il 39% degli abbonati ha disdetto o rinegoziato il proprio abbonamento e a pagare è solo il 17%. Uno dei motivi di questa “enorme” falla è il calo mondiale della fiducia nei media.
Pur rimanendo stabile il numero di coloro che usano piattaforme esterne ai siti dei giornali, se Facebook prima era considerato come fonte di informazione, oggi Tik Tok e Instagram guadagnano terreno tra i giovani associandosi alla pratica convinzione che le notizie presentate in contenuti video vengono preferite dalla fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni: il popolo di chi ne usufruisce è pari al 20%. Certamente tra i motivi che hanno determinato questa ulteriore discesa e la migrazione verso “ambienti digitali” vanno annoverati la pandemia, in primis, la guerra tra Russia e Ucraina e la crisi climatica. Il rapporto continua sottolineando anche una scarsa partecipazione e commento alle notizie on line. Lo fa solo il 22%, evidenziando che dal 2016 la percentuale si è ridotta di almeno 10 punti. Come è la situazione in Italia? Insiste un cambiamento determinato dal declino costante della vendita dei giornali cartacei e la scelta di alcuni imprenditori dell’editoria di scegliere nuovi modelli di business e strade imprenditoriali. Se il giornale “di carta” sta attraversando un brutto momento che però ad onore del vero dura da qualche anno, c’è chi, invece, ha preferito investire nel digitale. È il caso di uno degli ex direttori de La Repubblica che insieme ad altri nel 2020 hanno fondato una nuova società, la Chora Media. Si tratta di Guido Brera, Mario Gianani, Roberto Zanco e Mario Calabresi che la dirige. L’anno scorso ha acquistato Will Media presentando su Instagram notizie in video di notevole spessore. La Chora Media è nata come podcast company e attraverso il reach (cioè la metrica che indica il numero di persone) on line Will Media si rivolge a un pubblico pari al 2% che sale fino all’8% nella fascia tra i 18 e i 24 anni. Numeri importanti, insomma, se si entra nello specifico della missione che ha il fine di coltivare la propria community di persone: quasi 3 milioni di follower sulla varie piattaforme on line, quasi 36 milioni di account raggiunti, 1,3 miliardi di impression su Instagram nel 2022, quasi 72 milioni di interazioni sui social, 419 milioni di visualizzazioni nel 2022 mentre sono 17 milioni i download dei podcast in un anno. Parlando di reach i siti più visitati sono quelli delle emittenti televisive commerciali (TgCom24 e SkyTg24), della televisione pubblica, dell’agenzia ANSA e dei principali quotidiani (La Repubblica, Il Corriere della Sera, e Il Fatto Quotidiano). Poi c’è Fanpage che con il suo 26% è tra le prime testate giornalistiche italiane. Discorso simile, anche se con dati più ridotti, si può fare per Il Post che secondo il suo rapporto annuale ha ottenuto risultati pari al 6%. Entrambe le testate giornalistiche sono molto popolari tra il pubblico giovane. Il Post per esempio raggiunge il 13% degli under 35 online e negli ultimi anni sta diversificando la propria offerta con podcast, piccoli eventi e approfondimenti stampati su carta. Nel 2022 ha chiuso il bilancio con un utile pari a 1 milione e 700 mila euro circa. In ogni caso la parola d’ordine è “diversificazione dei contenuti” che va associata alla capacità di coltivare la propria comunità di riferimento. Nella lista non può mancare la costruzione della fiducia attraverso la credibilità.
Premessa 2. In questo scenario come sta messa l’informazione locale? Partiamo dalla necessità che proprio di questa si sente un gran bisogno. Non manca, ovviamente come per le testate nazionali, l’esigenza di una maggiore credibilità per i giornalisti ovvero migliorare – in alcuni casi costruire – il rapporto di fiducia con la collettività di riferimento. Se è vero che per le testate locali potrebbe risultare – come è, in effetti – più difficile avendo meno giornalisti e meno possibilità di investire, altrettanto minore potrebbe essere il numero di abbonati potenziali (modello che si sta facendo largo cui però andrebbero collegati una serie di servizi invece che aspettarsi che qualcuno sia disponibile a “pagare” per un giornale specie se i contenuti lasciano quantomeno perplessi i lettori per come sono offerti). L’attività di un giornale locale, poi, è enormemente influenzata dal luogo in cui si trova. Ciò impone di conoscere i lettori, che età hanno e che cosa vogliono, capire il motivo altrettanto importante per cui molti non leggono o ritengono che proprio il giornale locale sia una “testata di Serie B” e, infine dunque, “chi sono” i lettori di un quotidiano locale anche in riferimento al modo di riportare una notizia o un fatto, cioè come vengono scritti e presentati contenuti. Premessa 3. In questo flusso di premesse, questa ultima vuole essere l’apripista per una discussione non meno importante rispetto alle precedenti. Come ha anche affermato Franco Borgogna nel suo editoriale domenica scorsa, se da un lato esiste a livello isolano “l’insana concorrenza nella stampa e nelle televisioni locali e tra la stampa e televisioni altro non è che la conferma di un’isola dilaniata, divisa, egocentrica e parcellizzata”, dall’altro è pur vero che “un giornale, soprattutto se locale, deve sicuramente “informare” ma ha anche la responsabilità di contribuire allo sviluppo civile e culturale della società locale”. Da ciò, una domanda. Ferma restando la necessità di conoscere il numero dei giornali, cartacei, venduti sull’isola da che cosa deriva, però, la poca attenzione e considerazione alla stampa locale sia da parte della politica – che spesso la ritiene inutile o addirittura superflua in presenza di critiche ma utile per amplificare la propria cassa di risonanza – come da una parte della comunità isolana?
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci