Passate le festività pasquali il Comitato Utenti Trasporto Isola di Procida torna alla carica con un argomento che ha suscitato notevole interesse sui social e in una nota indirizzata sia agli organi politici che agli armatori che operano nel Golfo di Napoli, sottopone le ragioni di tanti procidani che, “emigrati” per motivi di lavoro o studio, quando rientrano a Procida per far visita a genitori, parenti ed amici diventano dei turisti a cui non si applica alcuna riduzione sull’acquisto del biglietto per i vettori marittimi.
«E’ mortificante – scrive Giuseppe Giaquinto – vedersi tra le mani un biglietto con su scritto tariffa ordinaria. Loro non sono ordinari, sono speciali. Sono figli di Procida che già per altri motivi hanno scontato la loro condizione di isolani isolati: istruzione, lavoro, trasporti, sanità, tempo libero. Non gli possiamo anche chiedere un dazio così esagerato per riabbracciare i propri cari e risentire il profumo inconfondibile della propria isola. Questi Procidani vanno rispettati. Portano in giro valori familiari come la solidarietà ed il senso della comunità. E quando avvertono il richiamo dell’isola dobbiamo accoglierli come Procidani. Debbono sentirsi sempre padroni di casa e non ospiti.
Da questa azione di notevole impatto dal punto di vista emozionale ed antropologico, ne uscirebbero orgogliosi tutti, dalle rappresentanze istituzionali locali, passando per le Compagnie di Navigazione, fino alla Regione Campania, che riscontrerebbero con estrema sensibilità le esigenze di una comunità. Questo permetterebbe certamente a tanti di venire più spesso sull’isola, recuperando, in parte, le perdite sulle agevolazioni riservate, da parte delle compagnie di trasporto marittimo.
Si parla tanto di continuità territoriale, di direttive europee, di carta dei servizi, ma poi, nella pratica quotidiana, ci sentiamo non poco penalizzati quando un collega di lavoro, di studio o semplicemente un vicino di casa, originario di Milano o piuttosto di Salerno, nel fine settimana fa ritorno a casa per riabbracciare la famiglia, si mette in auto, paga il rifornimento e i dovuti pedaggi stradali e arriva. Per chi abita su un’isola campana come Procida, a tutto questo bisogna aggiungere il trasporto via mare che per un Procidano, non più residente, raggiunge costi assolutamente scoraggianti, iniqui e diseguali.
Esemplare, in questo senso, il caso di un nostro Procidano, nato e cresciuto a Procida fino a 32 anni, dove tuttora vive la madre disabile, ma residente a Roma per motivi di lavoro. Per lui andare settimanalmente a far visita alla madre – impossibilitata a muoversi – insieme a moglie e figlia rappresenta un “salasso” perché solo per i biglietti Caremar la sua famiglia spende 305 € ogni mese, venendo in aliscafo e rientrando in traghetto e lasciando l’auto al porto di Napoli con ulteriori costi. Si tratta di cifre insostenibili e assurde per andare a trovare un proprio caro perché sono le stesse tariffe applicate al turista che viene una volta l’anno a vedere le bellezze isolane. Costa meno volare lowcost verso una capitale europea: è un paradosso.
Ovviamente, tutte le modalità di concessione dell’agevolazione vanno opportunamente concordate, onde evitare abusi ed eccessi. Ma crediamo sia importante intraprendere un tavolo di confronto che porti in tempi adeguati ad una soluzione che consenta di addivenire ad un giusto riconoscimento per i tanti procidani che vivono fuori dall’isola e che non possiamo considerare turisti.
Sia chiaro – conclude Giaquinto – che la nostra non è una battaglia di rivendicazione e di legittimazione giuridica, peraltro difficile da sostenere, è semplicemente una battaglia di sensibilizzazione verso le istituzioni e le compagnie di navigazione. Altre isole ci sono riuscite (vd. Sardegna, Sicilia, Isole Toscane). Altre istituzioni si sono mosse (vd. Regione Lazio, Sicilia, Sardegna, Toscana oltre alle amministrazioni locali delle isole toscane, siciliane, sarde). Altri armatori hanno accolto la richiesta con estrema disponibilità (vd. Moby Lines, Toremar, Delcomar, GNV, Tirrenia). Adesso tocca a Voi».
Guglielmo Taliercio