CRONACAPRIMO PIANO

Bigi ha comprato un “impero”, ma dichiarava 20mila euro

Emergono ulteriori dettagli sull’inchiesta giudiziaria che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati (con la pesante accusa di associazione per delinquere) il neo presidente fiorentino dell’Ischia Calcio. Una escalation nel settore della ristorazione insieme al suo socio albanese non supportata però dal reddito poco superiore a quello di un comune impiegato

DI GIOSUE’ ROSACROCE

Hanno utilizzato anche i cani addestrati nella ricerca delle banconote gli investigatori che lunedì hanno eseguito ben 23 perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta relativa ai ristoranti ubicati nel cuore di Firenze. E alla fine della giornata, particolare non trascurabile, la caccia al denaro ha portato a sequestrare oltre 400 mila euro in contanti tra abitazioni, uffici e cassette di sicurezza delle banche. Non certo un bottino di poco conto, per intenderci. I finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria, con un decreto di perquisizione firmato dalla pm antimafia Christine von Borries, dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal procuratore capo Filippo Spiezia, hanno passato al setaccio otto ristoranti, uffici e abitazioni dei due principali indagati, quelli che sono ritenuti i «registi» dell’associazione per delinquere: l’albanese Eluert Kamami, 40 anni, e il fiorentino Alessandro Bigi, 49, conosciuto dalle nostre parti perché diventato da pochi mesi presidente dell’Ischia Calcio, società sportiva che milita in serie D.  

Adesso tutta la mole della documentazione sequestrata dovrà essere analizzata. Si partirà dai telefoni cellulari e dai computer.La Procura ha già individuato un consulente che dovrà realizzare la copia forense di telefoni e pc degli indagati evitando così di sequestrare i dispositivi. Come già riferito nell’edizione di ieri del nostro giornale, i ristoranti finiti nel mirino sono il Cavallino e il ristorante Orcagna, entrambi in piazza della Signoria, la Trattoria Giovanni in via Sant’Agostino, la Bistecca in piazza della Repubblica, Trattoria Ponte Vecchio in lungarno Archibusieri, la Bisteccheria Santa Croce in largo Bargellini, Trattoria de’ Pitti in piazza Pitti, Osteria Lungarnoin lungarno Corsini. Sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori ce ne sono molti di più: in totale le perquisizioni sono state 23. Secondo l’accusa della Procura l’organizzazione avrebbe acquistato o affittato locali del centro storico in parte con i soldi provenienti dalla gestione in nero. Associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, autoriciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita le accuse ipotizzate.

L’inchiesta dovrà fare luce sull’escalation delle acquisizioni delle strutture, considerando anche il fatto che i due imprenditori, quando hanno iniziato a fare lo «shopping» dei ristoranti non avevano la disponibilità economica

L’impero dei locali. A partire dal 2012, e fino ad oggi, il gruppo è riuscito a creare un vero e proprio impero fatto di ristoranti, bar, gelaterie, un albergo, un bed and breakfast e due birrifici. Trentuno attività con un investimento di 13,5 milioni di euro. L’inchiesta dovrà fare luce sull’escalation delle acquisizioni delle strutture, considerando anche il fatto che i due imprenditori, quando hanno iniziato a fare lo «shopping» dei ristoranti non avevano la disponibilità economica. Entrambi, fino al 2014 dichiaravano redditi intorno ai 20 mila euro. Da dove arriva quel fiume di denaro? Le indagini hanno accertato che dal 2022 al 2024 i due imprenditori, con il concorso di altri collaboratori che lavoravano nei vari ristoranti, non abbiano fatto emettere scontrini fiscali per buona parte delle prestazioni, facendo poi confluire il denaro, portato via quotidianamente dai locali, in una cassa comune nella disponibilità di entrambi nel ristorante Cavallino. 

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La raccolta spettava, secondo l’accusa, a una dipendente albanese di 40 anni. Quella riserva di denaro, secondo l’accusa, serviva per pagare in nero i dipendenti dei ristoranti, per continuare la campagna acquisti nel centro di Firenze ma anche per comprare auto di lusso, gioielli e diamanti. Nel corso del 2023 e 2024 i due imprenditori avrebbero acquistato 14 tra ristoranti e bar e, lo scorso gennaio, il 50 per cento delle quote della società sportiva Ischia calcio. Coinvolto nell’inchiesta anche Pino Taglialatela, ex portiere del Napoli e della Fiorentina. L’ultimo acquisto di Kamami e Bigi risale a marzo a Forte dei Marmi, dove i due hanno acquisito il ristorante Palapa. A febbraio i due avevano acquisito un bar gelateria a Borgo San Lorenzo. Prima dell’appuntamento dal notaio per l’atto di acquisto erano stati consegnati 100 mila euro in contanti in un bar. Il resto della cifra, 37 mila euro, tramite assegni e cambiali.

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