Belle storie di pescatori ischitani lontani dalla terra natia Ciritiello Di Frenna “emigrato” all’Elba insegnò l’uso della lampara
La storia avventurosa tra Ischia, Ponza e l’Isola d’Elba del pescatore ischitano della Mandra scovata e raccontata da Giuseppe Mazzella
La storia di pescatori ischtani lontani dalla propria isola è lunga e costellata di episodi di vita nuova avventurosa ed affascinate ricercata nei propri sogni e nel progetto di lasciare la propria terra natia, i propri affetti di famiglia, gli amici, il mare e la spiaggia dell’nfanzia,le lunghe barche da pesca a più remi, il Castello, le reti, le lampare- Storie di vera e propria emigrazione per coloro che imbarcati su grandi trasatla tici dell’epoca voltavano verso le americhe in California, a New York, Argentina, Brasile, Venezuela con viaggi interminabili e stressanti. Dalla Mandra verso San Pedro di Californi emigrarono da Ischia i Flangetti, i D’Ambra, gli Amalfitano, i Cuomo i Lauro, i Di Leva, i Di Bernardo. Dal Testaccio e Barano i Pisano, i Di Iorio, i Buono, i Di Meglio, i Cacciutto. Da Forio i D’ Abundo, i Regine, gli Iacono, i Matarese. Da Lacco Ameno e Casamicciola i Castagna, i Mennella, i D e Siano, i Calise. Da Serrara Fontana con S. Angelo, i Mattera, gli Iacono, i Di Iorio, i Trofa, i Caruso,i Conte- A lasciare casa e famiglia erano prima i padri, poi i figli maschi “richiamati e da ultimi le moglie e le sorelle per ricomporre i vfri nuclei famiglie e dar corso alla vita diversa e più sicura sognata.
E un frammento di storia della famiglia Pisano di Testaccio emigrata a Mar del Plata in Argentina ricordato dalla famigli discendente. “Guido pisano, nato a testaccio, nel comune di barano d’ischia, nell’anno 1931 il piu’ piccolo di sette fratelli emigro’ a mar del plata, argentina nell’anno 1950 a soli 19 anni d’eta’, per raggiungere due dei suoi fratelli, giorgio e vincenzo emigrati tre anni prima- vincenzo mori’ dopo poco tempo, era ancora molto giovane aveva appena 25 anni. amici del suo paese che gia’ si trovavano a mar del plata l’aspettavano e subito incomincio’ a lavorare come pescatore nella barca di nome “nueva regina pacis”, di proprieta’ del nonno del sacerdote don michele cacciutto. dedicato al lavoro per la sua famiglia lontana e per se stesso, dopo anni di sacrifici compro’ insieme a due suoi paesani amici, giorgio napoleone e antonio di iorio una propria barca chiamadola” madonna dell’arco” e per tantissimi anni sono stati insieme in questa societa’. nell’anno 1959 sposo’ per procura fermina d’abundo, nata a panza nel comune di forio d’ischia, e nel mese di ottobre del 1960 sono nati i gemelli enzo e franca. da parte di enzo sono nati due nipoti, sebastian e leandro che sono stati la gioia del nonno e la nonna. dal 2005 dopo anni di convalescenza guido non e’ piu’ con noi fisicamente , pero’ rimane sempre nei ricordi con noi che sottoscriviamo questa breve nota – Fermina D’Abundo vedova pisano insieme ai suoi figli, nuora e suoi nipoti tutti”.
Meno complicato con meno sapore di emigrazione vera e propria, era invece il distacco dall’isola per maggiore fortuna e sistemazione per quei giovani, già pescatori di mestiere a Ischia che preferivano trasferirsi in altri luoghi di mare nostrani, lungo la costa italiana come Ponza, Ventotene, Viareggio, Anzio, Civitavecchia, Santa Margherita Ligure e isola d’Elba. E’ stato a Ponza che Giuseppe Mazzella Ja scoperto la storia del pescatore della mandra di Ischia Ciritielleo Di Frenna, aiutato da uno storico ponzese Raffaele Santolo. Ciro Di Frenna, racconta Giuseppe Mazzella, pescatore, aveva giocato nell’ “Ischia” nel campionato 1945/46 e continuò nella “ Campese” all’ Elba – Un’isola per un’ altra senza lasciare mai il mare – Ciro Di Frenna era un pescatore. Uno dei tanti pescatori del villaggio della Mandra nel Borgo di Celsa. Era nato ad Ischia da una famiglia di pescatori il 13 febbraio 1920.
Qualche vecchio pescatore lo ricorda ancora come Giovanni Rando.“ Pescava a” vope”, con le lenze, faceva un mestiere diverso dal mio che pescavo con le “coffe ” ricorda GiovannNon era molto alto, piuttosto bassino ma aveva un bella muscolatura. Il suo nome non apparirà mai su una carta geografica né su un edificio per indicare una strada “ come i nomi dei ricchi scolpiti sugli edifici” come dice Michael Ondaatje nel suo “ Il paziente inglese”. La sua è una “ storia comune” e la sua vita è un “ libro comune” come tutte le vite del popolo minuto che hanno attraversato la cronaca senza entrare nella storia.Oggi la tomba di Ciro Di Frenna è posta lontano, molto lontano da Ischia. Lontana molte decine di miglia dal’ isola d’ Ischia ma non troppo lontana per poterci arrivare con una barca da pesca.I pescatori ischitani fino a quando la pesca era la principale attività economica insieme all’ agricoltura pescavano con le loro barche in tutto il Mediterraneo.
Ciro ha raggiunto Ponza e poi ancora l’ isola d’ Elba.La sua tomba si trova nel cimitero di Marina di Campo, uno degli otto Comuni dell’ isola D’ Elba.E’ morto a Marina di Campo il giorno di Ferragosto – 15 agosto – del 2003 quindi ad 83 anni.Riposa insieme alla moglie, Cleopatra Puccini nata il 21 luglio 1932 e morta il 23 agosto 2010, lo scorso anno, ed alla figlia Roberta Di Frenna nata il 25 ottobre 1956 e morta il 9 gennaio 1992 a soli 36 anni. Anche all’ Elba Ciro veniva chiamato come ad Ischia: “ Ciritiello” .“ Ha fatto il mestiere di pescatore imbarcato su pescherecci ponzesi singolarmente chiamati “ Zaccarena” in italiano Cianciola. All’ Elba era molto stimato professionalmente e conosciuto da tutti per la sua bontà d’ animo e correttezza” mi dice Raffaele Santolo, storico dell’ Elba che sta ricostruendo le storie di vita degli emigranti delle isole napoletane, soprattutto di Ischia e Ponza, verso l’ Elba dal XIX al XX secolo.“
Arrivò all’ Elba verso il 1950 assieme a Vitale, altro pescatore molto esperto proveniente da Ischia. Furono due grandi innovatori portando l’ uso di barche da pesca attrezzate per la pesca con rete e utilizzo di “ guzzi” che disponevano di grandi lampade, elettriche o a gas,per attrarre il pesce durante la notte” mi dice sempre Raffaele Santolo la cui famiglia è “ doppiamente emigrante”. Infatti il suo cognome dice che la sua famiglia appartiene alla seconda colonizzazione di Ponza, quella proveniente da Torre del Greco del 1772 cioè 38 anni dopo il primo insediamento dei coloni provenienti da Ischia nel 1734. La famiglia di Raffaele Santolo emigrò all’ Elba verso gli anni ’40 del ‘ 900. Oggi all’ Elba c’è una comunità di circa 500 persone originari di Ponza.“ Ciro Di Frenna – mi dice sempre Raffaele Santolo – dichiarava di aver giocato da ragazzo in una importante squadra di calcio ad Ischia.
All’ Elba ha giocato per molti anni nella squadra di calcio di Marina di Campo, “ La Campese”, nella seconda categoria dilettanti, e anche se basso di statura metteva in mostra una buona tecnica e si faceva apprezzare nelle varie fasi del gioco nella posizione di difensore” ricorda Raffaele Santolo.Per trovare il calciatore Ciro Di Frenna ad Ischia bisogna far ricorso al prezioso lavoro del compianto Pietro Ferrandino cioè alla “ Storia degli sports isolani” ( 1990) della quale Pietro riuscì a realizzare solo il primo volume progettando una continuazione che gli è stata impedita dalla morte prematura.Ciro Di Frenna fu uno dei primi calciatori della neonata Associazione Sportiva Ischia nel 1945 e con l’ Ischia partecipò al primo campionato di Prima Divisione 1945-46. Suoi compagni furono fra gli altri Agostino Lauro “ Cartusciello” che divenne il più importante armatore privato del Golfo di Napoli ed Ugo Calise che divenne un cantante ed autore famoso entrando nella storia della canzone napoletana con le sue “ na’ voce na’ chitarra e o’ poco e’ luna” e “ Nun e’ peccato”.Pietro Ferrandino lo riporta soltanto con il cognome Di Frenna nella rosa dell’ Ischia del campionato 1945-46 e dai tabellini delle partite scrupolosamente riportati da Pietro Di Frenna risulta che partecipò soltanto a due incontri ed ambedue nel ruolo di centromediano.
Pietro Ferrandino non riporta il suo nome fra i calciatori isolani più rappresentativi dal 1935 al 1948 ai quali dedica il secondo capitolo del libro.E’ probabile che qualche infortunio o la necessità del lavoro a mare per la pesca d’ altura abbiano impedito una maggiore presenza nella squadra dell’ Ischia.Poi Ciro emigrò a Ponza e da Ponza all’ Elba per continuare il suo lavoro di pescatore.Il segno che egli lascia da noi è soltanto quello ricordato da Pietro Ferrandino. L’ emigrazione di pescatori ischitani nel Mediterraneo non si ferma alla storia comune di “ Ciritiello”. Ve ne sono altre. Daniela Alecu, un’ archeologa di Roma che vive spesso nell’ isola d’ Ischia, ha scritto per la “ Rassegna d’ Ischia” un importante articolo che appare nel numero di gennaio/ febbraio 2011 dove “ scopre” gli insediamenti ischitani nell’ isola del Giglio. Daniela Alecu ricorda anche i servizi che abbiamo fatto Gianni Vuoso ed io sulle colonizzazioni di Ponza e Ventotene lo scorso anno e nel 2009 sempre per “ La Rassegna d’ Ischia”.
“ A me studiando le rotte dei naviganti greci in epoca arcaica ( prima metà del VI secolo a.C.), trasversali, per cos’ dire, alle storie “ parallele” di Ischia e del Giglio, recandomi al Giglio per visitare un sito archeologico che presenta alcune analogie con uno pressoché coevo di Ischia, è capitato, curiosando nel passato dell’ isola toscana, di scoprire non solo la discendenza ischi tana di alcune famiglie gigliesi e di altre residenti in isole dell’ arcipelago toscano, ma anche che oltre le storie di gente di mare sia individuali sia inserite nel contesto di colonizzazioni di isole spopolate, di commerci e di industrie, esistono episodi di grande rilievo nello scenario storico tirrenico e mediterraneo che accomunano la storia delle due isole” scrive Daniela Alecu.“ Ciritiello” Di Frenna ha portato la sua storia di vita anche di buon calciatore dilettante da Ischia all’ Elba accomunando la Storia di Ischia a quella dell’ Elba.Ha lasciato un’ isola per un’ altra. Mai il Mare, la grande metafora della Vita”.
Il “mandraiuolo”Ciritiello Di Frenna sia a Ponza che all’isola d’Elba mai aveva dimenticato la spiaggia della sua prima gioventù, le stradine di Punta Molino, gli archi archittettonici del vecchio Carcere, le barche e gli amici di mare ce di terra specie quelli che con lui erano stati bravi calciatoti della Ischia Calcio di Ugo Calise, Chiarenza, Filippo Ferrandino ed altri del ’45. Quella stessa spiaggia dei pescatori che lo scrittore napoletano frequentatore di Ischia sin dall’infanzia Erri De Luca l’ha così commentata: “Scendevo alla spiaggia dei pescatori, stavo i pomeriggi a guardare le mosse delle barche. Con il permesso di mamma potevo andare su una di quelle, lunghe, coi remi grossi come alberi giovani. A bordo facevo quasi niente, il pescatore si faceva aiutare in qualche mossa e mi aveva insegnato a muovere i remi, grandi il doppio di me, stando in piedi e spingendo il mio peso su di loro a braccia tese e in croce. […] Al pescatore serviva in qualche momento la mia piccola forza ai remi. Non mi faceva accostare agli ami, alle lunghe lenze col piombo di profondità. Erano attrezzi di lavoro e stavano male in mano ai bambini. In terraferma, a Napoli, invece stavano eccome i ferri e le ore di lavoro sui bambini. Mi faceva gettare l’ancora. Avevo raggiunto i dieci anni. […] L’infanzia smette ufficialmente quando si aggiunge il primo zero agli anni. Smette ma non succede niente, si sta dentro lo stesso corpo di marmocchio inceppato delle altre estati, rimescolato dentro e fermo fuori“.
Foto Giovan Giuseppe Lubrano
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