Barano, le strade si riempiono di immondizia
I netturbini del comune non raccolgono l’immondizia e cumuli di rifiuti invadono le aree di sosta dove solitamente. Non si vedeva uno spettacolo così desolante dal 2008, ai tempi dell’emergenza
A emergenza si aggiunge emergenza. Le persone che ieri mattina, e probabilmente anche oggi, che si sono recate a gettare l’immondizia si sono trovati davanti a uno spettacolo che rievoca la terribile emergenza rifiuti che inondò le strade di Ischia e di tutta la Campania più di un decennio fa. Era dal biennio 2007-08 che nel comune collinare non si vedevano scene del genere. Cumuli di immondizia ammassati lì dove solitamente i camioncini della nettezza urbana aspettano, secondo gli orari prestabiliti, l’arrivo dei cittadini, per il conferimento dei rifiuti che continuano a essere prodotti forse anche in maniera maggiore ora che buona parte della popolazione è costretta a stare tra le quattro mura di casa. E tra il consumo di quanto si compra al supermercato e i rifiuti generati da una profonda ripulita della casa ecco che il sacchetto si riempie e lo si porta, come abitudine comanda, presso gli stazionamenti di conferimento.
A partire da ieri i netturbini hanno incrociato le braccia e non intendono continuare a prestare servizio. I motivi? Quelli immaginabili: non si sa bene come operare in questo momento di grave emergenza sanitaria, lo stare in mezzo alla strada in attesa che decine e decine di residenti del comune, tra l’altro uno dei primi colpiti dal Coronavirus, riempie di dubbi gli operatori ecologici che di raccogliere l’immondizia, per adesso non vogliono saperne. Ed ecco che dalla Terrarossa a Fiaiano, dalla Molara a Piedimonte i cumuli di immondizia, dopo appena un giorno di stop della raccolta dei rifiuti, restano alla mercè dello sguardo di chi, armato di mascherina esce di casa per le impellenti necessità quotidiane. Uno spettacolo desolante che spezza il morale e acuisce quell’atmosfera malata che da ormai si percepisce anche sull’isola. Soluzioni? Difficili ora da comprendere come il comune possa arginare e rassicurare i suoi dipendenti, quelli tra l’altro più esposti al contatto umano. Difficile anche sapere quando arriveranno mascherine e altri strumenti utili che potrebbero aumentare lo stato di sicurezza di chi vorrebbe restare a casa ma non può, nemmeno in questi 15 giorni da passare in autoisolamento forzato.