L’altra sera spari improvvisi, botti da… orbi, “Diane” notturne fragorose echeggiarono in lontananza squarciando un irreale silenzio notturno, di tanto in tanto interrotto da folate di vento gelido che scendevano dall’Epomeo innevato. Non vi erano “Santi” in giro a quell’ora (le 22.00), non tuoni, né saette e nemmeno qualche scossa di terremoto che ogni tanto fa sentire la presenza del mostro che dormicchia nelle profondità dell’Isola. Ma poi ho realizzato: sabato sera – anche in tempo di pandemia- è considerato il giorno “dedicato” ai… matrimoni, solennizzati dai fuochini artificiali “fai da te” che rallegrano le festose comitive di invitati al banchetto nuziale e il solito rito ravvicinato con abbracci, baci, brindisi (tutto senza mascherine), distribuzione di confetti, la musica, la torta sette piani e la fuga degli sposi in Cadillac d’epoca!!
Niente da fare, amici miei, la Pandemia da Coronavirus è considerata da molti alla stregua di un raffreddore; aggirata con astuzia, sottovalutata, sbeffeggiata, addirittura… negata! Renzo e Lucia nel famoso romanzo del Manzoni ci misero cinque anni – dopo aver ramingato per tutte la Lombardia, lazzaretti compresi – per coronare il loro sogno d’amore, ma questi qui del XXI secolo, “vanno ‘e pressa”; non possono rinviare, non possono aspettare tempi migliori per correre a concludere l’affare del secolo. “No, questo matrimonio s’ha da fare”, alla faccia dei Bravi di don Rodrigo e del presidente De Luca, che si affanna inutilmente a firmare Ordinanza e Grida di spagnolesca memoria. L’altro giorno sono intervenuti i carabinieri nel bel mezzo di un pranzo luculliano sotto il Vesuvio. Le torte sono finite in..faccia agli sposi tramortiti per tanto sconquasso. Il maresciallo dell’Arma- “nei secoli fedele” al Bollettino Medico del Comitato Scientifico Regionale – ha schiaffato sotto il naso degli invitati la Lista, non di nozze, ma dei morti ammazzati nell’ultimo mese di gennaio: 15.000 deceduti e n. 160.000 nuovi contagiati da coronavirus. Fatevi un po’ voi i conti, amici lettori e mi saprete dire. Episodio numero due. Da un po’ di tempo si è scatenata una vera e propria Guerra Santa fra opposti schieramenti (no DAD, si DAD; fra Comitati Famiglia Studenti, Autorità, Sanitari, Operatori scolastici e gli stessi studenti sulla necessità di fare Scuola in presenza o a distanza, considerata la nostra schifosa organizzazione scolastica, la pessima edilizia, il disastro trasporti, i focolai di infezione giovanile e il pericolo di “trasportare” il virus, dalla scuola a casa, dove sono rintanati da mesi nonnini, ziette e pure qualche mamma che fa la casalinga in pianta stabile per tutta la famiglia.
La guerra è in pieno svolgimento, con il Presidente De Luca, che è una persona avveduta, competente e saggia, alcuni Dirigenti scolastici con la fregola delle Presenze a Scuola, un paio di agguerriti Comitati che adiscono il Tribunale in tutte le ore del giorno, vari gruppi di studenti delle Superiori e il… Tar Campania che ha cercato il pelo nell’uovo in una Ordinanza di De Luca sulla chiusura della Didattica in Presenza delle Scuole di Secondo Grado, sentenziandone l’annullamento. Dal 1° febbraio tutti in classe con le mascherine taroccate e fasulle che hanno fruttato miliardi ai soliti imbroglioni impuniti; i banchi a rotelle che vanno a zig, zag, le finestre delle aule spalancate al gelo del grecale, i termosifoni spenti per volere degli infettivologi e tanti studenti in una classe senza certezza di rispettare la distanza di sicurezza. Un dirigente scolastico ha dichiarato con viso contrito e mani giunte: ”E’ un peccato chiudere le presenze a Scuola, quando non ci sono pericoli per gli studenti!” A seguire, un sindaco di professione insegnante:” Insegno nelle Scuole Superiori da anni e affermo che dobbiamo andare tutti a scuola in presenza: Non c’è alcun pericolo per il momento”.
Il terzo e ultimo episodio riguarda gli artisti pop, li trovi dappertutto: sotto i ponti, nei tunnel e gallerie, sulle fiancate dei treni in deposito e dove c’è una qualche superficie attintata di fresco da imbrattare. Anche a Ischia – in tempo di Coronavirus- non scherzano affatto. L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa. Un artista non sapendo come fare per organizzare una “Mostra Personale” con i tempi che corrono, ha piazzato le sue opere nella Chiesa di San Sebastiano, a Forio, luogo aperto al culto, ma con tutte le cautele possibili. La scoperta dei dipinti, esposti anche sull’altare maggiore, ha suscitato le ire dei sacerdoti e dei fedeli, inorriditi per quanto accaduto e contrariati per l’ardire dell’artista, che ha scelto una chiesa – in piena pandemia- per esporre le sue opere. Ce ne sarebbero di cose da scrivere, a iosa, ma non vogliamo approfittare troppo della pazienza dei nostri amici Lettori. Alla prossima.