Arresti a Teverola, c’è anche un “isolano”
Arrestati due ex sindaci, tra questi Lusini che risulta residente nella cittadina termale. L’indagine è stata condotta dalla Procura di Napoli Nord. Il caso dell’esponente politico che votò nel casertano nonostante non ne avrebbe avuto il diritto a causa della cittadinanza isolana
In questi giorni è assurto agli onori delle cronache giudiziarie l’arresto eccellente di due ex sindaci del casertano. I Carabinieri di Aversa hanno eseguito un’ordinanza che dispone misure cautelari nei confronti di otto indagati. Si tratta di professionisti, imprenditori e amministratori pubblici. Secondo l’accusa, alcuni permessi a costruire sarebbero stati rilasciati a seguito di numerosi contatti tra gli amministratori e i beneficiari, spesso con l’intermediazione di tecnici. Ricostruite condotte corruttive che vedevano coinvolti i due ex primi cittadini Biagio Lusini – in carica dal 2005 al 2015 – e Tommaso Barbato – sindaco dal 2019 al 2024 – nonché alcuni componenti della Giunta e del Consiglio comunale. Gli episodi di corruzione sarebbero emersi dalle intercettazioni eseguite sull’utenza e all’interno dell’auto di Lusini, prima sindaco e poi consigliere comunale di minoranza, che avrebbe pianificato una rilevante attività di speculazione edilizia in una vasta area agricola, divenuta edificabile attraverso la rivisitazione del piano urbanistico comunale. Un caso di specie con matrice isolana è rappresentato senza dubbio proprio da Biagio Lusini. Questi non solo. Per così dire “amico” di Casamicciola, ma in passato è addirittura assurto alle cronache per un curioso caso di residenza a Casamicciola e voto elettorale anche nel comune casertano proprio per la sua cittadinanza isolana.
La Procura di Napoli Nord in questo caso casertano evidenzia “la circostanza per cui gli indagati sono riusciti a portare avanti il proprio progetto criminoso in un arco temporale lungo, che ha visto avvicendarsi due amministrazioni comunali, nonostante gli stessi abbiano ricoperto nel tempo cariche diverse”. A seguito delle elezioni svolte nel giugno 2024, vinte dall’attuale sindaco Gennaro Caserta, “quello che nelle prime fasi delle indagini era stato sindaco del Comune di Teverola veniva rieletto quale consigliere e nominato vicesindaco, il precedente assessore ai Lavori pubblici veniva eletto consigliere comunale in quota minoranza e infine un ex consigliere di minoranza veniva rieletto consigliere comunale in quota maggioranza”. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali i carabinieri di Aversa hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo dell’intera struttura immobiliare “Parco Iris” in località Madama Vincenza, in parte ancora da realizzare, e le unità immobiliari oggetto di compravendita, nonché il sequestro preventivo del fabbricato per civile abitazione in via Fratelli Bandiera, entrambi nel comune di Teverola. Lusini è un nome eccellente, oltre che un politico di peso, è tra l’altro cittadino di Casamicciola Terme ed è assurto per questo agli onori dei palcoscenici elettorali dell’isola e della terraferma anche nel 2010 anche per un curioso caso di voto a Teverola nonostante la residenza a Casamicciola Terme.
Agli inizi del giugno 2010 quel che tutti sapevano e nessuno diceva diventa motivo di esposti: l’opposizione decide di uscire allo scoperto e comunica ufficialmente di aver presentato esposto alla Procura, al Ministero degli Interni e alla Prefettura di Caserta contro il sindaco Biagio Lusini. Questi viene accusato di aver votato a Teverola alle elezioni comunali del 2010 nonostante fosse residente a Casamicciola Terme. In una documentazione di 35 pagine, il gruppo “Patto per Teverola” capeggiato da Gennaro Melillo, antagonista di Lusini proprio in quella tornata elettorale, riesce a ricostruire a favore degli inquirenti tutta la vicenda che secondo l’esposto avrebbe configurato, per l’ex primo cittadino in carica, i reati di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico, in concorso con gli Uffici demografici. Nella denuncia, l’opposizione, in virtù delle ricerche documentali effettuate, riferisce che Lusini, insieme alla moglie, è migrato a Casamicciola il 10 marzo 2008. Tuttavia, non risulta iscritto nelle liste elettorali di quel Comune per mancato invio, allo stesso comune di Casamicciola Terme, del modello 3D da parte degli uffici demografici di Teverola. Il 7 giugno 2009, nel richiedere per smarrimento il duplicato della tessera elettorale, Lusini avrebbe dichiarato falsamente di risiedere ancora a Teverola. Un’azione che sarebbe aggravata dal fatto che Lusini in quel periodo era sindaco in carica, dunque pubblico ufficiale, e presidente della commissione elettorale. Proprio nel giugno 2009, poi, si tennero le elezioni comunali, con Lusini ricandidato alla carica di sindaco. Ma la sua coalizione fu ricusata, perché venne riscontrato un eccesso di sottoscrittori della lista dei candidati (4 in più del limite consentito), e partecipò alla competizione la sola lista del Pdl. Fu avviata, da parte di un comitato legato al gruppo Lusini, una campagna per il “non voto”. Il giorno delle elezioni non si raggiunse il quorum di votanti alle urne (50% più uno), e il turno elettorale fu invalidato, con conseguente commissariamento del Comune fino al 28 e 29 marzo 2010, data delle nuove elezioni. Anche in questa occasione, precisamente il 26 marzo 2010, Lusini chiedeva il duplicato, per smarrimento, della tessera elettorale e stavolta nella richiesta scriveva di essere residente a Teverola alla “Via Casamicciola Terme”, strada che però, come accertato dall’opposizione presso l’ufficio tecnico comunale, non esiste in città. Pertanto, come sottolineano ancora nella denuncia di Melillo e della sua opposizione «la condotta illecita di Lusini sarebbe stata compiuta due volte: nel 2009, da sindaco, e nel 2010, da privato cittadino, ovvero in prossimità degli appuntamenti elettorali che lo vedevano candidato, anche se nella prima occasione non andò a votare nell’ambito della campagna per il “non voto”!». Condotta che coinvolgerebbe anche gli uffici demografici che in due anni non hanno inviato a Casamicciola il cosiddetto modello 3D. Gli stessi uffici che, viene sottolineato nella denuncia, hanno comunicato di aver “smarrito” il registro dei duplicati delle tessere elettorali relativi alla tornata elettorale 2009, senza però aver mai proceduto alla denuncia. L’epilogo di tutta la vicenda sarebbe stato per Lusini quello di recarsi alle urne nel marzo 2010 e votare alle comunali, come risulta dalle liste della prima sezione dove lo stesso si sarebbe recato. Lusini come spiega suo esposto l’opposizione dell’epoca, Lusini al massimo poteva votare per le regionali, ma non per le provinciali, poiché non residente sul territorio della provincia di Caserta, né tantomeno per le comunali. Nella stessa denuncia, poi, si accusa Lusini di aver messo in atto, all’indomani della sua elezione a sindaco, una vera e propria “ritorsione” nei confronti di impiegati comunali parenti dei consiglieri di minoranza estensori dell’esposto in cui vengono, tra l’altro rappresentati dall’avvocato Raffaele Boccagna e con cui chiedevano il sequestro della documentazione elettorale e la sospensione del sindaco dall’incarico.
Nell’arco temporale in cui si sono svolte le indagini parallele, è emerso un «contesto adir poco inquietante», si legge in una nota firmata dal Procuratore Capo di Napoli Nord Maria Antonietta Troncone che ha portato alle misure a carico di Biagio Lusini e di Tommaso Barbato anche lui finito agli arresti. Lusini, in particolare, ricoprendo la duplice veste all’epoca dei fatti sia di consigliere comunale di minoranza che di imprenditore di fatto della società che doveva realizzare il complesso edilizio sequestrato, nella piena consapevolezza dell’illiceità dell’intero progetto edificatorio di cui sarebbe stato, unitamente ad altre figure, il principale ideatore, dietro l’accettazione della promessa di una consistente somma di denaro a chi doveva rilasciare le autorizzazioni e ai politici asserviti. La fascia tricolore, a seguito di elargizioni di denaro contante e di altre utilità eseguite su sue spasmodiche richieste, “abdicava al ruolo di primo cittadino, demandando le sue funzioni ad un consigliere comunale di opposizione, poi dimessosi nel gennaio del 2022, che determinava tutte le scelte strategiche, economiche e amministrative del Comune di Teverola, plasmandole in funzione dei propri esclusivi interessi economici, anche grazie, tra l’altro, al pieno controllo dell’intera giunta comunale”, sottolinea il procuratore capo. Ne è prova il ruolo centrale, da semplice segretario del suo partito senza cariche amministrative, svolto nella procedura di nomina pilotata dei vari dirigenti d’area negli uffici comunali strategici, tutti asserviti al suo volere, con conseguente rimozione di quelle figure in qualche modo avverse o invise.Il ruolo ricoperto dagli indagati non investiti formalmente di funzioni amministrative era così noto da divenire un affidabile e necessario punto di riferimento dei cittadini teverolesi che, per ottenere i permessi, provvedevano a elargire, sempre con le medesime modalità, somme di denaro al sindaco che operava con la complicità del consigliere comunale di minoranza già dimessosi. Significativa, inoltre, è la circostanza per cui gli indagati sono riusciti a portare avanti il proprio progetto criminoso in un arco temporale lungo, che ha visto avvicendarsi due amministrazioni comunali, nonostante gli stessi abbiano ricoperto nel tempo cariche diverse in maggioranza e opposizione.