Anno nuovo, vita nuova? Come mantenere i buoni propositi
L’anno sta per terminare. Ètempo di bilanci: tiriamo le somme di questi dodici mesi ormai quasi terminati e prendiamo atto di ciò che abbiamo fatto…e non fatto. Così, ci ritroviamo a fare i conti con qualche rimpianto per quello che non abbiamo realizzato e l’imbarazzo di non averci, a volte, nemmeno provato. Cerchiamo di correre ai ripari, rimandando tutti i progetti all’anno successivo, convinti che stavolta andrà tutto bene. Sì, stavolta la dieta la faremo come si deve, ci iscriveremo in palestra, diventeremo ricchi, usciremo tutte le sere, mangeremo solo prodotti bio. Tutti lo abbiamo fatto almeno una volta e ci siamo resi conto che raramente riusciamo a portare a termine gli impegni presi.
Prima di tutto, consoliamoci: siamo in buona compagnia. Secondo uno studio condotto dallo psicologo statunitense John Norcross negli anni ’80, infatti, quasi l’80% della popolazione americana mantiene i buoni propositi per appena una settimana. Arriva al traguardo di un mese solo il 55%, poi la percentuale scende fino al 20% per coloro che mantengonole promesse per due anni.
Insomma, i buoni propositi dell’anno nuovo servono molto poco, eppure in molti continuano a farli. Gennaio continua ad avere qualcosa di magico: il suo nome (in latino Ianuarus) deriva da Giano (Ianus), dio degli inizi, del mutamento e di ogni forma di passaggio, che con le sue due facce era in grado di guardare al passato ma anche al futuro. Il primo mese dell’anno segna l’inizio di dodici lunghi mesi in cui tutto può succedere. Ci sentiamo colmi di speranza, fiduciosi di riuscire, ma raramente il cambiamento sperato si realizza. Ma perché è così difficile mantenere i buoni propositi?
I motivi sono molteplici: una delle ragioni principali è che essi non sono nient’altro che l’ennesimo modo per procrastinare. Si tratta di obiettivi su cui avremmo potuto lavorare già nei mesi (se non addirittura negli anni) precedenti, ma che ancora una volta rimandiamo, solo che stavolta lo facciamo senza sensi di colpa. Infatti il semplice fatto di stilare una lista e di stabilire come data di inizio il primo giorno dell’anno ci mette a posto con la coscienza: “lo farò a gennaio”, così come “lo farò lunedì”, ci fa sentire bene perché prevediamo l’emozione positiva che proveremo nel futuro, quando l’obiettivo sarà raggiunto. Il fenomeno va sotto il nome di “predizione affettiva” (affectiveforecasting), ovvero quel “pregustare” la soddisfazione che otterremo quando davvero ci rimboccheremo le maniche e inizieremo a lavorare ai nostri progetti, senza però fare concretamente nulla nel presente. Lo scontro con la dura realtà, che inesorabilmente arriva, ci fa desistere dal proseguire, ma non solo: il rischio è quello disentirci talmente impotenti, ansiosi e senza speranze, da abbandonare per sempre quel progetto.
Prima di strappare la lista dei buoni propositi per il 2020, proviamo a darle l’ultima possibilità e a vedere insieme quali sono le cose che possiamo fare per ridurre al minimo le probabilità di abbandonare ogni sforzo prima della befana.
Primo consiglio: scomporre un obiettivo in tanti, piccoli micro-obiettivi. Eviteremo in questo modo la sensazione di ritrovarci di fronte ad una montagna da scalare, rischiando di scoraggiarci subito. L’ideale sarebbe porsi dei traguardi diversi ogni mese e monitorare i progressi con scadenze regolari. I micro-obiettivi devono essere misurabili e visibili, in modo da sentirci gratificati e da utilizzare quella soddisfazione come rinforzo positivo per proseguire.
La lista va scritta e conservata, meglio ancora sotto forma di elenco. Sarà più facile in questo modo assegnare ad ogni proposito un numero che ne indichi la priorità: su cosa è più urgente lavorare? Quale desiderio voglio realizzare per primo?
Gli obiettivi, poi, devono essere specifici: “studiare di più” non significa nulla. Studiare almeno tre ore al giorno è invece un buon obiettivo, meglio ancora se accompagnato da una pianificazione giornaliera delle pagine e degli argomenti da completare. Un “time-table”, cioè una tabella che preveda l’orario delle sessioni di studio e delle pause, può essere utilissimo.
Gli obiettivi devono poi essere realistici:entrare nei jeans che portavamo a 16 anni forse non è più possibile, così come correre 10 kilometri al giorno se abbiamo 80 anni e una protesi all’anca. L’ideale è porsi obiettivi alla nostra portata, ma lavorare al loro raggiungimento in modo costante e graduale.
Ultimo consiglio: cercate di cambiare atteggiamento nei confronti della vita e della realtà che vi circonda. Noi abbiamo molto più potere di cambiare le cose rispetto a quello che pensiamo. Ci sono sicuramente aspetti fuori dal nostro controllo, ma su tutti gli altri possiamo agire, concretamente e da subito, per migliorare la qualità della nostra vita e sentirci più appagati e felici. Il mio augurio per il prossimo anno è questo: che riusciate a sentirvi ogni giorno artefici del vostro destino, padroni della vostra vita, autori della vostra storia. Buon anno!
Articolo della dottoressa Tiziana Di Scala (tel. 3208531292)
“Liberamente” è curata da Ilaria Castagna, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi de L’Aquila, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale di Caserta A.T. Beck
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