Animali in città, ecco il rapporto nazionale di Legambiente
Le performance 2020 di Comuni e Aziende sanitarie nella gestione degli animali nei centri urbani. Solo il comune di Napoli raggiunge una performance sufficiente, 21,8% delle amministrazioni una performance insufficiente, il 50% scarsa e ben 8 amministrazioni una performance pessima
Performance che lasciano a desiderare, spesso inefficaci nel rispondere alle sfide che investono i territori e la loro vivibilità: nell’anno della pandemia, l’attenzione e la cura della pubblica amministrazione per gli animali risultano ancora insufficienti e inadeguate a garantire il benessere nei centri urbani. È quanto emerge dal X rapporto nazionale Animali in città con focus sulle amministrazioni e Asl della Campania elaborato da Legambiente. All’indagine di Legambiente in Campania hanno risposto in modo completo solo 32 amministrazioni comunali (l’5,8% del campione contattato), tra cui solo Salerno,Napoli e Avellino tra i Comuni capoluogo, e 7 aziende sanitarie su 4 (il 57,1%% del campione). Quattro le macroaree di valutazione delle performance: quadro delle regole (regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali), valevole solo per i Comuni; risorse impegnate e risultati ottenuti; organizzazione delle strutture e servizi al cittadino; controlli.
I numeri 2020: la fotografia della Campania. Solo il comune di Napoli raggiunge una performance sufficiente, 7 comuni pari al 21,8% una performance insufficiente, il 50% scarsa e ben 8 amministrazioni una performance pessima. Tre aziende sanitarie su quattro raggiungono performance sufficiente mentre performance ottima per Asl Napoli 1 Centro. Guardando ai costi sostenuti da Comuni e aziende sanitarie per i servizi ai cittadini e ai loro amici a quattro zampe, nel 2020 a livello la spesa pubblica nel settore (in calo rispetto al 2019) è stimabile in quasi 193 milioni di euro, pari a 14 volte la somma impegnata per tutte le 31 aree marine protette in Italia o a 55 volte quella destinata alle 19 riserve naturali statali. La spesa media pro capite si attesta invece a 2,4 euro per i Comuni e a 0,85 euro per le aziende sanitarie. In Campania si passa dai 2 euro di Salerno ai 0,50 di Napoli, mentre per quanto riguarda le aziende sanitarie si passa da 1,8 euro di Napoli Asl 1 Centro ai 0,2 Napoli Asl 2 Nord.
I cani vaganti rappresentano il più significativo costo economico a carico della collettività, oltre che in termini di sofferenza e conflittualità degli animali d’affezione. L’indagine di Legambiente monitora i risultati raggiunti dai diversi territori italiani ogniqualvolta un cane vagante viene “preso in carico” dall’amministrazione pubblica. Ebbene nel 2020, in media, nei Comuni ogni 10 cani catturati 8,8 hanno trovato felice soluzione tra restituzione ai proprietari, adozione e/o reimmissione come cani liberi controllati. Nel comune di Napoli, per ogni cane preso in carico, 8,7 hanno trovato una soluzione, anche se in questo caso la quasi totalità dei cani catturati è stata rilasciata sul territorio. Buona anche l’azione per Asl Napoli 1 Centro dove per un cane che entra ne escono due. Rispetto alle aree cani, luoghi indispensabili nella quotidianità per milioni di italiani,il 34,3% dei Comuni dichiara di avere spazi aperti dedicati agli animali d’affezione, in media uno ogni 13.774 cittadini residenti, come la folla in uno stadio di calcio, quindi tutto fuorché città accoglienti e piacevolmente vivibili. Ma il dettaglio mostra realtà molto differenziate tra loro. In negativo, in particolare, si segnalano Napoli (con un’area cani ogni 79.071 cittadini).
“Con questo Rapporto – dichiara Francesca Ferro, direttore regionale di Legambiente – focalizziamo l’attenzione sui dati di Comuni e Aziende sanitarie relativi ai servizi e alle esigenze nel vivere la relazione con gli animali d’affezione e da compagnia che riguarda oltre 30 milioni di italiani. Esigenze che, se rimangono disattese, possono causare costi sanitari e sociali importanti. Animali in Città conferma l’urgenza di una rinnovata visione e strategia condivise tra i diversi attori istituzionali e sociali responsabili di tali aspetti, per superare le criticità che vedono involontari protagonisti i nostri amici animali e richiedono di agire in sinergia sui territori, mettendo in atto i non più procrastinabili interventi di prevenzione del randagismo e miglioramento delle condizioni di vita degli animali padronali e non, che condividono lo stesso nostro tessuto urbano”.
Le richieste di Legambiente. 1) Approvare e fare entrare in vigore, entro il 2022, l’anagrafe unica nazionale per tutti gli animali d’affezione o da compagnia; 2) agevolare la sottoscrizione, entro il 2025, di 1.000 accordi o patti di comunità per costruire reti e alleanze tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati per la tutela e la cura degli animali d’affezione e selvatici; 3) arrivare, entro il 2030, a 10 mila veterinari pubblici assunti a tempo indeterminato,per rafforzare il personale in servizio attualmente composto da 4.642 unità, di cui il 78,5% uomini e con età media di 56,9 anni; 4) inaugurare, entro il 2030, 1.000 strutture veterinarie pubbliche, tra canili sanitari e gattili sanitari (uno ogni 50-100 mila cittadini) e ospedali veterinari (uno ogni 300-400 mila cittadini) opportunamente distribuiti sul territorio; 5) realizzare, entro il 2030, un’area cani ogni 1.000 cittadini residenti per garantire una quotidiana qualità della vita a milioni di cittadini nei contesti urbani; 6) aumentare il rispetto delle regole di civile convivenza usufruendo della vigilanza volontaria con l’obiettivo entro il 2030, di formare, aggiornare e coinvolgere 15.000 guardie ambientali e zoofile volontarie.