Aniello Impagliazzo, da poeta del cibo a concorrente di Hell’s Kitchen
di Isabella Puca
Ischia – L’amore e la pazzia sono gli ingredienti segreti dei suoi piatti, si considera uno chef atipico e il suo piatto forte è il “Mar Mediterraneo”. È così che si presenta Aniello Impagliazzo, foriano, classe 1989, che da stasera prenderà parte a Hell’s Kitchen il programma di cucina condotto dallo chef Carlo Cracco in onda su sky uno a partire dalle 21:15. Appena si è sparsa la prima voce dei concorrenti che avrebbero partecipato alla terza edizione del programma, che ha visto lo scorso anno un’altra ischitana ai fornelli, Marcella Tagliaferri, tutti hanno iniziato a fare il tifo per Nello anche se la partita è da giocare tutta in cucina. «Ho partecipato per caso, – ci racconta – per me era veramente un gioco. É iniziato tutto perché una persona mi ha contattato chiedendomi di fare i provini. All’inizio era una sfida, poi è finita come una grande avventura. Non pensavo di riuscire a entrare. Quando ho saputo il numero dei partecipanti ho pensato: è impossibile. Adesso mi rivedo fuori Milano, con la mia borsetta e il mio orologio che guardo il tempo che passava; quattro ore di fila solo per prendere il numero e per essere valutato da loro. Pensavo fosse impossibile, poi ho iniziato a superare i vari casting a realizzare che alla fine, quello che si pensa, alla fine si può fare». 27 anni, oggi capo partita del Mezzatorre, una grande determinazione e un amore per la cucina che inizia quando era appena un bambino. «Sono nato a Forio, a Monterone. Da ragazzi non ci siamo mai confrontati con grandi aspettative, cercavamo una speranza e l’abbiamo vista, diventando adulti, in un lavoro, in una famiglia, nel creare qualcosa d’importante, di nostro e all’inizio era importante avere anche solo un pallone. Ho iniziato a lavorare in cucina perché tra queste strade di Forio c’è sempre stato questo profumo invitante che si mescola di casa in casa. Ho fatto subito gavetta nelle piccole e grandi cucine e mi ricordo che quando ho iniziato ero più basso dei tavoli di cucina. Poi piano, piano ho intrapreso questa strada in modo sempre più deciso anche grazie a persone fantastiche che mi hanno indirizzato come i proprietari della Romantica, in modo particolare Desireè, che mi ha fatto capire il vero valore di quello che facevo». Tra i sogni di Nello c’è quello di aprire un’attività tutta sua dove poter esprimere tutto l’amore per la cucina e per l’isola, «la ristorazione permette all’isola di vivere. Ospitare e far conoscere agli altri la nostra isola ci porta a conoscere meglio anche noi stessi e a catturare l’attenzione di altre persone che quando se ne accorgono restano incantate da questo voler fare che spesso sminuiamo. Grazie alla Romantica ho iniziato a provare e riprovare le mie idee di cucina e ho avuto la possibilità di lavorare con grandi chef isolani. Ora lavoro con lo chef Giuseppe D’Abundo, poi ho lavorato con Giuseppe Colella, Ermanno Nicolella, ho fatto gli stage da Di Costanzo, ho girato tanto per riuscire a capire questo territorio dove voleva arrivare. Ogni cuoco è un artigiano e noi a Ischia siamo artigiani fortunati perché non abbiamo una grossa contaminazione dall’esterno, riusciamo ancora a cercare le nostre radici e per realizzarle basta conoscerle davvero». Durante la sua vita, l’arma vincente di Nello è stata quello spingersi a cercare sempre qualcosa in più, a scavare nel profondo per riuscire a vedere più a fondo della superfice, «credo che possiamo spingerci dappertutto, tutti partiamo con due mani e due braccia, abbiamo tutti le stesse possibilità, di irrealizzabile non esiste niente». La prima volta che Nello ha preso tra le mani un coltello è stato a 12 anni e fu sua nonna Italia a indirizzarlo verso questa strada, «mia nonna aveva il culto della terra e degli animali, mi ha messo in mano per la prima volta un coltello per decapitare conigli e galline. Fu da quel momento che ho capito che con un coltello si potevano fare grandi cose e che la mia mano aveva bisogno di lui per essere completa». Dopo un inizio di Ragioneria ha poi capito che la scuola adatta alla sua prospettiva di vita era l’alberghiero dove si è diplomato e dove ha imparato che uno chef è prima di tutto un poeta, «quello che più mi è rimasto della scuola è stato l’incontro con alcuni professori. Tra questi la professoressa Clorinda DI Meglio. Ricordo che abbinava tutto alla poesia, diceva che tutto parte dalla cucina e che un esempio concreto di questo principio è rappresentato dal bambino che quando nasce, la prima cosa che fa, dopo aver pianto, è voler mangiare. Lei mi ha insegnato che il cibo è poesia e che io dovevo diventare il poeta del cibo. Così ho iniziato a studiare le frasi dei grandi poeti, e a capire che si può fare una grande cucina ma che se non si ha dietro un pensiero forte un piatto muore là. Lei mi ha insegnato che a tutto ciò che si fa si deve dare un senso per farlo diventare immortale. Per raggiungere questo scopo serve però una squadra». E la sua squadra di vita è in realtà un trio c’è Nello, Francesca, la sua compagna, e la piccola Geltrude Italia, come la nonna, che a dicembre compirà un anno. «Un altro maestro di vita è lo chef Ermanno Nicolella ho quest’immagine di lui che, per scrivere il menù, si metteva fuori la torre dove c’è una vista spettacolare e, con i gabbiani che gli volavano intorno, traeva ispirazione. Con lui ho capito quale era la direzione da prendere, mentre alla Romantica ho avuto la possibilità di sperimentare e di realizzare i miei sogni. Lo chef Nicolella aveva la vista della torre e io quella di Sant’Angelo». La grande voglia di fare si legge negli occhi di Nello che dopo aver girato un po’ per tutta Europa ha trovato la sua stabilità qui sull’isola accanto alla sua famiglia, «Francesca mi ha dato stabilità, prima di lei ero arrivato a lavorare anche 19 ore al giorno, trascurandomi. Ora mi sono fermato perché sono innamorato, mi sento completo e l’amore mi dà la forza di affrontare tutte le cose». Stasera, su Sky Uno vivremo con Nello l’inizio della grande avventura di Hell’s Kitchen della quale, ovviamente, non ha potuto anticipare ancora nulla. «Quando ho saputo che ero stato scelto per il programma? Ero solo nella cucina della Romantica e tutto quel silenzio mi ha fatto capire che qualcosa stava cambiando». La sua brigata sarà quella blu e, siamo certi, ne vedremo delle belle. A giudicare il suo lavoro come quello degli altri concorrenti sarà chef Carlo Cracco, uno degli chef più amati della televisione. «Com’è Cracco dal vivo? Molto professionale, un leader ma al tempo stesso un garzone. Non gli sfugge niente, ha gli occhi dietro la testa ne sono sicuro. Ha una visione molto ampia della cucina, ed è un persona straordinaria, da conoscere, difficile spiegare a parole». Tra le caratteristiche che oggi deve avere uno chef, secondo Nello c’è l’umiltà e una forte determinazione e soprattutto la voglia di riunire intorno a sé le persone. «Ho sempre visto la cucina come qualcosa in movimento. Se c’è uno chef a cui mi ispiro? Certo, quando cammini per strada e vedi un camion con la faccia di Carlo Cracco pensi che vorresti essere al suo posto. Ma alla fine credo che esista un solo Valentino Rossi e tanti che gli fanno la corte e che Cracco sia il Valentino Rossi della cucina».