‘Andare per Cantine’, boom dell’enoturismo nel segno del vino di Ischia: crescono le visite. Il nostro racconto

Il Golfo è andato alla scoperta dei tour guidati dell'isola contadina per questa sedicesima edizione

di Giovanna De Donato foto di Marica Lauro

Anche quest’anno ‘Andar per Cantine’, progetto ideato, diretto ed organizzato dalla Pro Loco Panza, ha ottenuto un successo incredibile superando le adesioni rispetto all’anno precedente. Giunta alla sedicesima edizione, nonostante la durata maggiore degli altri anni, dal 20 settembre al 6 ottobre, le richieste sono state superiori all’offerta. Questo avviene quando un prodotto, un evento viene organizzato alla perfezione.

Diciassette giorni vissuti intensamente, tra scoperte, degustazioni, balli e canti.

‘Andare per Cantine’ è diventato l’appuntamento clou dell’autunno ischitano, un evento che si sonda in percorsi guidati alla scoperta dell’isola contadina e delle sue antiche tradizioni, in primis l’agricoltura eroica, che qui ha radici millenarie, con degustazioni, itinerari di trekking e musica dal vivo.

Noi abbiamo ‘viaggiato tra le vigne’ per voi alla scoperta dei grandi vini ischitani e devo dire è stata una magnifica emozione che consigliamo a tutti gli ischitani di fare almeno una volta nella vita. Un’affascinate tour dove il susseguirsi di paesaggi incontaminati, di profumi e sapori offrono itinerari che regalano scenari variegati e di straordinaria bellezza accomunati da un unico fil rouge: la molteplicità di territori vocati alla coltivazione della vite. L’enologia ischitana si contraddistingue per un ampio ventaglio varietale di viti autoctoni, un numero considerevole che non ha pari in nessun’altra area al mondo. Con pazienza certosina abbiamo fatto una ricerca tra i dirigenti e lo staff della Pro Loco di Panza e intervistato i vari produttori e scoperto che ci sono almeno 50 tra vitigni autoctoni o di antica tradizione ischitana. Vitigni di quell’isola che un tempo si chiamava Aenaria, cioè Terra del vino.

Basti pensare che, un tempo, si annoveravano fra i vitigni coltivati uve quali Agrilla (o Arilla), Biancolella, Catalanesca, Codacavallo, Coglionara, Fragola, Lentisco, Lugliese, Malvasia, Moscatella, Nocella, Pane, Sanfilippo, Sorbisgno, Zibibbo, Verdesca, Uvanta, Campotese, Montonico e altre che assumevano nomi differenti in base all’area di coltivazione, tanto erano connaturate alle singole parcelle e legate alle singole famiglie di vignaioli. Ancora oggi molte famiglia continuano a coltivare questi vitigni ma esclusivamente per un consumo personale e per gli amici.

Oggi, i varietali maggiormente coltivati sono molti meno e, seppur permanga la presenza di alcuni resilienti ceppi delle uve autoctone sopracitate, sono Biancolella e Forastera – fra le bianche – e Pèr’e Pallummo (Piedirosso) e Guarnaccia – tra le rosse – a rappresentare il fulcro della viticoltura isolana.

Ma torniamo la tour. Il programma di quest’anno è stato ancora più coinvolgente con nuovi percorsi, nuovi incontri e azzeccato è stato l’abbinamento di piatti e vini tipici a luoghi di particolare valore storico e paesaggistico come il Castello Aragonese, il Faro di Punta Imperatore, “La Colombaia”, Villa Arbusto.

Così il 6 ottobre si è concluso con l’evento ‘Cantinando sotto le stelle’ l’edizione 2024 di “Andar per Cantine”,  con un percorso guidato con degustazioni di vini e prodotti tipici locali al chiaro di luna in alcune tra le più belle e suggestive cantine tra cui: Cantina e Ciro, Cantina Raustella e Cantina U’Scilatur. Noi lo abbiamo percorso insieme a tutti i protagonisti della pro loco di Panza dal presidente, Giuseppe Di Massa, ai vice presidenti Francesca Buono e Angela D’Abundo, al tesoriere Pierpaolo Mandl e ai consiglieri Luigi D’Abundo, Alessandro Migliaccio, Rosa Amalfitano, Leonardo Polito, Daniele D’Abundo, Elena Mazzella, Francesco Angelino, Roberto Mattera.

Una giornata tra amici più che un percorso enogastronomico dove abbiamo potuto capire quanto lavoro, quanto impegno, quanta attività c’è dietro ma anche quanto entusiasmo, passione, amore per questo progetto nato sedici anni fa.

Abbiamo ascoltato i loro racconti a più voci, a tu per tu, quello di uomini e donne tra esperienze e progetti futuri di questa kermesse che presenta non solo il vino al mondo,  ma l’eccellenza ischitana.

«Non succedeva da anni, una decisione destinata a fare storia: i vitigni di Ischia si allargano prendendo sempre più spazio sul territorio. Un incremento di vigneti destinati al Biancolella, al Forastera, al Pèr’e Pallummo. E’ un bene per l’isola», spiega Giuseppe Di Massa, presidente Pro loco Panza. «Non è solo un  sistema economico e sociale sostenibile quello che si sta facendo strada sull’isola di Ischia, ma un vero e proprio modo di ripensare il consumo del suolo e la produzione di cibo. Nel rispetto dell’ecosistema. Qui si lavora seguendo i principi della “filosofia agricola” ed è importante la figura del produttore che a Ischia è il viticoltore perché custodisce e tramanda ai propri figli l’amore per la terra, le tradizioni, la manodopera. Con ‘Andar Per Cantine’ noi cerchiamo di valorizzare il lavoro dei produttori, dei vignaioli, degli enologi, degli agronomi, dei vinificatori», conclude il presidente Di Massa.

Ma rientriamo nel nostro viaggio enogastronomico dove io, insieme alla nostra fotografa Marica Lauro e ad un’altra amica Silvana Potenza,  abbiamo percorso in lungo (per il cammino) e in largo (per quanto abbiamo mangiato) il tour alle cantine. La prima tappa, “A Cantin e Cir”, anticamente era una grotta la quale serviva da rifugio alle varie incursioni di pirati barbareschi. La famiglia Iacono la acquistò insieme al vigneto all’inizio del ‘900. Essendo una famiglia di contadini, il signor Ciro Iacono, dopo il ’30, l’ha trasformata in cantina, rendendola più funzionale per la produzione e la conservazione del vino.

Oggi la cantina vive ancora con i suoi sistemi tradizionali, anche se in forma più ridotta, ed è stata aperta al pubblico solo per l’evento Andar Per Cantine.

La famiglia Iacono ci ha accolti con degli antipasti caratteristici e con vino locale da loro prodotto.

Seconda sosta Cantina Raustella, dove Francesco Mattera, ci ha accolti narrando la storia della sua famiglia. Tra le grotte scavate nel cuore del Monte Epomeo, il nonno Francesco Mattera, in dialetto soprannominato “Raustella” che significa aragosta perchè le sue guance erano sempre di un bel colorito rosso acceso, ha iniziato a produrre il “nettare degli Dei” tramandandone i segreti e la passione alla sua famiglia. La cantina oggi è un luogo dove tradizione e innovazione convivono armoniosamente. Una cantina capace di raccontare passato, presente e futuro della famiglia Mattera. Completamente restaurata dal figlio Giuseppe, appassionato di oggettistica antica, è un luogo magico e unico nel suo genere.

Naturalmente anche qui siamo stati accolti con un buon calice di vino e con la classica pasta e patate.

La serata si e conclusa a U’Scilatur, un’antica cantina ischitana, alle pendici dell’Epomeo, circondata da vigneti. Questa cantina ha circa 200 anni e la struttura è rimasta uguale nel tempo. “Scilatur”, nel dialetto locale, significa presa d’aria, infatti ci sono due tunnel  realizzati per mantenere il vino alla giusta temperatura.

Siamo stati accolti da un calice di vino bianco, Tufo Verde e da spiedini con patate al forno.

La serata si è conclusa con un bignè alla crema e l’intramontabile amaro alla Piperna dello “Scapriccio”, inventore di questo amato liquore tutto ischitano, ottenuto dall’infusione di erbe aromatiche e spezie rigorosamente locali.

È stato impegnativo realizzare questo pezzo perché il nostro obiettivo era viverlo per voi per poi cercare di catapultarvi, con il nostro racconto, in questo mondo magico, fatto di bella gente (facce belle perché vere) e raccontarvi i paesaggi, le colline, i filari, il vino, le cantine. Non c’è cosa più bella che imbattersi in un contadino in canottiera appoggiato a una vecchia moto ape, riparato dal sole sotto una galleria di viti. Ed io, come il cacciatore che avvista la preda e si fionda, mi sono affrettata a fargli una foto… peccato però che si è girato chiamato dalla moglie che lo invitava a cambiare look «stann arrivan e ‘turisti mittet caccos n ‘guoll».

Ed ecco che il nostro viaggio sta per terminare. In questo viaggio ho scoperto tante cose; in particolare che i produttori oltre a saper fare un vino tra i migliori al mondo, riescono a mantenere il territorio in uno stato di perenne bellezza. Vi consiglio, in qualsiasi stagione, una passeggiata in mezzo alle vigne magari, se riuscite, fermatevi a parlare con i contadini: è una delle più belle esperienze della vita.

 

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