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“ALTERazioni”: luce, materia e sogno nella personale di Gino Di Meglio

Gianluca Castagna | Ischia – Sono molti anni che Gino Di Meglio ragiona e lavora sulla materialità della fotografia. Sulle alchimie tra luce e materia che generano una simbiosi tra paesaggio reale e astrazione immaginaria dell’autore. Un processo creativo che è principalmente un pensiero di ricerca, dove lo scatto e la camera oscura hanno pari valore negli orizzonti del proprio sguardo.
Stampe alla gomma, lumenprint, chimigrammi. Sorta di ibridi a metà strada tra la fotografia e la pittura che guidano l’emozione verso ciò che non si può vedere. Tecniche creative ricercate, dai tempi lunghi (e laboriosi), che quasi protestano contro la facile fretta imposta dal digitale.
Una serie corposa di stampe realizzate in questi ultimi anni da Gino Di Meglio sono esposte fino al 9 gennaio, nella Chiesa dell’Immacolata al Castello Aragonese di Ischia Ponte. Sabato l’inaugurazione della mostra “ALTERazioni”, in cui l’avvocato con la passione della fotografia ci conduce con mano gentile in una dimensione immaginifica, nello scorrere (faticoso, ardito, malinconico) del tempo, in un racconto anche sensoriale dove “l’alterazione” stimola il visitatore a una maggiore sensibilità verso se stesso e il proprio universo emotivo.
Cinquanta scatti che danno corpo a un percorso virtuale che, da un lato, trascina “dentro” i luoghi dell’intimità affettiva e culturale dell’autore (in particolare le gomme realizzate su forme architettoniche) e, dall’altro, restituisce all’esterno i segni e il respiro del suo mondo interiore.

Com’è nato il progetto di questa mostra al Castello Aragonese, una sintesi, chissà quanto esaustiva, del tuo lungo lavoro di ricerca e sperimentazione sulle tecniche alternative di stampa?
Dopo la mostra al Mart di Rovereto, il museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto che ha ospitato una personale di gomme bicromatate, mi è venuta voglia di misurarmi con qualcosa di simile anche sulla mia isola, come spesso accade quando torno da un’esperienza ricca di stimoli e gratificazioni. Così ho cominciato a sperimentare le tecniche dei chimigrammi e delle lumenprint. In occasione di una mia visita sul Castello, ho avuto modo di parlare con Cristina e Nicola Mattera dei miei lavori più recenti. Hanno visionato le fotografie, ne sono rimasti entusiasti e così abbiamo deciso di organizzare una mostra personale approfittando delle feste natalizie. Avevo già esposto al Castello 17 anni fa, “ALTERazioni” è un graditissimo ritorno.
La mostra presenta tre serie di fotografie molto diverse per presupposti di ricerca tecnica, esigenze espressive ed esiti formali. Della Gomma abbiamo parlato più volte. Le altre due?
Le lumen print sono delle stampe realizzate con un’antica tecnica fotografica per contatto: fiori e piante, soggetti da me prediletti, vengono disposti in camera oscura su fogli di carta fotosensibile ed esposti alla luce esterna: sarà poi l’esposizione alla luce del sole a trasferire una traccia sulla carta. Immagini molto poetiche, delicate, quasi oniriche. I chimigrammi derivano da una tecnica molto diversa e mi appassionano perché lasciano uno spazio immenso alla fantasia e alla creatività. Puoi realizzare quello che vuoi. Ovviamente, essendo una tecnica artigianale, c’è bisogno di conoscere bene gli strumenti che si impiegano. Fare molta pratica è indispensabile, i primi chimigrammi erano inguardabili, oggi sono invece molto soddisfatto. Il risultato è in parte legato alla casualità, sulla quale però l’operatore può intervenire. Diciamo pure una casualità “controllata”.

ALTERazioni, quindi modifiche della realtà. Cos’è che non ti piace, tanto da volerla alterare?
Da pigro, mi muovo molto poco. Fotografo quasi sempre sull’isola, un posto che adoro. Negli anni però, assistiamo tutti al degrado, malgrado conservi ancora spunti meravigliosi che cerco, soprattutto attraverso la tecniche della gomma, di astrarre da un contesto spesso avvilente. Occorre un occhio sempre più allenato: mentre prima erano certi scorci o elementi di fascino a imporsi allo sguardo, adesso siamo noi a doverli cercare. Sento il bisogno di riacquistare la consapevolezza di vivere un posto che andrebbe maggiormente preservato e migliorato.
Ferma restando la libertà di sguardo di ciascuno, cosa vorresti che le tue immagini restituissero ai visitatori della mostra, e agli ischitani in particolare?
L’opportunità di entrare in un’altra dimensione, come in un sogno ad occhi aperti. Una visione onirica staccata dalla realtà. Cristina e Nicola sono stati determinanti per la selezione delle fotografie, in un primo tempo molto più numerose. Insieme abbiamo deciso di accompagnare la visione delle stampe alla musica di Anouar Brahem, un bravissimo compositore tunisino, suonatore di oud, il liuto mediorientale. L’attenzione del visitatore non viene distratta dalla musica, ma ne esce arricchita, potenziata. Un viaggio in un mondo in parte astratto, in parte reale, in parte alterato dal mio sguardo e dalle mie mani. E’ l’aspetto che mi piacerebbe cogliesse ogni visitatore.

In questa ricerca cosa rappresenta la variabile continua data dalla luce?
E’ una protagonista della mie foto. Le lumen, del resto, si fanno col sole. Quando non c’è, non posso realizzarle. Le immagini in lumenprint le ho realizzate tutte in agosto, sfruttando la luce accecante del sole.
Cosa è più temibile per te, la noia o l’immagine convenzionale?
Temo molto l’immagine convenzionale. La noia puoi combatterla distraendoti. Raramente mi annoio, non ne vengo afflitto. Quando sento che sta per arrivare, corro in camera oscura a sperimentare, e mi sottraggo così a questa condizione. Contro l’immagine convenzionale, invece, c’è ben poco da fare.
Fotografi da moltissimo tempo: com’è cambiato il tuo sguardo e cosa invece è rimasto immutato?
Ho iniziato a 17 anni. Il mio sguardo è cambiato moltissimo, anche se mi accorgo che alcuni temi si ripropongono ciclicamente. Le Forme, progetto che in passato ho affrontato con la gomma bicromatata, mi hanno sempre interessato, ho iniziato a fotografarle agli albori delle mia passione. Oggi osservo le cose con occhio più critico e consapevole. Una volta in un frame entravano anche elementi di disturbo, cose di cui non mi ero reso conto e di cui mi accorgevo solo in fase di stampa. Adesso faccio molta più attenzione a eliminare già in fase di scatto, quindi la mia fotografia è sempre più caratterizzata da un maggiore rigore formale. Dalla pulizia e dall’eleganza dello scatto.

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Mai ceduto all’esigenza di una fotografia più narrativa?
La street photography non mi ha mai appassionato.
La qualità di cui vai più fiero.
Forse il volere comprendere appieno gli strumenti tecnici che ho a disposizione. La voglia di conoscenza. Come funziona quel chimico, che effetto produce quella soluzione. Solo comprendendo bene quello che hai, riesci a realizzare ciò che hai in mente. Dio è nei particolari. E i particolari fanno la differenza tra una foto dozzinale e una foto emozionante. Perché questo è il fine ultimo della mia lunga ricerca, anche sulle tecniche di stampa: emozionare.
Le foto a cui sei più legato.
Sono tante. Alcune di Jeanloup Sieff, ad esempio. Certi scatti di Edward Weston rappresentano per me capolavori assoluti. Delle mie foto sono legato in particolare a una scatto realizzato molto tempo fa, fuori al bar Calise di Ischia. Un’immagine in notturna, la strada deserta e una Vespa. E’ una foto ricca di fascino e atmosfera, chiaramente legata a un periodo preciso della mia vita.
Lontano dalla politica attiva è più facile coltivare l’amore per la propria terra o avviene il contrario?
Non riesco a stare così lontano dalla politica, perché mi appassiona da sempre. La questione è che il successo, in politica, non deriva solo dalle tue capacità, dalla caparbietà che ci metti, ma anche dagli altri. In politica sono stato sfortunato, non avendo potuto proseguire quello che avrei voluto. Quando mi sono presentato alle elezioni per il sindaco di Ischia, ho perso per un solo voto. Da lì in poi non sono più riuscito a ottenere un consenso tale che mi permettesse di rappresentare l’elettorato nell’ambito di un consesso amministrativo. Ad ogni modo, la politica va di pari passo con l’amore che io ho per la mia isola, una dimensione nella quale cerco periodicamente di ritornare. A breve, ad esempio, mi impegnerò per il referendum per l’istituzione del Comune unico. E’ una battaglia in cui credo molto perché rappresenterebbe una spinta propulsiva a uscire da una situazione di stagnazione amministrativa che non permette all’isola d’Ischia di crescere come meriterebbe. La politica, come vedi, continua ad appassionarmi al pari di altre cose che faccio.
Cos’è per te la bellezza?
Un’ossessione. La ricerco sempre, anche negli scatti.
E il silenzio?
Un compagno indispensabile. Per realizzare un chimigramma tra i più laboriosi ho impiegato anche 5 ore sperimentando acidi, soluzioni, tempi…un lavoro minuziosissimo eseguito nell’assoluto silenzio. Il momento creativo in camera oscura è fantastico, il silenzio mi consente di concentrarmi. Non ascolto musica, nemmeno a bassissimo volume. Magari lo faccio dopo, a stampa finita. Ma prima, è il silenzio l’alleato più vantaggioso.

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